Tutti felici tranne Baggio
Tutti felici tranne Baggio Il pareggio di Brema rida fiducia (e parola) alla Fiorentina Tutti felici tranne Baggio «Resto zitto, sarei sempre frainteso» PISA DAL NOSTRO INVIATO Roberto Baggio chiede di continuare il silenzio stampa, interrotto invece dagli altri giocatori della Fiorentina con la clausola che si parli unicamente delle partite appena giocate o di quelle da disputare. Neppure la gara di Brema, ultima impresa viola in Coppa, le sblocca. «Non è il momento, tutto quello che direi potrebbe essere male interpretato», ha confidato sbarcando in Italia. In aereo, mentre Graziani elogiava la sua prova sia dal punto di vista tecnico che sotto il profilo della generosità, il piccolo vicentino si è ripassato il film di parole spese per lui. Flavio Pontello: «Se insisti con le tue pretese sarai libero di andartene». Avvocato Chiusano: «Non costringiamo nessuno a venire alla Juve, se non vuole peggio per lui». Il peso di una decisione difficile è calato come un macigno sulle spalle del ventiquattrenne campione. Puntare i piedi e restare a Firenze, come da contratto, fino al '91, spuntando magari un ritocco all'ingaggio? Venire a patti con la politica sparagnina del Conte in cambio di un rinnovo di contratto che eviti alla Fiorentina di trovarselo svincolato l'anno prossimo? Oppure voltare la faccia alla società che l'ha prelevato minorenne dal Vicenza, l'ha portato alla ribalta del calcio italiano, l'ha curato e coccolato? I tifosi lo adorano. E il ds Previdi, spronato dal conte Flavio Pontello, farà di tutto in questi giorni per trovare una soluzione che eviti il traumatico divorzio per una piazza sempre in fermento. I compagni leggono negli occhi di Baggio la tensione salire. La Juve attende gli eventi, senza forzare la mano, come è nel suo stile, forte però di un preciso patto tra l'Avvocato Agnelli e il Conte Pontello. In attesa che Baggio sciolga le riserve, magari riacquistando anche il dono della parola retaggio di tutti gli uomini, Graziani non si sente promosso alla finale di Coppa Uefa («a Perugia si riparte alla pari, fiftyfifty, Pin è stato bravo ma quel Riedle è rapido, veloce e colpisce bene di testa, con grinta»), ma spende frasi di elogio per tutti. Da Landucci «che non ha assolutamente colpe per lo sfortunato episodio dell'autogol» a Nappi «scattante e generoso, mi ricorda il danese Simonsen del Borussia». Il bomber di Coppa, reti decisive ad Auxerre e anche a Brema se non fosse venuta la frittata finale, vive la sua rivincita: «Su chi non ha creduto nelle mie qualità. Mi era rimasto l'amaro in bocca quando venni via dal Genoa senza una giustificazione, dopo aver contribuito con otto reti alla promozione in A». E Graziani, dopo aver dato una lezione di stile a Rehhagel tecnico del Werder Brema («Ci ha dato dei catenacciari, ma co¬ sa doveva fare la mia squadra se era attaccata?»), si avvicina con un pizzico di esperienza in più alla sfida con Radice, «l'allenatore a cui devo tutto, che mi ha insegnato a crescere». «La nostra preoccupazione principale resta il campionato, ma non chiedetemi dove e quando conquisteremo i cinque punti utili a salvarci. Certamente in casa con Verona e Atalanta bisognerà cercar di fare bottino pieno». Il maestro Radice e l'amico Conti stiano attenti, Graziani quest'anno ha già battuto due volte la Roma nel campionato allievi. Franco Battolato
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