Di nuovo come Totò Senza casa, cerca casa

Di nuovo come Totò Senza casa, cerca casa PERSONE Di nuovo come Totò Senza casa, cerca casa CCOCI qui: senza casa, di nuovo. Certo,, oltre il sessanta per cento delle famiglie italiane sono proprietarie della casa dove abitano, molte hanno anche la seconda o la terza casa: ma gli altri? L'altro (quasi) Quaranta per cento? Graziella Antonelli, una signora romana, vedova, madre d'un ragazzo malato della sindrome di Dawn, manda una lettera tragica, malscritta per l'urgenza della disperazione, gonfia di certificati a garanzia di sincerità, buonafede, onestà: offre in vendita una cornea («chissà quanti infelici che possono permetterselo sarebbero strafelici di vedere, sia pure con un solo occhio!») perché è stata sfrattata, ha di continuo l'ufficiale giudiziario alla porta, non vede alternative, «non so a quale altro santo votarmi». Sfrattata, impossibilitata a pagare gli affitti altissimi che a Roma hanno già abolito nei fatti ogni residuo d'equo canone, un'impiegato che gua dagna poco più d'un milione al mese s'è impegnala a versare per dicci anni settecentomila lire mensili, più i risparmi di tutta la vita, per comprare a centoquaranta milioni quarantacinque metri quadrati nella più remota periferia. Sfrattalo, un docente universitario è da mesi preda d'una nevrosi ossessiva: come potrebbe pagare, col suo stipendio, un milione e ottocentomila lire, due milioni d'affilio al mese? E dove metterebbe altrimenti, in un monolocale, tutti t libri preziosi della biblioteca raccolta durante quarant'anni? Dovrebbe venderli come carta da macero, disfarsene, bui tarli? Senza tetto non sono soltanto gli immigrati stranieri ammucchiati nei camper e nelle baracche, oppure occupanti di notte i vagoni ferroviari vuoti. La casa che non si trova provoca tragedie, porta al suicidio i pensionali, obbliga i ragazzi e le giovani coppie sposate a restare a vivere coi genitori, cambia il costume, gli stati d'animo, il modo di vivere: eserciti di sfrattati non pensano ad altro, pattuglie di sfruttatori nt approfittano; i procedimenti giudi| ziari si moltiplicano, le vite si mutilano, i rapporti s'incarogniscono; i prezzi d'affitto e d acquisto delle case sono talmente assurdi da sembrare scherzi di cattivo genere. E' un'esperienza che forse non si sarebbe immaginato di dover fare: o rifare. E' un tipo d'angoscia che pareva legata alla guerra, alle distruzioni urbane belliche: ma allora c'era una ragione se il problema della casa devastava l'esistenza, popolava anche vignette umoristiche, film, canzoni. Signorilmente, Wanda Osiris cantava nella rivista «La donna e il diavolo»- «Io sogno un nido tutto rosa / un nido di felicità». Steno e Monicclli dirigevano «Totò cerca casa». Con Totò e famiglia costretti ad abitare in un'aula scolastica: nel «Bidone» di Pedini i protagonisti consumavano piccole truffe crudeli ai danni dei senzatetto baraccati in periferia, che il miraggio splendente d'avere una casa rendeva sprovveduti, jJTonti a cadere in trajj pola Famiglie operaie cominciavano a togliersi ogni lira o a mangiare solo polenta per arrivare a pagare il mutuo mensile di cooperativa: sarebbero andate avanti per venticinque, trenta, trentotto anni Aitalo, gran disegnalo re più grottesco che comico, era il Daumier. t'Hogarth del la convivenza coatta all'ila liana, detta «coabilazione* gente costretta a vivere uno sopra l'altro, una famiglia in un'unica stanza, tre famiglie in un solo appartamento, liti gi efferati, risse davanti alla porta del gabinetto sempre occupato. E adesso siamo di nuovo qui. senza casa come Totò. come nel tempo della guerra e del dopoguerra. Guerre non ne abbiamo combattute, negli ultimi quarantacinque anni: ma abbiamo perso lo stesso. UvttaTomabuoni od

Persone citate: Daumier, Graziella Antonelli, Pedini, Wanda Osiris

Luoghi citati: Roma