«Droga: non è vero che scompare il carcere» di Liliana Madeo
«Droga: non è vero che scompare il carcere» L'esame della legge a rilento, oggi il vertice che dovrebbe mettere d'accordo la maggioranza «Droga: non è vero che scompare il carcere» Casini (de): ma il nuovo testo punta di più alla prevenzione ROMA. I famosi emendamenti al testo antidroga che dovrebbero pacificare i de dissidenti e ricompattare la maggioranza, sono finalmente pronti. Li hanno scritti i funzionari degli uffici legislativi dei ministeri Giustizia e Affari Sociali, dopo un lavoro che non dev'essere stato facile avendo essi dovuto conciliare esigenze politiche con correttezza giuridica. Oggi, in un vertice di maggioranza, • il documento verrà presentato: «Ma problemi sulla sua approvazione non ci sono» anticipa il capogruppo de Scotti. «Alcuni punti sono sospesi, però toccano problemi non sostanziali: che fare con i tossicodipendenti stranieri e la proposta Goria di far lavorare il tossicodipendente almeno un giorno a settimana per scopi sociali», dice Castiglione, psi, sottosegretario alla Giustizia e relatore di maggioranza. Le notizie imprecise che cir- colavano su questi emendamenti hanno alimentato nervosismo e proteste, mentre il dibattito sugli emendamenti si trascinava con una lentezza esasperante (appena una ventina, relativi al primo articolo, affrontati durante tutto il giorno) tanto che - si è calcolato per arrivare a discutere i quasi 800 emendamenti finora presentati ci vorranno 350 ore. Le differenze rispetto al provvedimento approvato dai senatori ieri si sono meglio definite. «Non è vero che scompare il carcere. Ma si accentua lo sforzo per privilegiare la prevenzione e il trattamento terapeutico» ha spiegato Casini, de, relatore di maggioranza. Adesso, se uno viene trovato in possesso di sostanze stupefacenti, la legge prevede che per due volte venga portato davanti al prefetto. Se si tratta di droghe leggere, viene ammonito. Nel caso di droghe pesanti, il prefetto prende nei suoi confronti alcuni provvedimenti (ritiro della patente, del passaporto, del porto d'armi) che vengono sospesi se il soggetto accetta di sottoporsi a terapia e tutto viene archiviato se le prescrizioni sono eseguite. E nel caso del consumatore occasionale, che non ha interesse a entrare in comunità terapeutica? «Sta qualche mese senza patente. Pazienza. E' il male minore, rispetto al vero tossicodipendente. E' un modo per dissuadere chi si avvicina alla droga con leggerezza», ha replicato Castiglione. Dopo le prime due volte, e se le terapie sono state interrotte, il soggetto viene portato davanti al pretore che lo invita a sottoporsi a terapia, poi - con decreto motivato (che si può impugnare fino in Cassazione, ma che non viene sospeso se impugnato) - dispone per lui una serie di misure (come divieto di allontanarsi dal Comune di residenza, obbligo di rientrare a casa a una certa ora, divieto di frequentare determinati luoghi). Queste sanzioni, definite «mirate, modulate, afflittive», sono state un vero rompicapo per i giuristi dei ministeri perché non rientrano in nessuna tipologia delle misure punitive contemplate dal codice. «Il problema - ha ricordato Castiglione - è che la de non voleva che il pretore emettesse sentenza. Così è stata trovata la soluzione del decreto, e figure sanzionatorie di nuova definizione». Ma il soggetto può non rispettare queste disposizioni, allora il pretore apre un regolare procedimento penale, che si conclude con sentenza e nuova sanzione: ammenda e tre mesi di carcere. Liliana Madeo
Persone citate: Casini, Castiglione, Goria
Luoghi citati: Roma
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