Decreto per l'importazione di infermieri di Maria Grazia Bruzzone

Decreto per l'importazione di infermieri Lo stanno preparando i ministri di Lavoro e Sanità, sì dei sindacati, perplesso il ministro Gaspari Decreto per l'importazione di infermieri Ne mancano 70 mila, arriveranno dai Paesi extracomunitari ROMA. Gli informimi che mancano in Italia potranno presto (.•sucre «importati» dai Paesi extra coni unitari, prima di tutto dall'Argentina, dov vivono milioni di nostri connazionali I contratti dureranno due anni, saranno rinnovabili t> seguiràn:>ii le norme del diritto privato Gii infermieri di importazione potranno lavorare sia negli ospedali, sia nelle Usi. sia in COSO il» cura convenzionati- Un decreto in questo senso, che renda operativo quanto è previsto dalla legge Martelli sull'immigrazione, e in preparazione presso gli uffici tecnici del ministero del Lavoro e della Sanità La pro|H»sta lanciala sabato scorso a 'l'orino da Donat-Cattin. durante il convegno sul lavoro negli Anni 90, non era dunque una boutadi-. Il ministro del Lavi-io ha già mandato telegrammi a tutte le Regioni, invitandole a comunicare al ministero il fabbisogno di infermieri sul proprio territorio. Il provvedimento non avrà pero vita facile. I ministri della Sanità e della Funzione Pubblica, occupali in questi giorni nella delicata trattativa per il nuovo contratto del personale ospedaliero, non sembrano entusiasti I)e Lorenzo prende le distanze «Per ora e un progetto allo studio - fa sapere attraverso il suo ufficio stampa -. Mi pronuncerò quando il decreto sarà pronto». Tiepido anche Remo Gaspari. «Donat-Caltin è un amico di grande valore: io sono meno immaginoso e penso che sia bene risolvere i problemi in Italia. Se non vado errato, abbiamo 2 milioni e mezzo di disoccupali per i quali dobbiamo fare il massimo sforzo per trovare un'occupazione degna». Più possibilisti appaiono i sindacali. Moreno Gori, segretario generale dei lavoratori ospedalieri della Cisl è a palazzo Vidoni per trattare il nuovo contratto della categoria: Dice. «All'ipotesi di importare infermieri non siamo pregiudizialmente contrari. Non siamo per Vapartheid: ma - aggiunge - bisognerà valutare se, alla luce dei risultati che contiamo di ottenere da questa trattativa, la domanda di lavoro in questo settore continuerà a mantenersi bassa». Che la carenza di infermieri sia ormai un fatto cronico non lo si può negare. Nel Paese, secondo il sindacato, mancano 70 mila infermieri e l'Italia, nell'Occidente industrializzato, non fa eccezione. New York ha scoperto solo qualche mese fa attraverso un massicio sciopero della categoria che su 30 mila operatori non medici della citta. 4 mila erano donne filippine. Mal pagalo, poco qualificato professionalmente e ancor meno riconosciuto socialmente, quello dell'infermiere è spesso un lavoro ingrato. Anche se la sua assistenza quotidiana per il malato è forse ancora più importante e delicata di quella del medico. E' di ieri la notizia della precettazione di infermieri decisa dai prefetto di Parma dove i 1150 camici bianchi dell'Ospedale Maggiore avevano sciope¬ rato in massa. La carenza di infermieri è più grave nel Centro-Nord e raggiunge le vette più alte nelle opulente province di Modena, Reggio Emilia e Parma, dove non c'è disocupazione. Le nuove condizioni professionali e retributive che il sindacato sta contrattando dovrebbero contribuire a nuovi reclutamenti. La possibilità di assumere infermieri dai Paesi extracomunitari è tuttavia prevista dalla stessa legge Martelli, che all'articolo 9 ipotizza che cittadini stranieri possano essere utilizzati in questa veste nell'ambito del servizio sanitario nazionale e invila i ministeri competenti a «fissare i contingenti necessari, Regione per Regione, stabilire i criteri di valutazione dei titoli di studio e della professionalità, le modalità retributive e assistenziali». Il decreto in preparazione definirà questi criteri e stabilirà anche i titoli di cui devono essere in possesso gli stranieri che intendano trasferirsi in Italia, nonché le modalità per ve¬ rificare le attitudini e la capacità professionale. La verifica dei titoli si baserà sulle norme che il ministero della Sanità da anni adotta per i diplomi acquisiti all'estero da cittadini italiani. La scelta di privilegiare la «via argentina» si collega anche al recente viaggio di Andreotti a Buenos Aires. In quell'occasione il presidente del Consiglio aveva firmato quattro protocolli d'accordo per una maggiore cooperazione fra i due Paesi. Uno di questi prevede l'integrazione del sistema ospedaliero italiano con quello argentino, con trasferimento di esperienze e tecnologia. In Argentina vivono milioni di cittadini di origine italiana che, o conoscono la nostra lingua, o hanno in ogni caso maggior attitudine ad apprenderla. Molti di loro, emigtrati quando l'Italia era povera, vorrebbero oggi rientrare in quella che è ormai considerata la quinta potenza economica mondiale. Maria Grazia Bruzzone

Persone citate: Andreotti, Donat-cattin, Gaspari, Moreno Gori, Remo Gaspari