Cappella Sistina, sotto i mutandoni niente

Cappella Sistina, sotto i mutandoni niente L'annuncio dopo il responso dei 54 esperti mondiali sul restauro del Giudizio Universale Cappella Sistina, sotto i mutandoni niente Le parti nascoste raschiate nel '500 dal censore di Michelangelo CITTA' DEL VATICANO. La grande decisione è stata presa: i «nudi» della Cappella Sistina, pudicamente coperti da Daniele da Volterra, non torneranno più come Michelangelo li aveva dipinti, in costume adamitico. L'annuncio, atteso e anticipato sottovoce dai responsabili già una decina di giorni fa, è stato proclamato ieri ufficialmente da Carlo Pietrangelo direttore dei Musei Vaticani, al termine di un convegno di 54 esperti chiamati a dare il loro parere sull'opera di restauro, e soprattutto su ciò che sarà necessario fare (un impianto di climatizzazione di avanguardia) per proteggere la Sistina dal suo peggior nemico, l'inquinamento atmosferico. I «braghettoni». come vengono chiamati a Roma popolarmente (le «velature» del linguaggio dotto), non saranno rimossi perché sotto non c'è più l'originale michelangiolesco. Daniele da Volterra, vestendo a metà del Cinquecento, dopo il Concilio di Trento e per ordine dei Papi, le pudenda di alcuni personaggi, non si limitò a coprire la pittura del Maestro: come ha spiegato Fabrizio Mancinelli, responsabile del restauro, «rimosse l'intonaco michelangiolesco, e ridipinse le figure, cambiando la posizione di San Biagio e vestendo la figura di Santa Caterina». Questa circostanza era nota da tempo, esistevano testimonianze scritte; ma gli esami compiuti durante il restauro hanno confermato la procedura seguita da Daniele da Volterra. Nei giorni scorsi 54 esperti di tutto il mondo hanno discusso a porte chiuse in Vaticano sui lavori compiuti, e sul restauro del Giudizio Universale, appena avviato: dovrebbe essere terminato nel '93. Perché un convegno proprio adesso? La mole dei dati raccolti in nove anni di lavoro, secondo il direttore dei Musei Vaticani, è tale che non è più «procrastinabile» la necessità di renderli noti (saranno raccolti in due volumi). «Essi sono così importanti da modificare molte delle idee che si avevano finora sulla pittura di questo grandissimo fra i maestri». L'equipe di restauro sta godendo un momento di quasi trionfo, tanto che il direttore dei Musei ha potuto dire: «Dobbiamo essere grati anche a quelli che hanno avanzato delle critiche sul restauro». Il Papa ha espresso la sua approvazione ai lavori, e la professoressa Kathleen Brandt dell'Università di New York ha detto che grazie alla pulitura «siamo in grado di capire, più che in qualsiasi altro dei secoli intercorsi quello che videro Giulio II e la sua corte». La patina (nerofumo, fiele di bue, cera d'api, paraffina, caseina, chiara d'uovo, destrina, gomma arabica e gomma di ciliegio) applicata da fatti casuali (le candele) e dalla mano dell'uomo, per ridare brillantezza ai dipinti oscurati, «avevano contribuito alla misteriosa tenebrosità» associata alla Sistina. Ora è il momento del «Giudizio». Tre fasi: studio preliminare («Ci aspetta un lungo periodo di esame» ha dettò Mancinelli), pulitura e riparazione dei danni. Per l'azzurro, dominante nel «Giudizio», Michelangelo fece uso di lapislazzuli, un minerale costosissimo che fornisce un blu molto brillante. «L'affresco è un buon affresco - ha detto il restauratore capo dei Musei Vaticani, Gianluigi Colalucci -. E' un affresco forte come quello della Volta, forse anche dì più. E' in buono stato, salvo che nella parte bassa, graffiata in certe zone. I colori sono limpidi». Marco Tosarti

Persone citate: Carlo Pietrangelo, Fabrizio Mancinelli, Gianluigi Colalucci, Kathleen Brandt, Mancinelli, Michelangelo Citta'

Luoghi citati: Roma, San Biagio, Trento, Volterra