Mondadori, è il giorno decisivo di Valeria Sacchi

Mondadori, è il giorno decisivo Faccia a faccia Berlusconi-De Benedetti per ridisegnare la mappa del potere a Segrate Mondadori, è il giorno decisivo Lo scontro arriva nelle tre assemblee pubbliche MILANO. I tentativi in extremis presso il tribunale di bloccare l'assemblea Mondadori di oggi sono andati a vuoto. Alle dieci di stamattina, dunque, gli attori di questa lotta editoriale si ritroveranno a Segrate, impegnati nella ennesima battaglia legale, su un terreno pubblico: quello di tre assemblee (straordinaria, ordinaria e speciale) che sono slittate a questo terzo appuntamento dopo che, sabato, Fininvest aveva chiesto un rinvio di tre giorni. Non sono stati giorni inattivi: Silvio Berlusconi e i suoi stretti collaboratori sono stati quasi tre ore in Mediobanca sabato scorso, e si dà per certo che domani pomeriggio Berlusconi tornerà nel santuario di Enrico Cuccia per sciogliere la riserva, ossia per dire se accetta fino in fondo i presupposti del piano che prevede la spartizione ben netta delle attività industriali del gruppo Mondadori tra lui e Carlo De Benedetti. Stamane, dunque, riaprono le assemblee nelle quali le vittorie saranno così ripartite: alla Cir la «straordinaria» con l'aumento di -capitale e ['«ordinaria» con i! nuovo consiglio Mondadori, a Berlusconi la «speciale» che congela (in attesa del verdetto del tribunale) le decisioni scaturite dalle due precedenti. Ma si terranno veramente, e fino in fondo, le assemblee di oggi? Non e certo. Non si può escludere che, in questo caso, i legali di De Benedetti, possano chiedere un ulteriore aggiornamento, o formulare nuove proposte. Anche se, francamente, non se ne comprende la ragione. E' vero che, sul fronte delle trattative qualcosa sembra muoversi, ma difficilmente la Cir può fidarsi dell'avversario finché non vedrà nero su bianco: Berlusconi non ha ancora dato la risposta decisiva. Perché dunque evitare di porre un nuovo ostacolo sul cammino del nemico Fininvest, come sarebbe appunto un aumento di capitale e la modifica di alcuni articoli dello statuto? O, per dirla in modo più semplice, perché Cir dovrebbe rinunciare «e mettere fieno in cascina»? E' evidente che, nel momento in cui si arrivasse a firmare un accordo, questo cancellerebbe automaticamente tutte le cause pendenti. A quel punto nulla impedirà a Fininvest, padrona ormai assoluta di Mondadori, di revocare l'operazione sul capitale e le modifiche allo statuto. Ieri, per conto della famiglia Formenton, l'avvocato Vincenzo Mariconda ha portato un nuovo documento al giudice Massimo Scuffi, quello stesso che, d'accordo con il custode delle azioni Renzo Polverini, aveva deciso che Polverini non dovesse presentarsi all'assemblea Mondadori, per non danneggiare la società: la presenza di Polverini, e la sua inevitabile astensione nel voto, avrebbero infatti vanificato l'approvazione di qualsiasi operazione sul capitale, necessaria al gruppo. Mariconda, dunque, nella sua memoria sostiene che l'aumento di capitale chiesto dalla Cir è illegittimo, e fa presente il danno derivato ai Formenton dalla astensione del custode Polverini in assemblea. Ricordiamo che, sempre oggi, si tiene presso Scuffi la prima udienza per la causa di convalida del sequestro delle azioni Amef dei Formenton e di azioni Mondadori della Cir, quelle appunto in mano a Polverini. Inoltre, è attesa la risposta alla domanda di sequestro dei titoli Espresso in mano a Mondadori, chiesta da Guido Rossi per conto di Carlo Caracciolo e Eugenio Scalfari. Tornando alla spartizione della Mondadori secondo lo schema elaborato da Mediobanca, l'unico che la Cir si è detta disposta ad accettare, esso prevede il passagio sotto il controllo di Cir (e degli alleati Caracciolo e Scalfari) di una società nella quale ci dovrebbe essere il 100 p'er cento di Repubblica, il 100 per cento di Finegil (12 quotidiani locali) e il 100 per cento dell'Espresso. Se da. parte di Cir e Fininvest verrà confermata la volontà di trattativa, la firma finale richiederà comunque qualche tempo. In vista del varo della legge sulle televisioni, approvata dalla Camera e che il Senato discuterà dopo le elezioni, nuovi pretendenti si affacciano per II Giornale di Montanelli. Si dà per certo che una offerta sia stata avanzata dal gruppo Ferruzzi del valore di 300 miliardi, il doppio del fatturato della testata. A proposito del Giornale bisogna ricordare che in caso di cessione Indro Montanelli ha un diritto di prelazione. Infatti nei mesi scorsi si era insistentemente parlato di una cordata vicina al direttore del quotidiano, e formata da industriali come Pietro Barilla e la famiglia proprietaria della De Agostini, i Borali, i quali sono già azionisti di minoranza del giornale. Valeria Sacchi

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