Il vino italiano cambia bandiera

Il vino italiano cambia bandiera Le multinazionali del settore spingono a fondo la caccia verso i nomi più prestigiosi Il vino italiano cambia bandiera Scendono i consumi e si investe sull'alta qualità TORINO. Ormai è chiaro. Il mondo del vino e dei grandi distillati è diventato campo di battaglia del capitale internazionale. I corridoi di cantine pluricentenarie, gli antichi castelli su cui il Gotha dei produttori inalbera, a fianco degli stemmi di famiglia, il nome di «crus» leggendari, non sono riusciti a tenerlo al riparo dalle lotte fra grandi «scalatori». Come una principessa dalla torre del castello il vino sta a guardare queste schiere di cavalieri, bianchi o neri che siano, contendersi il prestigio dei suoi più altisonanti casati. L'ultimo caso, emblematico, è quello della Ricasoli, la più antica casa vinicola italiana (data di fondazione 1141), di cui gli australiani si sono aggiudicati il controllo, acquistando oltre il 51% della holding inglese United wine producer, che, dal 1986, aveva acquistato le quote Ricasoli messe in vendita dalla Seagram's. Così sul castellò di Brolio a fianco del vessillo che fu del barone «di ferro» Bettino, sventola ora l'insegna della Hardy's. Un po' come dire che «Crocodile Dundee» è sbarcato nel Chianti. Ma quanto rendono questi passaggi di mano? A sentire Alien Sheppard, presidente della Grand Metropolitan, la sua società prevede per quest'anno un bilancio record, grazie ai guadagni della Pillsbury e della Burger King, due società che producono birra (altra grande protagonista di manovre finanziarie) acquistate, poco più di un anno fa, con un'operazione di take over del valore di oltre cinque miliardi di dollari. Daltronde, restando in casa «Grand Met», a dimostrare che il settore sia rovente bastano le cifre del più recente bilancio: 732 milioni di sterline di utile, pari al 27,3% in più del precedente. Che cosa possono fare, di fronte a queste raffiche di miliardi, le vecchie, storiche Case? Quello che, nel corso dei secoli, ha sempre dato forza alle aristocrazie: matrimoni. Un esempio? Quello delle «nozze» tra Rémy Martin e Cointreau, due aziende controllate dagli eredi dei rispettivi fondatori che, insieme, fatturano circa 1300 miliardi di lire. Tra i due gruppi esistevano già accordi nel campo della distribuzione, ma è indubbio che la recente fusione dà loro una dimensione ben più imponente. Rémy Martin ha una rete commerciale estesa su 13 Paesi e Cointreau porta in dote importanti alleanze con la britannica Grand Metropolitan e la Cinzano. Ed è proprio il direttore generale della Cinzano, Gianfranco Caci, a delineare il quadro generale di mercato in cui si svolgono scalate, fusioni e tutte le altre grandi manovre. «La via delle concentrazioni — spiega — crea naturalmente problemi di gigantismo, è indispensabile un parallelo ammodernamento delle strutture aziendali. Inol¬ tre ci sono i problemi finanziari relativi a questi accorpamenti: per far fronte a forti acquisti servono forti capitali, che non sempre ci sono». Le concentrazioni portano ad altri rischi ancora, i troppo frequenti passaggi di pacchetti tolgono stabilità ad un mercato dominato dalla tradizione; i continui cambiamenti creano problemi ai distributori che possono venirsi a trovare non in sintonia con la politica dei nuovi «padroni». Il grande gruppo inoltre deve, per alcuni prodotti, fare una «politica di nicchia», ossia specializzarsi in qualcosa di unico, con tutti i relativi problemi di credibilità, costi aziendali e sinergie. «Il futuro scenario di mercato — aggiunge il dottor Caci — comprenderà un calo dei consumi, ma, parallelamente, una crescita dei prodotti di qualità. Su tutto, complessivamente, faranno premio genuinità e naturalezza. La "caccia al marchio" finirà quando ci saranno portafogli-prodotto pieni e sinergie soddisfatte, il che avverrà tra breve. Poi si cominceranno a tagliare i rami secchi: una volta fatti i giochi i vari "giganti" rivenderanno i comparti che non sono previsti dalle loro strategie e che magari hanno comprato solo per battere sul tempo qualche concorrente, naturalmente guadagnandoci sostanziosamente». Vanni Cornerò

Persone citate: Alien Sheppard, Caci, Dundee, Gianfranco Caci, Pillsbury, Ricasoli, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Torino