Agnelli: non si può comandare in due

Agnelli: non si può comandare in due Il rapporto fra pubblico e privato nell'intervento del presidente della Fiat a Parma Agnelli: non si può comandare in due Ma Andreotti e Forlani replicano In politica non è come in azienda PARMA DAL NOSTRO INVIATO Almeno a parole sono tutti d'accordo, se seguiranno anche i fatti è da vedere. Imprenditori privati e politici si sono lasciati ieri, al termine del convegno di due giorni della Confindustria, con l'impegno a collaborare, a lavorare insieme, a evitare vecchie tensioni tra pubblico e privato. «Eravamo venuti qui non per far critiche ma proposte - chiude il presidente della Confindustria Sergio Pininfarina - non vogliamo polemiche e contrapposizioni: è il momento di un'intesa costruttiva». E lancia lo slogan: «Ci vogliono più stato e più mercato». • ' Dalla platea lunghi applausi. Anche il presidente del Consiglio Andreotti sente che c'è un'aria nuova, più distesa, concede alla Confindustria di guardare «le cose in modo più sereno rispetto ad altri tempi». Ma l'apertura del presidente del Consiglio non significa tirarsi' da parte e lasciare campo aperto ni privati nell'industria e nei servizi Andreotti cita il caso Enimont, dove Stalo e privati si contendono ferocemente il comando «Mi auguro che troveremo una soluzione. Ma voglio dire che anche nel diritto ecclesiastico questo matrimonio sarebbe nullo perchè un anno comanda un coniuge, e l'anno successivo un altro». Ma allora come possono andare d'accordo i due settori dell'economia italiana? Secondo il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, «la vera differenza fra pubblico e privato oggi, è che il privato inefficiente viene punito dal mercato, con emarginazione e fallimento, mentre il pubblico inefficiente viene difeso e talvolta premiato dalle risorse della collettività». E a ernesto proposito l'avvocato affronta il tema dei servizi, sul cui terreno «si definiscono i prezzi finali dei prodotti e la prontezza dei rapporti con il mercato». Per il presidente della Fiat l'Italia non potrà accruistare in Europa un posto in prima fila «con la moneta svalutata dei suoi servizi pubblici», che rischia di far pagare alle imprese un costo molto alto. Quindi è «anacronistico - aggiunge considerare i servizi collettivi come una prerogativa regia, e continuare a sottrarli agli effetti migliorativi della concorrenza». Bisogna dunque «ricercare strade nuove». Il presidente della Fiat offre la sua formula: «Esiste la possibilità di realizzare joint ventures tra pubblico e privato spiega - ma deve essere esclusa Ogni forma di compartecipazione nel potere decisionale». E aggiunge: «Siamo convinti che tra pubblico e privato, come tra privato e privato, sia possibile e utile mettere insieme risorse ed esperienze, ma non possono esserci confusioni e incertezze su chi debba avere la responsabilità della conduzione e chi quella del controllo: la gestione congiunta è la forma peggiore di accordo che si possa realizzare». A questo proposito Agnelli ricorda quando, all'inizio degli Anni Ottanta, la Fiat e la Ford non chiusero un importante accordo in Europa proprio su questo punto: «La Ford diceva che la Fiat voleva comandare, la Fiat diceva che voleva comandare la Ford». Nell'impresa, pubblica o privata, deve essere chiaro chi comanda. E Agnelli allarga questo concetto anche alla politica. Rivolto a Forlani, alle prese con la vivace dialettica delle correnti de, dice: «Signor segretario del partito le auguro di non dover dividere il potere». Andreotti non si lascia scappare l'occasione per una battuta: «Abbiamo sperimentato altri momenti in cui a comandare era uno solo, ma non penso che Agnelli si riferisse a questo». E Forlani aggiunge: «La politica non è come l'azienda: impone soluzioni di compromesso, di solidarietà». Certo finora i casi di integrazione pubblico-privato chiusi con successo non sono molti e proprio il caso Enimont é li a dimostrare che il rischio di rissa è sempre in agguato. Tocca a Gardini far ricorso alle immagini forti per sostenere la sua filosofia: «Sono pronto anche a soffrire (magari non come Attilio Regolo) perchè la chimica italiana possa vincere definitivamente le sue guerre puniche». Gardini ricorda al governo «di aver messo tutto il mio impegno, certamente perfettibile ma concreto, ci ho messo tutte le nostre risorse e le nostre tecnologie, credo che ne valga la pena». Tra tanti industriali privati è toccato al presidente dell'Iri, Nobili, difendere le parti dell'impresa pubblica ricordando che «la collaborazione è resa soprattutto possibile dal modello stesso delle Partecipazioni Statali, che prevede una frontiera mobile tra pubblico e privato; grazie ad essa gli enti possono realizzare alleanze strategiche e finanziarie, sostenere l'innovazione, uscire da settori ove la presenza statale non sia più rilevante per la crescita economica del Paese». Qual è il luogo del confronto, o scontro, tra pubblico e privato? De Benedetti non ha dubbi: «E' il mercato, l'infrastruttura più importante di cui .ha bisogno il sistema». Ma il presidente dell'Olivetti ritiene che in Italia molto deve essere fatto per creare e disciplinare un vero mercato. «Un mercato funziona se è trasparente, se si svolge sotto gli occhi di tutti; senza regole il mercato tende a sfuggire dalla piazza, dai luoghi dove c'è visibilità e opportunità per tutti». Rinaldo Gianola Raul Gardini e Giovanni Agnelli al convegno della Confindustria

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