Paul e Philip, due storie diverse a Berlino di Alessandra Pieracci

Paul e Philip, due storie diverse a Berlino Aperto con successo al Museo del Cinema di Torino il Festival «Da Sodoma a Hollywood» Paul e Philip, due storie diverse a Berlino Proposti «Corning Out» di Carow e il muto di Oswald del '19 TORINO. Con una vetrina campionaria di tutte le sezioni si è aperta giovedì sera la 5a edizione di «Da Sodoma a Hollywood», Festival internazionale di film con tematiche omosessuali. Il Massimo esaurito ha dimostrato ancora una volta l'interesse per una rassegna cresciuta nonostante gli ostacoli, una manifestazione che ha fatto conoscere al grande pubblico autori come Derek Jarman o Rosa von Praunheim e che oggi richiama critici e spettatori da tutto il mondo ma è ignorata da una parte degli amministratori torinesi, come ha ricordato l'assessore uscente alla Cultura Marzano rivolgendo dure critiche soprattutto a Regione e Provincia. • Il Festival propone una sezione medio-cortometraggi, una sezione lungometraggi, una retrospettiva completa di film di Jarman, un ciclo dedicato all'omosessualità nel cinema muto e, per gli eventi speciali, una scelta di film dell'Est europeo, compreso il «Victor Victoria» di Schùnzel del 1933 che ha ispirato il remake di Blake Edwards. Ha inaugurato il Festival, con un piccolo incidente comico dovuto alle impreviste didascalie in ucraino che hanno provocato 10 sconforto degli interpreti, «Anders als die Anderen» (Diverso dagli altri), diretto nel 1919 da Richard Oswald e interpretato da Conrad Veidt, diventato poi famoso con «Il gabinetto del dottor Caligari» e «Casablanca». Il lungometraggio fu prodotto contro l'articolo 175 del codice penale che in Germania metteva fuori legge gli atti omosessuali tra due uomini condannando i colpevoli a pene vergognose e alla pubblica esposizione come fuorilegge e provocando, di fatto, una serie di suicidi. A Berlino nacque un Comitato scientifico umanitario, diretto a un medico, 11 dottor Magnus Hirschfeld, che si batteva per l'abrogazione del¬ l'articolo e per la sensibilizzazione del pubblico. Il film, in cui compare lo stesso Hirschfeld nel ruolo del medico che tenta di convincere il protagonista della naturalezza dei suoi desideri, ha un tono propagandistico che però non toglie nulla alla sapiente geometria delle inquadrature e all'intensità drammatica della storia. «Diverso dagli altri», di cui resta solo una copia in seguito alla distruzione dei nazisti, racconta i turbamenti repressi nell'adolescenza, le terapie con l'ipnosi e poi l'omosessualità adulta di Paul, violinista di successo che, nei locali per soli uomini (o uomini soli) viene avvicinato con l'inganno da un ricattatore che lo perseguiterà per sempre, fino a provocarne il suicidio. Splendida l'intensità emaciata di Veidt. Dopo la parentesi storica, il Festival è entrato nel vivo del concorso con il cortometraggio un po' pretenzioso del neozelan- dese Mark Summerville «Singin Seas» (Mari che cantano) e il film vincitore dell'Orso d'argento a Berlino, «Corning out», (Venir fuori) di Heiner Carow, proiettato a Berlino Est proprio il giorno della caduta del muro. E' la storia di Philip, giovane insegnante che, fermamente deciso a difendere la propria «normalità», sconvolge tre vite: la propria, quella della sua compagna e quella di un giovane con cui ha avuto un folgorante incontro. Alla fine, però, decide di «venir fuori». Presenti in sala il protagonista Mathias Freihof e il regista Carow: «Il mio film è innanzitutto una storia d'amore - ha detto -. Ho lavorato partendo dal fatto che la maggioranza della gente non conosce^ i gay e per questo ha molti pregiudizi». A notte fonda è stato infine proposto «Sebastiane», primo film della personale di Jarman. Alessandra Pieracci

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