Adesso vogliono i pantaloncini di Gian Paolo Ormezzano
Adesso vogliono i pantaloncini COSÌ' PER SPORT Adesso vogliono i pantaloncini UNA volta c'erano le ragazze di Trieste, adesso ci sono quelle di Priolo, fatta l'Italia si stanno dunque facendo le italiane. Hanno vinto, nell'Enimont, la Coppa Campioni di basket, contro la Cska Mosca, l'Armata Rossa. Priolo in provincia di Siracusa ha 8000 abitanti, è un paese di neoindustria chimica. Gioca a Priolo la prima sovietica espatriata per ragioni cestistiche, la moscovita Kuznetsova, l'altra sera brava e cattiva contro le ex compagne. Forse mai al mondo c'è stato un confronto a priori così sproporzionato: Mosca ha sette milioni di abitanti. Senza la glasnost (trasparenza) gorbacioviana i sovietici avrebbero saputo dai loro giornalisti che Priolo è una città enorme, affollata di cestiste, dove la chimica anzi serve a fabbricare cestiste, coccolatissime, plastiche (nel senso che sono fatte di plastica), puzzolenti di petrolio. Così invece apprendono - si spera - una straordinaria realtà italiana,: quella di una Sicilia dove la ragazza che voleva i pantaloni è già antica, il suo libro è datato, adesso le ragazze vogliono i pantaloncini. Meglio così: per i sovietici e per le siciliane. INDOVINARE chi è quel calciatore, due anni fa colpito da improvvisa notorietà, recentemente sospeso dal suo club per grave atto di indisciplina, che avendo deciso di intellettualizzarsi un poco, si diede al cruciverba, e tutto fiero durante un viaggio annunciò ai compagni che ce l'aveva fatta a trovare la parola di quattro lettere per «è bianca a Washington». Aveva scritto: «neve». MORTO d'infarto Carlino Menicagli, direttore sportivo di squadre ciclistiche, un toscano simpatico e arruffato. Ha guidato fra gli altri Visentin! e Baronchelli. Aveva 64 anni, era uno di quelli cosiddetti all'antica, ma teneva bene anche nel mondacelo moderno. Aveva fatto per un po' il pugile, poi si era dedicato al ciclismo dei giovani. Aspettiamo che si ricordi di lui, ricordandolo agli altri, «Bici & Bike», il rotocalco televisivo di Rai3 che profuma di buon ciclismo, al punto che gli perdoniamo in un titolo di rubri- clisr doni ca un «Joung» al posto di «Young», e che ieri faceva vedere ragazzi felici di sudare in bicicletta, ingobbiti nella fatica, ragazzi che esistono ancora, anche se chissà dove si vanno a cacciare, non li vediamo mai. O non abbiamo più gli occhi giusti? ALLA gente che si domanda quante macchine per il movimentoterra ci sono in Italia, visto che ormai in ogni città almeno mille mostri sono in azione, e quanti lavorano in Italia intorno a quelle macchine - milioni certamente, ma quanti? -, alla gente che sta odiando Ciao che in molti cantieri stradali officia il caos con la sua presenza («si lavora per Italia '90»), e si lamenta per quella che chiama una maledizione, diciamo che in fondo, attraverso le strade spaccate ed anche quelle nostre cosine spaccate, abbiamo uno spaccato sensazionale dell'Italia. Chi l'avrebbe detto che siamo un popolo di lavoratori stradali, il paradiso dei lavori in corso, che possiamo, giocando sulla quantità, attaccare un qualsiasi nemico con i carri armati del movimento ; terra? Pellizza da Volpedo dovrebbe aggiungere una categoria di lavoratori al suo quadro, questi tizi che, di solito con giubbe arancione, scendono da mostri gialli e scavano buche. E per forza i lavori dovranno essere finiti in tempo, sennò costoro verranno scambiati per tifosi dell'Olanda e manganellati dalla polizia. PER caso abbiamo appreso di essere stati involontari complici in un crimine giornalistico, partecipando ad un dibattito dopo un documentario su efferatezze degli hooligans inglesi: ci avevano detto che quel ragazzo pestato era morto, e ci avevamo creduto. Non cambia niente di quanto abbiamo detto sulla violenza nel calcio (cioè che non sappiamo cosa dire), purtroppo non cambia niente anche di ciò che sapevamo di un certo sensazionalismo giornalistico. E forse non cambiamo neppure noi, che mica siamo sicuri di saperci fare furbi la prossima volta, al prossimo invito. Gian Paolo Ormezzano ■noj
Persone citate: Baronchelli, Kuznetsova, Pellizza, Priolo, Visentin
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