Guerra del Brenta, tre scomparsi: «Lupara bianca»

Guerra del Brenta, tre scomparsi: «Lupara bianca» Secondo la polizia è ricominciata la vendetta tra le bande venete della «Riviera» per il controllo di traffici criminali Guerra del Brenta, tre scomparsi: «Lupara bianca» Stupefacenti, riciclaggio di denaro sporco, turismo: diciotto morti dalV81 VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La polizia è convinta sia un triplice caso di «lupara bianca»: regolamento di conti e cadaveri fatti sparire. I familiari negano, dicono che i due fratelli, Maurizio e Massimo Rizzi, e il loro collaboratore Franco Padovan, sono fuori città. Due settimane fa, l'ultima volta che uno dei due fratelli era stato visto circolare per Venezia, aveva appena ottenuto un nuovo passaporto. L'ipotesi che la polizia fa è che si apprestasse a fuggire. Gli inquirenti si trovano insomma davanti a un caso già visto almeno altre due volte da sei anni a questa parte. In una provincia spaccata da una guerra di «famiglie» per il controllo dei traffici più disparati: dagli stupefacenti al riciclaggio del denaro sporco, al filone d'oro del turismo. Un paio di mesi fa, proprio in margine a questo filone, c'era stata un'esecuzione di puro stile mafioso: Giancarlo Millo, detto «il Marziano», un «intromettitore», freddato con due «rose» di pallini in pieno petto. La polizia aveva seguito varie piste, una delle quali portava ai fratelli Rizzi, perché ritenuti il punto di riferimento del giro d'affari dei motoscafi da turismo. Millo avrebbe interferito nel lavoro dei «veneziani» e per questo ci avrebbe rimesso la pelle; la «lupara bianca» potrebbe essere la risposta. Sarebbe dunque ricominciata la guerra della Riviera del Brenta: da tre anni pareva conclusa, erano cessate le numerose esecuzioni che dall'81 avevano costellato questo territorio fra le province di Venezia e di Padova. Storicamente terra di malavita, fin dai tempi delle bande che si dedicavano air abigeato, la Riviera aveva prodotto il pri¬ mo morto nel novembre 81 : Roberto Menin, pregiudicato di Dolo, trovato nella sua auto con la gola tagliata. La seconda esecuzione, un duplice omicidio, il giorno dopo: Cosimo Maldarella ed Eugenio Pagan, quest'ultimo legato ai cambisti del Casinò, a quei gruppi disposti a cambiare assegni ai giocatori a interessi da usura. Altro omicidio nel gennaio '82, vittima Gianni Barizza, di Vigonza: colpo alla nuca e cadavere gettato nel Brenta, forse il primo tentativo di «lupara bianca». Ma il corpo viene a galla due mesi più tardi. Un anno dopo, di giugno, un killer scova il gestore di un piano bar di Mestre, Ottavio Andrioli, che si era nascosto da settimane in una casa di Eraclea. E' in compagnia di alcuni amici: irrompe l'assassino e gii spara addosso tutto il caricatore. Poi, all'inizio dell'84, si scatena la serie più sanguinosa: sei vittime in sei mesi. A gennaio scompare Sandro Radetich, uno dei «magnifici sette» passati alla storia della mala per la cosiddetta «notte dei cambisti»: una spedizione punitiva finita con le teste rotte per mano di questo nucleo di giovanissimi che poi diventeranno i boss delle varie zone geografiche. Ebbene, Radetich viene prelevato da un'auto fuori da un bar, a Campolongo Maggiore, e da allora non se ne sa più nulla. A marzo vengono uccisi nelle loro case, in pochi giorni, Mario Bertocco a Pianiga, Gianni Cabbia a Fosso, Loris Benvegnù a Villatora, e Zeno Bertin, detto «Richitina», a Liettoli. Altri due morti arrivano a luglio, Pasquale Gobbi, ucciso a pistolettate, e Flavio Donolato, che muore in un inspiegabile incidente di moto: doveva testimoniare al processo per l'uccisione di Bertin. Una nuova serie di omicidi nell'86, con Paolo Bogo, veneziano, un altro dei «magnifici sette», ucciso con tre colpi di revolver, Stefano Carraro, detto «Sauna» e la sua compagna Fiammetta Gobbo, freddati nella loro villa alla periferia di Dolo, e poi Orlando Battistello, giustiziato a settembre a Campolongo Maggiore. La serie si conclude il primo maggio dell'87 con l'omicidio di Claudio Calore, a Fosso, sgozzato come Menin, il primo morto nella guerra della Riviera. Ma quest'anno già si erano avute le prime avvisaglie con la scomparsa di Ermes Bernardinello, prelevato nella sua casa di Legnaro a gennaio, proprio com'era capitato a Radetich sei anni prima. E poi, con l'uccisione del commercialista ferrarese Luciano Forlani, a Piove di Sacco, il capoluogo della Riviera, e con l'omicidio del «Marziano». Mario Lollo