I rabbini soffiano sul fuoco della crisi di F. A.
I rabbini soffiano sul fuoco della crisi ESRAELE Duri scontri nel «Giorno della terra» I rabbini soffiano sul fuoco della crisi TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Due milioni e trecentomila arabi residenti in Israele e nei territori occupati hanno indetto ieri, in occasione della «Giornata della terra», una serie di manifestazioni, scioperi, cortei e comizi per protestare contro l'espropriazione dei loro terreni e anche contro l'immigrazione degli ebrei russi. In occasione di questa ricorrenza, che ricorda i sanguinosi scontri del 1976 fra poliziotti e manifestanti arabi della Galilea, le autorità israeliane hanno imposto il coprifuoco a Gaza, lo stato di emergenza in Cisgiordania e dislocato migliaia di poliziotti a Gerusalemme Est e nelle principali località arabe del Paese. Ciò nonostante manifestazioni nazionaliste filo-Olp sono degenerate in violenti scontri di piazza a Taibeh ed Arabe, nella bassa Galilea, e a Rahat, nel Negev. In Cisgiordania, la popolazione ha osservato compatta uno sciopero generale indetto dal comando unificato della rivolta e dal movimento fondamentalista Hamas. Gli incidenti più gravi sono avvenuti a Kafr Malik, la roccaforte della sinistra palestinese presso Ramallah, dove un giovane di diciassette anni è stato ucciso da soldati mentre, secondo la versione ufficiale, «cercava di sottrarsi al fermo». La «Giornata della terra» è coincisa con l'apertura del processo, al tribunale militare di Tel Aviv, contro il colonnello Yehuda Meir, ex comandante della zona di Nablus. E' accusato di aver ordinato, nel gennaio 1988, la sistematica rottura di braccia e gambe dei palestinesi sospettati di aver preso parte a disordini. Alla seduta di apertura un tenente dei paracadutisti ha detto di aver perso in un'occasione il controllo dei suoi soldati che bastonarono otto palestinesi del villaggio di Beita «fino a quando i manganelli si spezzarono» per poi abbandonarli feriti e svenuti sul terreno. lì colonnello Meir ha sostenuto di aver agito in conformità agli ordini ricevuti dai superiori diretti e dal governo. Ha preannunciato poi l'intenzione di chiedere che l'ex ministro della Difesa Yiczhak Rabin e il capo di Stato Maggiore generale Dan Shomron siano invitati a deporre. Nel frattempo, in Israele si fa sempre più grave il vuoto di po¬ tere: ilprimo ministro incaricato Shimon Peres, nonostante caparbi sforzi, non è ancora riuscito a formare un governo «di pace» con una sia pur minima maggioranza in Parlamento. Nei giorni scorsi è riuscito invece a screditarsi gravemente di fronte all'opinione pubblica in due occasioni: quando, dimenticando convenientemente l'anatema ai laburisti lanciato dal rabbino ultra-ortodosso Eliezer Shach, ha votato in Parlamento per lo stanziamento speciale di 110 milioni di dollari a una lunga lista di istituti religiosi nella tenue speranza di ottenere i favori politici di due partiti confessionali; e quando ha offerto al ministro Yitzhak Modai, che nei mesi scorsi ha criticato «l'arrendevolezza» di Yitzhak Shamir di fronte alla diplomazia statunitense, di entrare nel suo governo assieme a quattro deputati della fazione liberale, transfughi del likud. Per una volta «l'uomo della strada», che invia lettere ai giornali o telefona alle stazioni radio, e i principali commentatori politici sono concordi nel decretare che in questi giorni la classe politica israeliana tocca nuove vette di cinismo e di opportunismo. L'uomo politico medio viene descritto come chi sia disposto a rinunciare a qualsiasi principio (eccetto la chiusura all'Olp) in cambio di effimeri vantaggi. «Il nostro sistema politico — ha detto Rabin al quotidiano laburista Davar — è ormai vicino al fallimento». Nella stessa società israeliana le dure parole pronunciate all'inizio della settimana dal rabbino Shach di fronte a dodicimila sostenitori riunitisi in uno stadio, hanno provocato reazioni parossistiche. Commentando la tesi di Shach secondo cui i membri dei kibbutz possono dirsi a malapena ebrei in quanto non osservano la santità del sabato né il digiuno del kippur, un articolista del quotidiano «Hadashot» ha invitato l'anziano rabbino a mettersi sull'attenti di fronte a quanti hanno dissodato il deserto con il Sudore della loro fronte e versato il sangue per la patria. «Tu non sei altro che una pulce e un parassita», ha detto al leader spirituale degli ebrei ultra-ortodossi. Il quotidiano «Ma'ariv» ha allora commentato addolorato: «ri ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels non si sarebbe espresso diversamente», [f. a.]
Luoghi citati: Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est, Israele, Kafr Malik, Tel Aviv
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