Benzina più cara, aumenti per acqua e Fs di Stefano Lepri

Benzina più cara, aumenti per acqua e Fs Dopo il vertice dei cinque segretari, le prime ipotesi del governo per far quadrare i conti dello Stato Benzina più cara, aumenti per acqua e Fs La legge finanziaria ko: il «buco» va oltre i 15 mila miliardi ROMA. E' il rincaro della benzina, in misura ancora da definire, l'ingrediente segreto e principale della «stangata» che si prepara per l'indomani delle elezioni amministrative. Ai cinque segretari di partito, ieri il presidente del Consiglio ha fornito tutte le ultime cifre sui conti dello Stato, che sono molto brutte; e tutti i segretari hanno concordato che occorrerà, dopo il voto del 6 maggio, provvedere. Assumendo l'incarico, Giulio Andreotti si era posto l'obiettivo di non imitare De Mita: la legge finanziaria '90 doveva bastare una volta per tutte, e non costringere ad affannose rincorse con ulteriori torchiature fiscali durante l'anno. Non è stato così. Anzi la falla da tappare è più grande di quanto indicato due settimane fa dal ministro del Tesoro Guido Carli nella sua relazione al Parlamento (15.000 miliardi). Ad appena tre mesi dall'inizio dell'anno, si può già dire che la legge finanziaria '90 ha fallito il suo obiettivo. «Occorre fronteggiare questo ulteriore sbandamento dei conti pubblici» dichiara il segretario del psi Bettino Craxi, mentre il leader del pri Giorgio La Malfa riconosce ad Andreotti di aver esposto la" situazione «con molta lealtà», senza reticenze. In aggiunta al conteggio di Carli, che si fondava soprattutto su 7000 miliardi in più da pagare sui debiti per il rialzo dei tassi di interesse, c'è il timore che le entrate fiscali non raggiungano l'obiettivo (5000 miliardi in meno); e c'è da compensare l'effetto della imminente riduzione dell'imposta sui depositi bancari (2000); ci sono i presagi di sfondamento dei limiti di spesa che vengono dalla sanità e dalla previdenza. I ministri economici sono già al lavoro da qualche giorno su un progetto di interventi «fiscali e tariffari». Ieri ovviamente i segretari di partito non ne hanno discusso in dettaglio; Andreotti si è limitato ad annunciare che tra la lunga lista di aumenti di tariffe pubbliche (dall'acqua alle ferrovie) e di imposte sui consumi, il posto d'onore lo avranno i prodotti petroliferi. La tassazione dei guadagni di capitale in Borsa per ora non si farà. Gli aumenti dell'Iva verranno tenuti in serbo per l'anno prossimo. La stangata di giugno centrata sulla-benzina dovrebbe accompagnarsi, salvo crisi di governo, all'inizio della manovra economica per il '91. L'anticipo delle leggi collegate alla legge finanziaria dell'anno prossimo servirebbe a evitare i ritardi di quest'anno. Un aiuto lo darà il tradizionale espediente di rinviare spese all'anno successivo. Sarà così per una serie di investi¬ menti pubblici, con il blocco di leggi e di fondi previsti dalla finanziaria. Ma anche il pagamento dei rinnovi contrattuali appena conclusi o ancora da concludere per i pubblici dipendenti dovrebbe slittare verso il '91, per circa quattromila miliardi. Per l'immediato, i segretari di partito sono stati d'accordo nel ritenere urgente l'approvazione della riforma delle unità sanitarie locali; ma nei pochi giorni di lavoro parlamentare che restano prima del 6 maggio si farà in tempo solo a sbloccarla, non ad approvarla. Forse occorreranno anche provvedimenti per frenare i crescenti abusi delle esenzioni dal ticket. Sulle privatizzazioni, sollecitate da liberali e repubblicani, a parole c'è l'accordo ma il percorso non si presenta molto spedito: Andreotti formerà un comitato di quattro ministri per stabilirne i criteri e programmarne l'attuazione. Per la casa, il ministro dei Lavori pubblici Giovanni Prandini garantisce che la concordia ritrovata farà sì che entro 15 giorni il Senato cominci a discutere la riforma dell'equo canone; ma impegni collettivi sui tempi non ce ne sono. I cinque segretari smentiscono recisamente di aver parlato di nomine negli enti pubblici. Stefano Lepri Giulio Andreotti con Arnaldo Forlani e Giorgio La Malfa al vertice di ieri

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