Ma è Muller il vero vincitore di Wembley di Curzio Maltese

Ma è Muller il vero vincitore di Wembley Dopo la sconfìtta contro gli inglesi Lazaroni medita di promuovere il granata a titolare del Brasile Ma è Muller il vero vincitore di Wembley Intanto laJuve dribbla i mercanti e punta sullo stopper Walker LONDRA DAL NOSTRO INVIATO «Il Brasile s'è venduto l'anima al diavolo per nulla», commentava sconsolato a bassa voce il radiocronista di San Paolo. Una voce fuori dal coro, nella notte di Wembley, mentre gli altri inviati di radio e tv brasiliane urlavano nei microfoni tutta la loro rabbia per il «furto inglese». Furto non è una parola troppo grossa per definire la vittoria minima ( 1 -0 di Lineker) dell'Inghilterra sulla squadra di Lazaroni. Gli stessi giornali inglesi ammettono il clamoroso errore dell'arbitro tedesco orientale Peschel, che non ha visto le braccia di Pearce togliere di porta il pallone lanciato da Muller al 67'. Sarebbe stato l'I1. Un pareggio strameritato, dice David Miller del «Times», che aggiunge: «I brasiliani restano i maestri dello stile. Da sconfitti, ci hanno impartito una lezione di calcio». Il «furto di Wembley» non cambia dunque nulla. Il Brasile resta tra i favoriti per la vittoria mondiale. I bookmakers di Londra non hanno ritoccato la quota (4 a 1, come l'Italia). In fondo, la Selecao ha perso, per colpa di una papera del portiere Taffarel e di una svista arbitrale, la prima partita dopo una serie di 16 risultati utili (11 vittorie e 5 pareggi) tra coppa America, qualificazioni mondiali e amichevoli di lusso. E l'Inghilterra non ha fatto che confermare la tradizione di Wembley, dov'è imbattuta da 5 anni. Ma sotto la cenere di un'occasione bruciata ardono le perenni polemiche sudamericane. Mezzo Brasile, compresi personaggi del calibro di Zico e Socrates, si chiede ancora se valeva la pena di snaturare il gioco d'attacco che ha fatto innamorare il mondo per trovarsi alla vigilia del mondiale con una squadra capace di dominare ma non di vincere. Se ha senso «vendere l'anima al diavolo per nulla» o meglio in cambio d'una semplice promessa. Lazaroni rimane fedele alla linea. Nella lunga notte londinese ha sviscerato la partita davanti a microfoni e taccuini, fin quasi all'alba. «Siamo usciti da Wembley tra gli applausi — ha detto — avevo promesso al pubblico uno spettacolo di vero calcio brasiliano e così è stato, soprattutto all'inizio della gara e nella ripresa. In mezzo, c'è capitata qualche disavventura. Capita. Ma non torno indietro. Anzi, andrò ancora più avanti sulla strada tracciata». Che significa l'ultima frase di Lazaroni? Che probabilmente dal Brasile «europeo» di Lazaroni verranno fatti fuori anche il libero Mauro Galvao e l'attaccante Bebeto, gli ultimi «brasiliani», cioè gli unici — tra i 13 schierati a Wembley — a non essere ancora emigrati nel vecchio continente. Guarda caso, anche i peggiori della serata, insieme al portiere Taffarel, pure «indigeno» ma in genere assai bravo. Mauro Galvao, il libero aggiunto, uomo-chiave del nuovo schema, è considerato tecnicamente eccelso ma lento, lezioso e assai scarso di testa. Al suo posto potrebbe venire impiegato Mozer, libero del Marsiglia, con l'inserimento del terzino Mazinho. Quanto a Bebeto, insopportabilmente codardo in area, è uscito a pezzi dal confronto indiretto con Muller. Il granata è oggi il miglior talento della scuola brasiliana. Quando è entrato in campo lui nel finale contro Italia, Olanda e soprattutto Inghilterra, la musica è cambiata e Careca si è rianimato. Non è un caso che il Napoli (rappresentato da Moggi) lo insegua, pur con la comprensibile paura di portarsi a casa, insieme al fuoriclasse, anche un compagno ideale di bisboccia per Maradona. A proposito di mercato. Nella nobile tribuna londinese s'è tenuto una specie di meeting dei nostri più quotati mercanti di piedi. Sogliano ha bloccato Lazaroni per il Bologna, segnando un punto a favore sulla concorrenza della Fiorentina. Ferretti del Torino è tornato convinto di aver fatto un ottimo affare riciclando l'ex bresciano Branco. Galigani del Pescara ha cercato di convincere Mazinho a rifiutare la corte della Samp, con scarso successo (il brasiliano: «Devo aver firmato qualcosa col Pescara, ma sono pezzi di carta...»). La Juventus, come sempre, ha invece agito nell'ombra e in solitario sull'altro fronte, quello inglese. Nel mirino bianconero c'è lo stopper del Nottingham Forest, Des Walker, 24 anni, 14 presenze in nazionale; autore tra l'altro dell'assist per Lineker dalla bandierina. Alto e feroce, sarebbe molto piaciuto a Boniperti. Come del resto tutti gli altri stranieri (i tedeschi Reuter e Hassler, lo svedese Nilsson) della «nuova» Juve. Curzio Maltese il Sulla strada giusta. Il Brasile, con Muller accanto a Careca, rende di più