Totò in Paradiso di Massimo Gramellini

Totò in Paradiso Totò in Paradiso «Finora la palla è stata rotonda spero che non diventi quadrata» BASILEA DAL NOSTRO INVIATO Inaugurata dall'Oscar di Peppuccio Tornatore, la settimana dei giovani siciliani si chiude con l'esordio in nazionale di Totò Schillaci. «Giocherà, e dal primo minuto», ha proclamato ieri mattina padre Azeglio Vicini, contravvenendo ai suoi modi fumosi e curiali per poi riprenderli subito dopo, quando si è trattato di dire, anzi di non dire, chi sarebbe stato il partner d'attacco della matricola juventina. Totò, lui, ha reagito alla notizia esibendo la consueta espressione funerea, tanto che qualcuno ha temuto per un attimo che la cosa non gli facesse piacere. «Scusate la faccia si è giustificato - ma è quella che è: non riesco a farla ridere mai, neppure adesso che scoppio di felicità». La piega imbronciata delle labbra si è infine spaccata per lasciar uscire una battuta da titolo, quelle che i giornalisti agognano e gli intervistati concedono con insopportabile parsimonia: «Con me, quest'anno, la palla è sempre stata rotonda: speriamo che non cominci a diventare quadrata proprio da domani». L'auspicio è che continui a sobbalzare più gaudiosa che mai, sospinta in fondo alla rete dagli svelti piedini di Totò, che porta in dote alla nazionale l'unico corredo che le mancava, come ammette quell'anima candida di Nando De Napoli: «Questa squadra ha tutto, tranne i gol». A intingere il pennino nella retorica contribuisce un po' tutto, dall'immancabile appello all'emigrante formulato da Totò («Qui a Basilea, per me, sarà come giocare in casa») fino all'inevitabile riferimento al contemporaneo battesimo azzurro di Schillaci e del suo ex presidente, che sta al centravanti bianconero come Franco Cristaldi a Tornatore. Infatti, alla stregua del produttore del film «Nuovo Cinema Paradiso», Boniperti ha fortissimamente creduto nel giovanotto che si era trovato per le mani ed ora può godersi la sottile, quasi perfida soddisfazione di veder magnificato da tutti un giocatore che appena un anno fa arrivò da Messina alla corte della Ju- ve, circondato dalla diffidenza di esperti e tifosi che speravano di poterlo sbolognare al Torino in cambio di Muller. Ora su Schillaci si sciolgono inni, che non sono soltanto quelli irriverenti dedicatigli ogni domenica dalla curva degli ultras granata. Carnevale, che dovrebbe giocargli a fianco contro la Svizzera, accosta l'ultima scoperta azzurra a Bruno Giordano. Paragone non casuale e pure un po' furbetto, perché lo stesso Carnevale ci tiene a ricordare che «al Napoli con Giordano ci intendevamo a meraviglia». Serena, stranamente, non ricorre a simili mezzucci per accaparrarsi un posto al sole nel cuore del commissario tecnico: «Schillaci come Diaz? Non mi pare il caso. Certo, io con l'argentino mi capivo a occhi chiusi, ma Totò è un'altra cosa. E per me il suo arrivo significa una cosa sola: che la concorrenza è aumentatala ed io dovrò impegnarmi dì più». Giannini ricorre ad un'espressione cara al suo conterraneo Andreotti, per spiegare che «visto da vicino, Schillaci è una bomba di rapidità. Appena ha uno spiraglio, non si fa pregare: inquadra la porta e tira». Coni- J pletiamo le disquisizioni degli azzurri con il parere di uno che, per mestiere, di attaccanti se ne intende: Pagliuca, sostituto di Tacconi, riassume il suo giudizio in un aggettivo, «imprevedibile», un pregio che significa guai grossi per un portiere. Schillaci ascolta gli elogi senza arrossire, né (ci mancherebbe) rallegrarsi: tutte emozioni che la sua faccia si rifiuta ostinatamente di manifestare. Racconta di telefonate commoventi con mamma, papà e qualche amico, poi lascia spazio alla breve omelia pronunciata in suo onore da Vicini: «Schillaci è sfuggito alla trafila attraverso cui sono passati quasi tutti gli azzurri. Per questo lo faccio giocare subito: deve fare esperienza, corazzarsi». Dalle «gufate» che gli manderà il «manciniano» Vialli? Massimo Gramellini

Luoghi citati: Basilea, Messina, Svizzera