Mondadori, torna in campo la Cir di Valeria Sacchi

Mondadori, torna in campo la Cir Il custode delle azioni di De Benedetti congelate non parteciperà all'assemblea Mondadori, torna in campo la Cir Può varare l'aumento di capitale MILANO. Il regno di Fininvest in Mondadori, che fino all'altro ieri Berlusconi considerava granitico, comincia a vacillare. Il primo colpo è venuto mercoledì, con la sospensione del patto di sindacato decisa dal giudice Castellini. Proprio in virtù delle clausole di questo patto, Fininvest e i Formenton erano arrivati ad ottenere una maggioranza schiacciante sia nel consiglio della finanziaria Amef, dove hanno nove posti su dodici, sia nel consiglio della casa editrice, dove ne hanno dodici su quindici. Sospeso il patto, tutti tornano a votare liberamente, cosicché dalla prossima assemblea Amef, fissata per il 23 di aprile, potrebbe uscire un consiglio nuovo e meno sbilanciato. Il secondo colpo arriverà con l'assemblea straordinaria di domani mattina: lì, insieme all'aumento di capitale chiesto dalla Cir, passeranno anche delle modifiche statutarie. Le più importanti riguardano la nomina del consiglio Mondadori con «voto di lista» il che significa che ogni azionista avrà diritto a tanti posti quanto è il suo peso in titoli, e l'introduzione di una maggioranza qualificata per determinate decisioni. E difatti, subito "dopo la straordinaria, una assemblea ordinaria è chiamata a nominare un nuovo consiglio Mondadori sulla base di queste indicazioni. Tutto a posto? Neanche per sogno: seguirà a ruota una terza assemblea (voluta da Fininvest) che si chiama'«speciale» (è prevista dal codice, ma si tiene per la prima volta in Italia) la quale smantellerà tutte le deci-, sioni prese, congelando sia l'aumento di capitale votato dalla Cir che, ovviamente, il nuovo consiglio. Insomma, una vittoria per uno, e palla al centro: la «speciale» verrà subito impugnata dalla Cir, e darà il via all'ennesimo capitolo giudiziario. Ma perché la «speciale»? Perché l'aumento di capitale proposto dalla Cir è architettato in modo tale (offre azioni ordinarie a tutte le categorie di titoli) che, se dovesse andare in porto, restituirebbe a De Benedetti il completo controllo di Mondadori. La Cir sostiene che la «speciale» non ha motivo di essere, dal momento che un articolo dello statuto Mondadori (N. 7) nel caso di emissione di una sola categorìa di titoli, fa obbligo di offrirli a tutte le categorie. A questo punto bisogna fare un passo indietro, e dire che le assemblee si terranno domani (come voleva Cir) e non oggi (come voleva Fininvest) perché Renzo Polverini, il custode giudiziario al quale Clemente Papi ha affidato in gennaio 8,5 milioni di titoli privilegiati Mondadori di proprietà Cir, ha deciso di non presentarsi. L'assemblea straordinaria si terrà quindi in seconda convocazione, dove la Cir avrà la maggioranza. A dire la verità, questa scelta nasce da una consultazione fra Spolverini, il consulente che lo affianca Alessandro Pedersoli, il giudice Massimo Scuffi che ha preso il posto di Papi, assente per malattia (ma martedì Papi tornerà al lavoro) e il presidente del Tribunale Ignazio Micelisopo. Evidentemente, il Tribunale ha ritenuto di non dover danneggiare la Cir, proprietaria del titoli sequestrati. La decisione di Polverini (appassionato tifoso milanista) è suonata storta per Fininvest. Si dice che ieri Silvio Berlusconi abbia radunato in un summit gli stretti collaboratori: due botte in due giorni sono troppe anche per lui. Soprattutto se sommate alla legge antitrust. Ed è subito girata la voce che il padrone di Fininvest stesse esaminando la possibilità di chiudere subito la trattativa con De Benedetti, accettando la «spartizione» dell'impero Mondadori secondo le linee tracciate da Mediobanca. Ma ci si chiede perché mai, a questo punto, De Benedetti dovrebbe trattare tanto in fretta. E' vero che il suo aumento di capitale rimarrà comunque congelato, ma ora che un po' di vento è tornato a spirare dalla sua parte, perché mai dovrebbe precipitarsi ad ammainare le vele? Senza contare che egli è convinto di ottenere ragione nell'arbitrato sul contratto tra lui e la famiglia Formenton, che potrebbe restituirgli la Mondadori. Sia come sia, domani le mura di cristallo di Segfate risuoneranno delle cannonate della grande battaglia campale. Stuoli di avvocati si cimenteranno, quegli stessi che, due giorni or sono, erano schierati all'assemblea di Enimont. Valeria Sacchi Ancora un punto per Cario De Benedetti (sopra) nella battaglia con Silvio Berlusconi (a sinistra) per il controllo dell'azienda di Segrate

Luoghi citati: Fininvest, Italia, Milano, Segrate