Ultimo voto nello Zimbabwe di Domenico Quirico
Ultimo voto nello Zimbabwe Dopo 10 anni di realismo, torna la tentazione del marxismo africano Ultimo voto nello Zimbabwe Alle urne per imporre ilpartito unico Nei quartieri «bianchi» di Harare, Pioneer Street, Stanley Avenue, dove anche nei nomi delle strade l'epoca coloniale non è mai finita, oggi è il giorno della grande paura: dieci anni dopo l'indipendenza, lo Zimbabwe, il Paese-miracolo che sembrava aver inventato la formula magica per far vivere fianco a fianco negri e bianchi rimarginando le ferite del colonialismo, vota per imboccare la strada del partito unico. E' una formula politica che sta dichiarando bancarotta sotto tutte le latitudini; ma Mugabe, il Presidente dell'indipendenza, ripropone in una febbrile campagna elettorale un modello di «marxismo africano» da cui mezzo Continente tenta di uscire per disperazione. Si vota per il Parlamento e la Presidenza, un'elezione che, con ogni probabilità, sarà anche l'ultima a svolgersi secondo gli schemi della democrazia anglosassone, una delle eredità positive che il colonialismo ha lasciato a Harare. Lo Zimbabwe African National Patriotic Front (Zanu) di Mugabe chiede a chiare lettere ai 5 milioni di elettori un mandato per ridurre progressivamente il già modesto ruolo delle opposizioni e procedere alla creazione del «socialismo». Elogiato per anni all'Est e all'Ovest come esempio raro di realismo, per aver saputo far convivere l'ideologia terzomondista con i buoni affari del capitalismo, e inventato un'efficace ripartizione del potere che assegnava la politica alla maggioranza negra e l'economia alla minoranza bianca, Mugabe, marxista convinto, mantiene con dieci anni di ritardo la promessa ideologica che aveva fatto al momento dell'indipendenza. Una scelta che anche alcuni ministri del suo partito contestano apertamente. Ma Mugabe ha deciso di giocare questa rischiosa scommesr sa perché sa di avere un avversario pericoloso, il tempo. Il miracolo economico ha fatto dello Zimbabwe una minipotenza regionale (i suoi soldati presidiano i gangli economici del vicino Mozambico), e ha impedito finora che esplodessero le contraddizioni politiche di un Paese fondato su fragili compromessi. Un miracolo merito so¬ prattutto dei «murungu», i bianchi che assicurano il 90 per cento della produzione agricola e fanno funzionare tutte le imprese, ma che da alcuni anni si è pericolosamente appannato: il sistema produttivo crea al massimo 8 mila nuovi posti di lavoro l'anno, mentre sono 300 mila i giovani che invocano un impiego; il cancro della corruzione è allineato ormai sui livelli «africani»; la dura tassazione sulle imprese scoraggia anche i più audaci imprenditori bianchi. Mugabe, che può con¬ tare sul voto decisivo dei contadini (i tre quarti della popolazione), tenta una fuga in avanti prima che il malcontento si coaguli pericolosamente attorno a un leader. A contrastare questo disegno, per ora, c'è un unico, controverso oppositore: Edgar Tekere, 52 anni, che guida un fronte formato dallo Zimbabwe Unity Movement (Zum) e da quanto resta del partito bianco, erede dell'avventura segregazionista di Ian Smith. E' uno schieramento eterogeneo, formato da alleati per forza. Tekere, che è stato un fedelissimo di Mugabe prima di accusarlo di «incapacità e corruzione», ha un passato macchiato, agli occhi della comunità bianca, da un oscuro episodio, mai completamente chiarito: l'uccisione di un vecchio colono quando era uno dei leader della guerriglia. Ma i centomila bianchi (nell'80 erano più del doppio) che hanno resistito finora alla paura dell'indipendenza preferiscono «dimenticare il passato»: non hanno molte alternative dopo che Mugabe, cancellando gli accordi sottoscritti con la mediazione britannica al momento dell'indipendenza, ha ridotto la loro piccola rappresentanza in Parlamento. Tekere, che ha condotto una campagna elettorale senza esclusione di colpi, chiedendo anche all'Alta Corte di invalidare la candidatura di Mugabe per vizi burocratici, promette di conservare un ruolo alla comunità bianca: per gli impeccabili frequentatori del Royal Sport Club e dei campi di cricket di Greendale è l'ultima, fragile speranza di salvare il miracolo Zimbabwe. Domenico Quirico SUDAFRICA \ MOZAMBICO Lo Zimbabwe, ex colonia britannica con il nome di Rhodesia, è uno dei Paesi chiave dell'Africa Australe: la popolazione è di nove milioni e mezzo di abitanti, di cui centomila bianchi che controllano l'economia
Luoghi citati: Africa Australe, Front, Rhodesia
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