La miccia per la Bomba irachena

La miccia per la Bomba irachena Da anni Baghdad tenta di completare, tra mille difficoltà, il programma nucleare La miccia per la Bomba irachena // detonatore richiede una tecnologia sofisticata Erano indispensabili al più segreto progetto di Saddam Hussein, affidato al cognato Kamal Al-Majid, ministro dell'Industria e della Difesa, i 40 detonatori bloccati ieri all'aeroporto di Heatrow: realizzare un ordigno nucleare e poter disporre di un vettore in grado di portarlo a oltre 1000 km. Fino a Gerusalemme, come aveva proclamato più volte il premier iracheno. Il detonatore è il componente più delicato e sofisticato di ogni ordigno esplosivo, il mezzo che dà il via alla reazione violenta: chimica (con le bombe convenzionali) o fisica (nel caso di quelle nucleari). Nel caso di un ordigno atomico il detonatore è l'apparecchiatura che, al momento opportuno e secondo una ben determinata programmazione, avvia la reazione atomica a catena facendo raggiungere la massa critica. Per farlo, nelle prime bombe atomiche, si faceva venire a contatto il materiale radioattivo,' ridotto in polvere, con la sorgente di neutroni. Le due sostanze erano normalmente separate da materiali che assorbono i neutroni (boro, cadmio, litio, ecc.), eliminati al momento dello scoppio. Nelle testate moderne si usa invece il metodo dell'«implusione», che richiede un processo accurato e simultaneo: in sostanza la massa critica ò raggiunta attraverso lo scoppio di piccole cariche lenticolari di esplosivo ad alto potenziale intorno al nucleo di plutonio. Se queste non si verificano contemporaneamente e simmetricamente la reazione a catena non parte. La spoletta che determina l'impatto può essere barometrica (quindi provocare l'esplosione ad un'altezza prefissata), a tempo, a percussione, a impulsi radar. Il meccanismo è quindi fra i più complessi proprio per la precisione e la sicurezza che deve fornire: per questo pochi Stati al mondo sono in grado di realizzarlo. Che l'Iraq preparasse un ordigno nucleare lo si sapeva da tempo. Già nel giugno del 1981 gli F-16 israeliani, camuffati da aerei giordani, compirono un raid per distruggere il reattore nucleare di Ossiraq, dove si riteneva stessero producendo uranio arricchito. E ci riuscirono all'80 per cento. Il materiale radioattivo che oggi starebbero impiegando gli iracheni, 12 kg di uranio 235 secondo l'intelligence di Tel Aviv, sarebbe proprio il residuo rimasto dopo quel bombardamento, recuperato dalle macerie. Un preoccupato allarme venne, ad aprile dello scorso anno, dai servizi d'informazione israeliani: non solo l'Iraq lavorava alle testate nucleari, ma stava realizzando, con Egitto ed Argentina, il Condor II, un missile tristadio della portata di oltre 2 mila km, vettore adatto ad un ordigno atomico. Il programma bellico veniva concretizzato nel complesso Saad-16, a Sud di Baghdad, fabbrica dove si costruivano anche due missili derivati dallo Scud sovietico, l'Al-Husein e l'Al-Abbas. Ma lo stabilimento, il 17 agosto, saltò in aria uccidendo 700 addetti. Più recentemente la Consen, azienda di Zug (Svizzera) che procurava le tecnologie, si è defilata proprio per la pubblicità data alla sua non più misteriora attività. Gianni Bisio MISSILE ATOMICO DELLA U.S. NAVY VISTO IN SEZIONE 1 OGIVA 2 TESTATA NUCLEARE 3 DETONATORE E TIMER 4 COMPRESSORE PER LA PRESSURIZZAZIONE 5 MOTORE A PROPELLENTE SOLIDO MISSILE ATOMICO DELLA U.S. NAVY VISTO IN SEZIONE 1 OGIVA 2 TESTATA NUCLEARE 3 DETONATORE E TIMER 4 COMPRESSORE PER LA PRESSURIZZAZIONE 5 MOTORE A PROPELLENTE SOLIDO

Persone citate: Gianni Bisio, Husein, Kamal, Majid, Saddam Hussein

Luoghi citati: Argentina, Baghdad, Egitto, Gerusalemme, Iraq, Svizzera, Tel Aviv