Craxi nell'Egitto dei debiti
Craxi nell'Egitto dei debiti TERZO MONDO HH Il leader socialista, in veste di ambasciatore Onu, vede oggi Mubarak Craxi nell'Egitto dei debiti Colloqui al Cairo su una terapia per la crisi IL CAIRO DAL NOSTRO INVIATO Circa cinquanta miliardi di dollari di debito all'estero di fronte ad un prodotto lordo interno che non supera i 35 miliardi di dollari. Queste sono le cifre nude e crude dell'esposizione internazionale dell'Egitto, seconda tappa africana (dopo quella di Tunisi) di Bettino Craxi nella sua missione di rappresentante personale del segretario generale dell'Onu Perez de Cuellar per il drammatico problema del debito dei Paesi in via di sviluppo. Craxi ha visto ieri sera al Cairo il ministro degli Esteri egiziano Abdel Meguid e s'incontrerà oggi con il presidente Mubarak. «Sono venuto in Egitto — ha spiegato al suo arrivo il segretario del psi — perché è il Paese del continente africano che ha il volume di debito più imponente dal punto di vista quantitativo. Inoltre Mubarak in questo momento è presidente di turno dell'Associazione per l'unità africana, per cui il Cairo è diventato una tappa d'obbligo». Craxi e Mubarak discuteranno partendo da dati preoccupanti: di quei 50 miliardi di dollari di debito, l'Egitto ne deve il 75% a governi o istituzioni pubbliche (soprattutto Stati Uniti e mondo arabo) e l'esposizione gli costa all'incirca due miliardi di dollari l'anno. Una situazione più che allarmante se si tiene conto che la crescita economica è minima, 1' 1 % annuo. Un valore che diventa assolutamente negativo se si raffronta con la crescita demografica del Paese, circa il 2,8% annuo. «In più — spiega il senatore Francesco Forte, consigliere economico di Craxi per la missione — il livello delle esportazioni è basso: oltre al petrolio e ai proventi per il Canale di Suez, ci sono solo le rimesse degli emigrati all'estero, il turismo e il cotone». A peggiorare le cose ci si è messa anche la decisione del Fondo Monetario Internazionale di non concedere più prestiti all'Egitto se non con clausole molto rigide. «Sono appena 300 milioni di dollari — spiega Forte — ma sono indispensabili per aprire il Paese ad altre fonti di prestito. Senza l'ok dell'Fmi, infatti, l'Egitto rimarrebbe escluso dalla finanza internazionale». Per affrontare questa situazione, per molti versi disperata, esiste comunque già un'ipotesi di terapia: c'è l'intenzione di superare le rigidità del Fondo Monetario, ad esempio, mettendo insieme un gruppo di Paesi che possono fare da garanti per l'Egitto verso l'estero. Di questo comunque parleranno oggi Craxi e Mubarak. Augusto Minzolini V V a
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