I Bastardi si ribellano alla Namibia di Domenico Quirico

I Bastardi si ribellano alla Namibia La comunità dei meticci vuole la secessione e si allea con gli ultra sudafricani I Bastardi si ribellano alla Namibia «La nostra autonomia ha un secolo» Intanto comprano un accesso al mare L'inchiostro sotto la dichiarazione di indipendenza si è appena asciugato e già il fragile collage etnico del più giovane Stato africano rischia di scollarsi. Ad accendere la miccia non sono i bianchi, terrorizzati dalle tentazioni comuniste dèi governo di Sam Nunjoma o le etnie negre divise da secolare rivalità, con gli Ovambo che monopolizzano l'ex gruppo guerrigliero della Swapo, ora detentore del potere. Guidano la rivolta i «Bastardi», sessantacinquemila meticci che, forti d'una autonomia che dura da sei generazioni, pretendono la secessione dal nuovo Stato appena indipendente. «Noi non amiamo la violenza e vogliamo vivere in pace con i nostri vicini, ma se bisognerà usare il linguaggio della forza, non esiteremo per difendere i nostri diritti»: Adolf Diergaardt, 62 anni, sanguigno «kaptein» di questa tribù, non usa mezzi toni. E i «Baster» hanno fatto già seguire i fatti alle dichiarazioni bellicose: pezzo dopo pezzo, hanno comperato 250 mila acri, una lunga striscia di savana che unisce la loro «capitale», Rehoboth, alla costa, nei dintorni di Swakopmun. E' un corridoio strategico che dovrebbe garantire al loro «Stato» un accesso al mare, e la sopravvivenza dopo 1'«indipendenza». Non è solo una minaccia folkloristica: i Bastardi hanno dato del filo da torcere alle armate del Kaiser Guglielmo, alle trup¬ pe di Sua Maestà Britannica e ai commandos boeri; e soprat: tutto il loro Stato taglia in due proprio la ferrovia e la principale strada che collega la Namibia al Sud Africa e cpstituisce, con il porto di Walvis Bay, il principale polmone per l'economia di Winhoek. Senza dimenticare che il territorio è ricco di oro e diamanti e si parla anche di prospezioni petrolifere da parte di una società americana. I «Baster» hanno conquistato questa terra nel 1870 alle tribù Herero. Erano arrivati in trecento dopo aver guadato il fiume Orange, una piccola carovana di cinquanta carri e una piccola mandria di un centinaio di cavalli e di buoi, emigranti per forza perché indesiderabili nella colonia del Capo. La loro colpa era di essere l'imbarazzante prova delle relazioni tra farmer boeri e donne ottentotte, una macchia grave nella patria dell'apartheid. «La presenza dei Bastardi è come la peste per questa terra», scrissero gii afrikaner nella petizione alle autorità britanniche del Capo. L'illusione di essersi conquistati una patria durò appena quindici anni, fino a quando nelle savane dell'Africa del Sud Ovest arrivarono i soldati dell'Impero tedesco che, senza troppo entusiasmo, aveva ottenuto una colonia. Con gli inviati del kaiser i Baster firmarono un patto vantaggioso: appoggio nel massa¬ cro della tribù ribelle Herero in cambio di una larga autonomia. Ma l'alleanza non fu confermata quando scoppiò la prima guerra mondiale: la Lega delle Nazioni assegnando il mandato sulla regione al Sud Africa, impose come premio, per aver tradito gli Imperi centrali, che venisse rispettato l'autogoverno del Rehoboth. Nel 1924 i Baster tentarono di trasformare la loro autonomia in indipendenza, ma la rivolta fu soffocata nel sangue dai sudafricani. , Ora Diergaardt, il cui padre fu uno dei leader di quella lotta e rischiò la pena capitale, vuol far valere gli antichi patti: «Noi siamo stati il primo "volk" in- Nella zona tratteggiata della cartina il territorio abitata dai «Baster» che rivendicano l'indipendenza dipendente della Namibia. Il riuovo governo della Swapo non può parlare di ridistribuire le terre che abbiamo acquistato regolarmente». E aggiunge che «c'è il rischio che si ripeta una dramma comune a tutta l'Africa: l'oppressione di una minoranza da parte di un governo comunista». E' un sos che ha già trovato al di là della frontiera con il Sud Africa ascoltatori attenti: Eugene Terre Bianche, capo del movimento neonazista Afrikaner Weestandsbeweging, gli ultra boeri che accusano de Klerk di svendere il Paese ai negri e ai comunisti. Terre Bianche, dopo un vertice con Diergaardt e gli altri capi della destra, ha espresso pieno appoggio alla secessione dei Baster; senza preoccuparsi di essere l'erede proprio di quei boeri che cacciarono i Bastardi dalla colonia del Capo. Ma Terre Bianche è un alleato molto interessato: ora che si avvicina inesorabilmente la nascita di un Sud Africa multirazziale, i falchi afrikaner vogliono la secessione delle antiche province del Transvaal e dello Stato libero d'Orange. Come all'epoca dell'epopea boera dovrebbero formare l'ultimo ridotto dell'apartheid lasciando ai negri il resto del Paese. La prova generale di questo progetto, forse, la faranno i baster di Rehoboth. Domenico Quirico

Persone citate: Adolf Diergaardt, Eugene Terre Bianche, Kaiser Guglielmo, Terre Bianche

Luoghi citati: Africa, Africa Del Sud Ovest, Sud Africa