La tribù dei «buoni» si rimette in marcia di Mario Ciriello

La tribù dei «buoni» si rimette in marcia r TERREMOTO A PRETORIA pi La tribù dei «buoni» si rimette in marcia ^ 11 aprile, il governo sudafricano e l'African National Congress, l'Anc, s'incontreranno a Città del Capo, un appuntamento storico: ma, frattanto, la violenza cresce e divampa. Oltre 220 persone sono morte dall' 11 febbraio quando Nelson Mandela riacquistò la libertà, decine e decine in sanguinosi conflitti tribali e, otto lunedì a Sebokeng, tutte vittime nere, sotto i proiettili della polizia bianca. E' una tragica escalation, che conferma la pericolosità e l'immensità dell'impresa cui stanno per accingersi Mandela e de Klerk. E' l'ora della verità, l'ora delle scelte. Chi non vuole il dialogo, o lo vuole diverso, impugna le armi, In pochi mesi, è morto il comunismo. E' impossibile immaginare un capitolo di storia più stupefacente, più portentoso. Ma non minore dev'essere la meraviglia dinanzi alle sorprese che giungono dal Sud Africa, dove, d'improvviso, la scena è irriconoscibile, dove il futuro è un viaggio verso mete straordinarie, inimmaginabili. Tutti gli sguardi si appuntano su Mandela, vedono in quest'uomo il fabbro della metamorfosi nazionale, un Mose nero, con la dignità e la saggezza di Luther King e degli altri paladini dei diritti civili, nell'America Anni Sessanta. E' un'attenzione meritata. Ma altrettanta ne merita la grande «tribù bianca». In un certo senso, quanto avviene in Sudafrica è più sbalorditivo del terremoto nell'Europa centrale e orientale. Anni e anni di comunismo — più di 70 in Russia e 40 nel suo impero europeo — non avevano dato nulla ai cittadini, soltanto utopie. Ancora alla soglia del Duemila, non esistevano né diritti umani né beni materiali, né libertà né speranze. Ma in Sud Africa i bianchi stanno benissimo, godono dì un benessere eccezionale, vivono in una terra prodiga di ricchezza e di bellezza. Tutti quei milioni di uomini e donne ad Est dell'Elba fino alle pianure russe avevano ben poco da perdere. Gli Afrikaner, invece, si giocano un paradiso. Lo sanno, eppure buttano i dadi sul tappeto verde del futuro. Sì, perché è ovvio che il presidente F. W. de Klerk non ha agito da solo quando ha teso la mano a Nelson Mandela, ^quando ha offerto alla leadership negra di partecipare alla costruzione di un Sudafrica nuovo e diverso. Non avrebbe potuto farlo, perché nessun presidente sudafricano può ignorare i sentimenti dell'elettorato; può influenzarli, ma mai combatterli o calpestarli. De Klerk rappresenta dunque le vedute e le idee di una maggioranza. E questa è.la grande novità. Una novità confermata da tutti coloro che il Sudafrica meglio conoscono. «E' una svolta senza precedenti nella storia — ricorda l'Economist —. Altrove in Africa, i bianchi, una volta perso il potere 0 il coraggio, se ne sono sempre andati. Ma i bianchi in Sud Africa intendono restare. Quelli di ceppo olandese, gli Afrikaner, vi vivono da più di tre secoli, sono divenuti una tribù africana, con una propria lingua e proprie .consuetudini». La loro potenza militare attenua le ansie destate dall'inferiorità numerica — i bianchi sono 5 milioni, 1 neri quasi 17 —, ma questo pensiero non è che uno dei molti che contribuiscono a foggiare la "new vision", un concetto appena coniato dalla scampa. C'è della fede, dell'idealismo, dell'ottimismo, in questa "visione"». Soltanto una minoranza dei bianchi crede ancora nell'apartheid, soprattutto i colletti blu, che si sentono direttamente minacciati dall'avanzata negra. Gli altri, interrogati sull'apartheid, scuotono il capo e ne annunciano l'imminente decesso: o perché «non funziona» o perché è «un anacronismo» o perché è «immorale». Cresce di mese in mese il numero di coloro che sentono il bisogno di equità, di probità, di «justice», di giustizia, una parola che pareva uscita dal lessico sudafricano e che ora zampilla con eccitante baldanza. La chiesa degli Afrikaner, la Dutch Reformed Church, calvinista, che difese la segregazione razziale perché «ordinata da Dio», esorta le coscienze alla fratellanza cristiana. Si sarebbe giunti ad una conversione tanto radicale senza le condanne e le sanzioni della comunità internazionale? Probabilmente no, ma, come spesso avviene nelia storia, il «fattore economico» ne ha attizzati altri, politici, etici, ideologici e tutti insieme hanno,trasformato il partito dominante, il Nationalist Party, i cui deputati sono ora quasi tutti verligte, illuminati, -l'aggettivo afrikaans che descrive chi ha idee aperte, progressiste. In questa evoluzione si accetta, perché inarrestabile, la futura ascesa al potere della maggioranza nera. Con mille salvaguardie a difesa degli interessi bianchi, ma con la consapevolezza che l'era della supremazia afrikaner è finita. Sarà un viaggio pericoloso. Gli «illuminati» saranno assaliti ad ogni passo da forze bianche e nere, dovranno aprirsi un varco tra i loro odi e le loro paure. Sarà un'altra eroica, e forse sanguinosa, avventura, come quella dei Voortrekker, i boeri che, nel 1835, abbandonarono la provincia inglese del Capo ed emigrarono verso Nord. Nessuno può prevedere oggi l'esito di questa anabasi. Tutto è possibile. Un trionfo o un disastro. . Mario Ciriello Ilo

Persone citate: African, Church, De Klerk, Luther King, Nelson Mandela

Luoghi citati: Africa, America, Città Del Capo, Pretoria, Russia, Sud Africa, Sudafrica