La Pravda di E. S.

La Pravda La Pravda «Coni radicali comeEltsin la scissione è inevitabile» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' scoppiata una guerra dei nervi anche a Mosca. Non ci sono movimenti di truppe come in Lituania perché la posta in gioco è tutta politica, ma cominciano già a piovere i primi ultimatum. «Il pcus deve liberarsi dei radicalismi di sinistra e di destra che hanno ormai assunto posizioni incompatibili con la linea del partito», ha scritto ieri la Pravda lanciando una campagna contro quelle che vengono. definite «opposizioni organizzate», «forze frazioniste» nemiche della perestrqjka. E' la battaglia per il XXVIII congresso del pcus che si drammatizza e che lascia prevedere, da oggi al 2 luglio (giorno d'apertura delle assise comuniste), scontri sempre più violenti che potrebbero condurre a una scissione nel pcus. L'attacco della Pravda unisce in una sola critica «le forze del radicalismo di sinistra e di destra», ma è soprattutto contro l'ala progressista radicale che si appuntano le critiche più feroci sviluppate in un lungo edi¬ toriale dal titolo «Democrazia e antidemocrazia». Per la Pravda, naturalmente, la democrazia è il processo della perestrojka e il «nuovo pcus» che deve realizzarla; antidemocrazia sarebbe tutto quello che vi si oppone. In questa analisi, anche le grandi manifestazioni popolari degli ultimi mesi avrebbero due volti: «Hanno rappresentato il forte desiderio di partecipare ai cambiamenti in corso nel Paese», ma hanno allo stesso tempo «legalizzato forine di estremismo e sono state sfruttate da chi vuole rovesciare la barca della prerestrojka». Con le manifestazioni di piazza e con il loro comportamento durante il Congresso dei deputati, i radicali avrebbero dimostrato di «lottare per il potere», di «non rispettare le norme che regolano la vita del partito», addirittura di «strumentalizzare le tensioni interetniche che potrebbero condurre a nuove esplosioni di discordia nazionale». Le accuse sono gravissime e il verdetto è senza appello: «E' chiaro che in queste condizioni la separazione tra il pcus e queste forze diviene ine- vitabile». Anche con le nuove regole della glasnost che consentono ai giornali sovietici autonomie una volta impensabili, un editoriale come questo — per di più non firmato — ha il sapore di un messaggio che parte da molto in alto. Contro i radicali è sceso in campo anche l'attuale presidente del Soviet supremo della Repubblica russa, Vitaly Vorotnikov, che ha dato ieri una sua interpretazione dei risultati delle elezioni del 18 marzo. Secondo Vorotnikov, i candidati del blocco progressista «Russia democratica» avrebbero ottenuto tra il 20 e il 23 per cento dei voti a livello repubblicano e questo grazie soltanto ai loro «buoni risultati» a Mosca e a Leningrado. Come dire che nella sterminata Repubblica russa (130 milioni d'abitanti), i radicali sarebbero una specie di «eccezione metropolitana». E che i progetti di Boris Elstin di togliere a Vitaly Vorotnikov la carica di presidente del Soviet russo incontreranno un'accanita resistenza. . Gorbaciov continua intanto a consolidare le strutture del suo nuovo potere. Ieri ha nominato altri due componenti del Consiglio presidenziale, l'organismo che deve affiancarlo nelle scelte più importanti. Sono Evgheni Primakov (presidente di una delle due Camere del Soviet supremo) e Grigory Revenko (segretario comunista della regione di Kiev). [e. s.]

Persone citate: Boris Elstin, Gorbaciov, Primakov, Vorotnikov

Luoghi citati: Kiev, Leningrado, Lituania, Mosca, Russia, Vitaly Vorotnikov