I commandos sfrattano il pc lituano di Enrico Singer

I commandos sfrattano il pc lituano Leader del governo baltico incontrano ufficiali russi: «Si dialoga ma non si tratta» I commandos sfrattano il pc lituano Gorbaciov: useremo la forza solo per difendere le vite MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «L'Unione Sovietica non userà la forza in Lituania a meno che la vita degli altri non sia in pericolo». Il senatore Edward Kennedy ha riferito questa frase di Michail Gorbaciov, che aveva appena incontrato al Cremlino, e la febbre del conflitto tra Mosca e Vilnius è immediatamente risalita. Per la prima volta, anche se con una formula che pone limiti precisi, il capo del Cremlino non ha escluso una soluzione di forza della crisi lituana. E questo inasprimento dei toni ha chiuso con un nuovo allarme una giornata passata in continua altalena di segnali contrastanti: da un blitz di paracadutisti che hanno occupato tre palazzi del pc lituano, ai primi contatti tra il governo della Repubblica baltica e i capi militari sovietici. Sono state davvero 24 ore di follia quelle che ha vissuto la Lituania a partire da domenica sera, quando i paracadutisti dell'Armata Rossa sono entrati in azione. I militari, un centinaio in tutto, si sono impadroniti senza sparare un colpo di tre edifici: il Comitato cittadino del pc, la Scuola superiore di partito e il Centro di educazione politica. Al fianco dei «berretti blu» c'erano gruppi di attivisti di quella frazione del pc che non ha seguito lo scisma autonomista ed è rimasta fedele a Mosca. E' stata una vera e propria operazione-lampo condotta non a caso di domenica sera, quando le tre sedi erano praticamente deserte. Ma è stata, soprattutto, una nuova provocazione alla quale gli indipendenti hanno replicato a livello politico. Era quasi mezzanotte quando il presidente del Consiglio supremo lituano, Vytautas Landsbetghis'fta1 incontrato tre alti ufficiali sovietici e gli ha chiesto spiegazioni per l'intervento dei paracadutisti. «Ho domandato chi avesse impartito quell'ordine — ha poi raccontato Landsberghis — e mi hanno risposto che era stato il Comitato centrale del pc fedele a Mosca a sollecitare l'azione». Una risposta che ha suscitato la protesta del Presidente lituano: «Ho espresso la mia sorpresa per il fatto che dei militari obbediscano agli ordini di una organizzazione politica». E il battibecco ha avuto qualche effetto. Landsberghis è entrato direttamente in contatto telefonico con il generale Valentin Varennikov, capo di stato maggiore delle truppe di terra dell'Armata Rossa, e questi gli ha assicurato che non ci sarebbero state altre «occupazioni». Ma ieri sera i para hanno occupato anche la sede del comitato cittadino del pc di Klaipeda. Dal primo contatto tra Vytautas Landsberghis e i capi militari sovietici in Lituania era nata anche la speranza di un avvio di trattative più estese. Il governo di Vilnius aveva subito nominato una commissione per i negoziati guidata dal vice premier Romualdas Ozolas che, alle 9,30 di ieri, era già faccia a frccia con due colonnelli. Ma la «trattativa» è durata appena due ore e si è risolta in un dialogo tra sordi. Ozolas ha posto quattro domande: perché il capo di stato maggiore dell'esercito era stato inviato a dirigere le operazioni, perché la colonna di carri armati aveva attraversato Vilnius sabato notte, perché gli elicotteri continuano a sorvolare le città lituane, perché erano stati occupati i tre edifici del pc. I due colonnelli hanno replicato protestando per un militare picchiato e per il problema dei disertori. Alla fine dell'incontro, Romualdas Ozolas non ha potuto fare altro che constatare un «avvio di dialogo che non può ancora essere definito un negoziato». Anche Landsberghis è apparso deluso. Ma non senza speranza: «Sono convinto che tutte le mosse militari compiute a Vilnius nelle ultime ore non sono state decise a Mosca, ma sono il frutto delle manovre della frazione anti-indipendentista del pc. E sono profondamente convinto che fino a quando Gorbaciov controllerà l'Unione Sovietica, un'azione di forza contro di noi sarà impossibile». Una dichiarazione di fiducia, un gesto distensivo, anche, perché finora le dichiarazioni di Landsberghis (che ha ipotizzato un viaggio entro breve termine a Mosca nella speranza d'incontrare Gorbaciov) erano state più aspre nei confronti del capo del Cremlino. Ma proprio dal Cremlino, ieri sera, è arrivata l'ennesima doccia fredda. Michail Gorbaciov ha incontrato Edward Kennedy (arrivato domenica per una visita di una settimana in Urss) e al senatore democratico americano ha lanciato degli «avvertimenti» su un tono molto meno distensivo. «Mi ha, detto che l'Unione Sovietica non vuole usare la forza in Lituania eche non la userèy a meno che non sia in pericolo la vita degli altri». Edward Kennedy ha riferito che Gorbaciov ha usato proprio l'espressione «la vita degli altri», ma che non gli ha specificato chi intendesse con «altri»: probabilmente i russi che vivono nella repubblica baltica, quella minoranza che si oppone all'indipendenza. La tv sovietica ha poi aggiunto un'altra considerazione di Gorbaciov: «Qualcuno si affretta a parlare in nome degli altri, a esprimere condanne o solidarietà, quando poi in casa sua segue soltanto i suoi interessi». E' una frase che appare come un riferimento all'intervento Usa a Panama e come un giudizio molto polemico delle preoccupazioni espresse da Washington per la Lituania. «Bisogna capire - ha detto ancora Gorbaciov - che ci sono delle decisioni prese dal Congrèsso dei deputati e che lo Stato deve farle rispettare». A riprova di questa linea, ieri il Soviet supremo ha confermato lo «status» parlamentare dei 58 deputati lituani che Vilnius aveva deciso di considerare decaduti. E' il braccio di ferro che non si allenta. Enrico Singer Georgia: in caricatura, Gorbaciov si incorona come un imperatore romano