«Le alghe, un killer per la salute» di Gabriele Romagnoli

«Le alghe, un killer per la salute» Gli esperti di quaranta Paesi al convegno sull'eutrofizzazione dell'Adriatico: le strategie di breve periodo non servono «Le alghe, un killer per la salute» Agonia del mare: da Bologna «sos» degli scienziati BOLOGNA. Il professor Richard Vollenweider si schiarisce la voce, poi legge il punto 3 della mozione conclusiva del congresso scientifico internazionale. «L'eccessiva produzione di alghe e i suoi effetti collaterali, nonché la comparsa di specie di alghe che producono tossine incidono sulla normale riproduzione dei pesci, dei mammiferi marini, dei molluschi e rappresentano anche una minaccia potenziale alla salute umana causando, direttamente o indirettamente, sintomi e malattie come dermatiti, congiuntiviti, sindromi diarroiche o addirittura paralisi al sistema nervoso centrale e sindromi di amnesie che possono essere letali per l'uomo». L'assemblea dei 500 esperti arrivati a Bologna da 40 Paesi approva all'unanimità per alzata di mano. L'assessore all'Ambiente della Regione Emilia Romagna, Giuseppe Gavioli, non riesce a trattenere una smorfia. Cerca di smorzare l'effetto della denuncia. «La mozione si riferisce alla situazione generale, non al caso Adriatico, dove non ci sono allarmi per la salute». Vollenweider, il professore canadese che ha risanato i grandi laghi del continente americano e che presiede la commissione scientifica per lo studio dell'eutrofizzazione in Adriatico, ammette: «Fortunatamente finora in questo mare non abbiamo avuto situazioni così gravi». Ma bastano quei due avverbi iniziali per evidenziare i rischi dietro l'angolo. Certo, per correrli non basta immergersi in acqua, ma occorre ad esempio mangiare frutti di mare pescati in zone contaminate. Neanche la distinzione tra alghe e mucillagini tranquillizza Vollenweider: «Quella gelatina non è certo tossica - dice - ma può portare malattie». Picchiano duro, gli scienziati. Nella loro mozione conclusiva c'è di che scontentare tutti. Ma ritengono sia tempo di lanciare un sos internazionale, perché, scrivono, «l'eutrofizzazione negli ultimi decenni ha registrato un rapido aumento a livello mondiale, alterando i processi e gli equilibri naturali degli ecosistemi, diventando una minaccia per il loro funzionamento, incidendo negativamente anche sul loro utilizzo razionale in quanto risorse destinate ad attività turistiche e di pesca». Qualche vittoria è stata ottenuta. Al congresso gli inglesi hanno raccontanto come hanno ripulito il Tamigi, Vollenweider come ha risanato i grandi laghi nordamericani. Ogni battaglia, però, fa storia a sé, non esistono armi universali per combattere l'eutrofizzazione e, si è precisato, quella d'acqua salata è meno conosciuta di quella d'acqua dolce. I suoi effetti sorprendono gli scienziati: presenze nuove e inquietanti come quelle di vongole psichedeliche, mutazioni genetiche nelle meduse. Di chi è la colpa? Dell'urba¬ nizzazione, delle attività agricole, degli allevamenti intensivi, delle industrie, che scaricano in mare quantità eccessive di azoto e fosforo. Accuse già formulate, ma proprio il fatto di sentirle ripetere ciclicamente le rende più gravi. Nulla di nuovo anche alla voce rimedi: impiantare depuratori, ridurre l'impiego di fertilizzanti. «Le strategie di breve periodo sono inutili e vanno abbandonate», tuona Vollenweider. E' un siluro a tutti quanti premono per l'adozione di rimedi parziali che consentano di salvare la stagione turistica imminente. Gli scienziati chiedono piuttosto di incrementare gli studi. «Non servono - dice il professor Roberto Marchetti, dell'Università di Milano - altre misure, né barriere galleggianti, né piscine per sostituire il mare». Nel mirino c'è soprattutto la mucillagine, sulla cui natura e cause ci sono per ora soltanto ipotesi da verificare. Il ministro Maccanico, che è anche responsabile della conferenza per la tutela dell'Adriatico, ha dato il placet: «Occorre saldare l'azione di risanamento alla ricerca». Ma il professor Passino, rappresentante del ministero della Ricerca scientifica, ha scosso il capo: «In Italia si spendono già oltre 400 miliardi l'anno per la ricerca ambientale. In questo campo ci sono più soldi che idee». Gabriele Romagnoli

Persone citate: Giuseppe Gavioli, Maccanico, Richard Vollenweider, Roberto Marchetti, Vollenweider

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Italia, Milano