«Contro la Juve ci giochiamo lo scudetto»

«Contro la Juve ci giochiamo lo scudetto» Maradona, alla vigilia del match coi bianconeri, è sicuro che la corsa per il titolo sia ancora aperta «Contro la Juve ci giochiamo lo scudetto» «La Signora ora deve badare alle Coppe» NAPOLI dal nostro inviato Facce di scugnizzi strizzate contro le sbarre dei cancelli, giocatori che parlano, dirigenti che si allenano: nel regno dell'anti-Milan si respira una festosa aria di improvvisazione e anarchia. Gli allenamenti scientifici di Arrigo Sacchi non abitano qui, nel santuario delle regole capovolte, del caos destinato a ricomporsi miracolosamente soltanto la domenica, al momento di entrare in campo. Maradona è l'unico calciatore al mondo a faticare nelle ore di riposo e a rilassarsi in quelle di lavoro. Mentre i compagni girano per negozi o si godono la vista del mare dai balconi delle loro ville di Posillipo, lui sgobba nel garage di casa e sulla pista di Agnano. Poi, al pomeriggio, gli altri sudano in fila per ìue dietro al fischietto di Bigon e Dieguito resta negli spogliatoi a farsi rassodare il fisico sempre meno flaccido dalle mani esperte del massaggiatore Carmando. E non è tutto. A un certo punto lo scenario si arricchisce di accenti simpaticamente strapaesani, con l'arrivo del presidente Ferlaino, che irrompe sul prato, si toglie la giacca, afferra un pallone e comincia a tirare i rigori, trovando in Luciano Moggi un insolito e accomodante portiere. Finito lo show, con somma soddisfazione dei maltrattatissimi mocassini, Ferlaino si concede ai mass media con la timida sbrigatività di sempre. Messaggi lanciati a mezza bocca ma intinti nel profumo della fiducia: «Vedo un Napoli determinato e sereno. Sì, sereno: ed è proprio quello che volevamo». Poi passa a lamentarsi dei magri indennizzi che la società ha ricevuto a parziale ricompensa dei disagi sopportati per il Mondiale. Nessuna polemica violenta, anche perché non è la settimana giusta: l'arrivo della Juve e le rinnovate speranze di scudetto hanno riavvicinato il cuore della città alla squadra e i portafogli ai botteghini del S. Paolo: il tutto-esaurito torna a suggellare una partita del Napoli, dopo sei mesi di insolita latitanza. L'incombere della Juve solletica l'ugola più illustre, quella di Diego Maradona, più che mai convinto che domani «si deciderà lo scudetto». Il Mara-pensiero si snoda attraverso una riflessione dedicata agli esigenti tifosi partenopei, che da un po' non lesinano i fischi ai loro beneamati: «Quando arrivai a Napoli, la gente mi chiedeva una cosa sola: battere la Juve. Allora non esistevano altri obiettivi, la stagione era racchiusa in quell'avvenimento. In 5 anni sono arrivati uno scudetto, una Coppa Uefa e tanti piazzamenti prestigiosi. Di più, le parti si sono rovesciate: adesso è la Juve a trovare stimoli particolari nella sfida contro di noi». Diego non lo dice, ma fa capi¬ re che tutto questo non si sarebbe mai verificato senza il suo provvidenziale avvento alla corte di Ferlaino: «Il presidente crede ancora di poter vincere questo campionato e io, ovviamente, la penso come lui. Non posso dimenticare di aver vinto uno scudetto al Boca con un solo punto di vantaggio sulla seconda. Certo, bisogna battere la Juve, confidando nella voglia di successo, contrapposta alle maggiori distrazioni dei bianconeri, che devono preoccuparsi soprattutto della Coppa. Sono sicuro che elimineranno il Colonia». Rapido ritorno agli umori del popolo napoletano: «Deve capire che non possiamo vincere tutto e sempre. Nessuno ne è capace, nemmeno il Milan. Spero che la fatica di mercoledì lo abbia stressato. A Lecce troverà vita difficile, perché se i pugliesi dovessero perdere rischierebbero la B. Così, finalmente, il sogno si avvererà: Milan e Napoli appaiate in testa, pronte a giocarsi tutto nelle ultime quattro gare. Insomma, attenta Juve: il mio Mondiale comincia domani...». Massimo Gramellini Tacconi, ex nemico di Maradona «Loro hanno tutto da perdere»

Luoghi citati: Lecce, Napoli, Posillipo