«Così il capitale unirà i tedeschi» di Emanuele Novazio

«Così il capitale unirà i tedeschi» Il responsabile della media impresa tedesco-occidentale traccia prospettive e pericoli dello «sbarco all'Est» «Così il capitale unirà i tedeschi» «Ma nella Ddr il sindacato ha troppo potere» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lo «sbarco all'Est» ancora non è cominciato, ma l'arrivo delle industrie della Germania Federale nella Ddr potrebbe essere massiccio, secondo stime correnti. In attesa della riunificazione, la Ddr diventerà davvero «terra di conquista»? E a quale prezzo, fra quali difficoltà per quegli imprenditori piccoli e medi che restano la garanzia del suo risveglio industriale? Le previsioni di Christoph Auberle, presidente dell'Associazione per la media impresa, legata alla Cdu del Cancelliere Kohl e alla Csu, sono miste. Entro un anno potrebbero crearsi fino a quattro milioni di nuovi posti di lavoro, ma i problemi sono tanti: «La maggior parte di chi è andato all'Est ha fatto soprattutto un'operazione di comodo, c'è andato per ragioni pubblicitarie. Perché il rischio è ancora troppo alto e incontrollabile. Anche alla fiera di Lipsia si sono presi molti contatti, ma di conclusioni ce ne sono state poche». Quali problemi hanno di fronte gli imprenditori che vogliono investire all'Est? Non esistono dati concreti sull'economia della Ddr, neanche relativi al passato, e questo rende difficile un'analisi della situazione attuale e dunque previsioni per il futuro. Nella Ddr inoltre non è mai esistito un ceto medio industriale, non ci sono industrie della fascia fra cinquanta e cinquecento dipendenti, ma soltanto enormi Kombinate che cercano ancora di conservare la loro vecchia struttura: le imprese private possono avere al massimo dieci dipendenti, ed è ancora molto difficile privatizzare un'impresa e fondarne di nuove. Come aiutare le imprese che vogliono trasferirsi all'Est, dunque? Prima di arrivare all'unione monetaria è indispensabile cambiare il quadro giuridico e garantire la libertà d'impresa. Oggi, per esempio, è ancora necessario dimostrare di avere i locali, per poter aprire un'impresa; e i locali vengono assegnati soltanto dallo Stato. E poi c'è il problèma dei crediti. A Berlino un piccolo imprenditore che commercia in frutta mi ha raccontato di aver comprato merce per 150 mila marchi occidentali, di averla venduta all'Est e aver ricavato, con un cambio di uno a tre, 450 mila marchi orientali. Ma li ha versati alla Banca di Stato, perché non poteva portarli fuori dalla Ddr, e ha dovuto quindi prenderne altri a credito perché non aveva guadagnato nulla: i soldi in una banca dell'Est sono soldi morti, ancora. Investire all'Est non è un problema per grandi imprese come la Volkswagen; è, anzi, quasi una campagna pubblicitaria. Ma per i piccoli è ancora un enorme problema. Cosa chiedete dunque al nuovo governo dell'Est? Bisogna subito preparare i presupposti per il mercato, ad esempio introdurre una legge sull'amministrazione dell'impresa e una legge sulle società a responsabilità limitata. Bisogna fare in modo che essere imprenditore nella Ddr sia un rischio calcolato, come dovunque nella Cee. Ma naturalmente le priorità saranno altre, e all'inizio perciò ci sarà bisogno di sovvenzioni per conservare vecchie imprese che inve¬ ce andrebbero subito smantellate. E' un'operazione dolorosa, ma indispensabile. Pensiamo alle vecchie automobili Trabant: non avranno possibilità di sopravvivere in un mercato aperto, nessuno le comprerà per 15 mila marchi occidentali quando con la stessa somma si potrà comprare una Fiat o una Volkswagen. L'arrivo della piccola e media impresa porterà occupazione, all'Est? Il mercato del lavoro è in generale enorme nella Ddr, soprattutto nel campo dei servizi, nell'artigianato, nel commercio, nell'edilizia. Nella Ddr manca ancora tutto da questo punto di vista, così come mancano le professioni autonome: dai medici ai consulenti fiscali, che finora erano inutili, agli avvocati. Per quanto riguarda le medie imprese credo che nel giro di un anno, se le riforme andranno avanti, si potrebbero creare fino a quattro milioni di nuovi posti di lavoro. In loro favore giocheranno anche i salari, che resteranno per un certo periodo più bassi che all'Ovest. Esiste una potenziale classe imprenditoriale, all'Est, che attende di essere rivitalizzata? Ci sono fra ottanta e centomila lavoratori autonomi, nella Ddr: sono il germe di ogni futuro sviluppo. A Berlino ho incontrato finora settemila persone che mi hanno parlato dei loro progetti: sono tutti molto creativi, e si capisce perché: la penuria generalizzata li ha costretti ad arrangiarsi. Se dovessi fare un viaggio nel Sahara con un esperto di automobili ne sceglierei uno nella Ddr: riuscirebbe sempre a togliersi dai pasticci, se servisse un tubo di scappamento riuscirebbe a farlo perfino con un paio di pantaloni. Le piccole imprese dell'Est riusciranno a essere competitive? E' difficile misurare il mercato della Ddr, perché la sua economia finora è rimasta chiusa al mercato. Ma la media industria è stata capace da noi delle migliori innovazioni: suoi sono, per esempio, il sessanta per cento delle domande di brevetto e il sessanta per cento delle esportazioni. Nella Ddr dovrà essere proprio lei ad assorbire le parti migliori dei Kombinate. E' un compito enorme, perché c'è tutto da rinnovare nella produzione industriale, dall'organizzazione ai materiali. E non bisogna dimenticare che ci vorrà tempo per insegnare i meccanismi dell'economia di mercato, come si stabilisce un prezzo, il marketing e così via. Ma la Ddr ha anche un asso nella manica,' le relazioni con i Paesi del Comecon: è un vero e proprio know how per trattare con l'Est europeo. Potrà diventare un trampolino eccellente per l'ingresso su quei mercati. Qualcuno, fra voi, ha manifestato forti timori per il nuovo potere dei sindacati all'Est. Che cosa chiedete al nuovo governo? La nuova legge preparata dalla Tavola rotonda dovrà essere cambiata: dopo anni di silenzio, ora i sindacati hanno una partecipazione esagerata alla gestione dell'impresa. Se la legge resterà com'è credo che pochi imprenditori occidentali vorranno davvero investire all'Est. Non posso immaginare che i diritti dei sindacati siano maggiori nella Ddr che nella Germania Federale. Emanuele Novazio Il cancelliere tedesco-federale Helmut Kohl

Persone citate: Christoph Auberle, Helmut Kohl