Adesso sull'Enimont indaga la Procura di R. Ipp.

Adesso sull'Enimont indaga la Procura Secondo alcuni azionisti il titolo è stato danneggiato senza alcuna difesa da parte Consob Adesso sull'Enimont indaga la Procura Fracanzani: «L'Eni non se ne andrà, Gardini rispetti i patti» ROMA. Il fascicolo è aperto. Il caso Enimont diventa un'inchiesta giudiziaria. La procura della Repubblica di Roma ha avviato le indagini sul polo chimico costituito dall'Eni e dalla Montedison di Raul Gardini. L'iniziativa è scattata dopo la presentazione di un esposto dell'avvocato Vito Sgarra a nome di alcuni piccoli azionisti. Sgarra chiede di verificare se dal conflitto tra i soci principali emergano fatti rilevanti penalmente. Secondo l'esposto, è stato danneggiato il titolo senza che la Consob, la commissione che vigila sulla Borsa, sia intervenuta. La tesi dei denuncianti è che, mettendo sul mercato il 20% delle azioni, è stata decisa la privatizzazione. L'annuncio dell'apertura dell'inchiesta ha movimentato una giornata ricca di interventi sul futuro dell'Enimont e la. ricostruzione di quanto è accaduto finora. Di fronte alle com¬ missioni Bilancio e attività produttive della Camera, che hanno proseguito l'indagine conoscitiva suH'Enimont, hanno parlato i padri del fallito accordo: l'ex presidente dell'ente, Franco Reviglio, e il ministro delle Partecipazioni statali, il de Carlo Fracanzani. Alla commissione bicamerale per le partecipazioni statali, il presidente in carica Gabriele Cagliari, ha riferito sui programmi Eni. Anche l'inchiesta affidata dal procuratore Ugo Giudiceandrea al sostituto Sebastiano Vinci, dovrà accertare i comportamenti delle parti in causa. Vinci ha chiesto documenti al ministero delle Partecipazioni statali, alla Consob, all'Eni e alla Montedison. «Penso che ci possiamo sentire perfettamente tranquilli» ha commentato Cagliari, secondo cui è stato effettuato «un collocamento in Borsa del tutto a regola d'arte, utilizzando i più qualificati istituti sottoscrittori d'Italia». A proposito del collocamento, Reviglio ha citato alla Camera una lettera di Fracanzani che chiese di effettuarlo «con quegli istituti di credito che si impegnassero a garantire nei tempi più brevi il frazionamento delle azioni». L'ex presidente dell'Eni ha però fatto presente che gli azionisti minori non hanno voce in capitolo: «Le decisioni spettano a quei soci che hanno il 40% ciascuno del capitale». Reviglio ha spiegato che i piccoli azionisti «non possono partecipare agli aumenti di capitale previsti dal contratto» e che il business pian, cioè il documento programmatico, non può «essere modificato in assenza del consenso di Eni o Montedison». L'ex presidente ha poi ricordato la questione dei mancati sgravi fiscali alla Montedison, sostenendo che se Gardini «avesse venduto a pezzi le sue attività avrebbe incassato due¬ mila miliardi di più» Per uscire dall'impasse, Fracanzani ha poi dichiarato ai deputati che l'Eni può esaminare immediatamente una proposta della Montedison se sarà formalizzata rispettando i patti esistenti. Il ministro accusa Gardini di cercare «una privatizzazione a costo zero sulla testa dei contribuenti». E ha delineato tre possibili scenari: l)la Montedison «rientra nella logica dell'accordo» e si riprende il cammino; 2) la Montedison non conferma gli accordi e l'Eni sceglie fra le opzioni del contratto; 3) gli accordi si rompono e la parte pubblica tutelerà «in tutte le sedi gli interessi della chimica e dei piccoli azionisti». In ogni caso, per l'Eni rimane «di fondamentale interesse la presenza nella chimica realizzata attraverso l'Enimont, seguendo gli obiettivi e le strategie del business pian», come afferma Cagliari. [r. ipp.]

Luoghi citati: Cagliari, Italia, Roma