La Pantera fa fiasco a Madrid

La Pantera fa fiasco a Madrid SPAGNA Sciopero contro la riforma scolastica, ma in piazza erano poche migliaia La Pantera fa fiasco a Madrid Là causa détfallimehto: non hanno aderito le organizzazioni di destra ecattoliche Si prepara un duro scontro su ora di religione e sovvenzioni agli istituti privati MADRID NOSTRO SERVIZIO Il «Ministerio de Educación y Ciencia» di Madrid, un dicastero in cui il governo socialista di Felipe Gonzàlez, da otto anni, ha speso sempre molte energie ed impiegati i suoi migliori cervelli, torna nell'occhio del ciclone proprio alla vigilia dell'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, della Lose (Legge di ordinamento del sistema educativo). E' uno dei più impegnativi ed importanti progetti di legge che dovranno essere approvati da un Parlamento in cui Gonzàlez gode della maggioranza assoluta. Il «la» della «guerra escolar», che si preannuncia come uno dei temi dominanti del panorama politico dei prossimi mesi, è stato dato ieri dallo sciopero generale nella scuola media e nell'università indetto in tutta la Spagna da sette organizzazioni studentesche, autodefinitesi «progressiste», quelle che nella primavera di tre anni fa furono il volano delle più im¬ portanti manifestazioni degli ultimi vent'anni e che costarono la testa al ministro Maravall, uno dei politici più di sinistra del governo Gonzàlez di allora. Lo sciopero generale, che chiamava nelle piazze spagnole 3 milioni e mezzo di studenti, è stato un completo fiasco: 1500 «estudiantes» a Madrid, 5000 a Barcellona, un migliaio a Siviglia, qualche centinaio nelle rimanenti 57 città del Regno che dovevano seguire lo sciopero. Hanno disertato le aule, anche grazie all'eccezionale bel tempo, il 70% dei medi ed il 20% degli universitari. Ma solo quelli che studiano nei centri pubblici. Nel sistema scolastico privato (34% nelle medie, il 3% nelle università), l'affluenza è stata normale. Eppure le motivazioni dello sciopero indetto dagli organismi studenteschi, monopolizzati da gruppuscoli di estrema sinistra, erano sì populiste ma indubbiamente allettanti: scuola infantile da tre a sei anni gratuita; generalizzazione del tirocinio, che è retribuito, per gli studenti della «formación professional»; soppressione dell'esame di «selectividad» obbligatorio per accedere all'università; il 6% del Prodotto interno lordo destinato alla Pubblica Istruzione ed infine riconoscimento del diritto di sciopero e di assemblea in tutti i centri, privati compresi. La spiegazione di questo fallimento non è certo quella data dai leader studenteschi, che adducevano, per giustificare la scarsissima ed imprevista partecipazione alle manifestazioni, l'azione di gruppi di provocatori — a Madrid ed a Barcellona gruppuscoli di incappucciati hanno provocato lievissimi incidenti con le forze dell'ordine — bensì dalla mancanza, in piazza, delle organizzazioni della destra e dei cattolici, presenti in massa nell'87, anche loro radicalmente contrari alla riforma ma per tutt'altri motivi. La Lose infatti, la prima riforma globale del sistema educativo spagnolo del post-franchismo (e che costerà circa 11 mila miliardi di lire) non solo rivoluziona completamente la scuola e l'università — uno dei punti qualificanti è l'istruzione obbligatoria fino a 16 anni, un articolatissimo sistema di diplomi universitari, molti dei quali nuovissimi — ma, con le sue regole ferree, obbliga la scuola privata, se vuole continuare a ricevere i finanziamenti statali, a mettersi al passo con i tempi. E la scuola privata è in Spagna, da sempre, in mano della destra e della Chiesa cattolica. Quest'ultima poi sta affilando le armi per la fatidica ora di religione, che la riforma lascia facoltativa, e, per voce del segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, monsignor Augustin Garcia Gasco, ha manifestato che la Lose «riflette una mentalità tecnicistica e pragmatica, non rispetta il diritto alla libertà d'insegnamento». Ed il conservatore Partido Popular ha già minacciato di scendere in piazza. Gian Antonio Orìghi

Persone citate: Augustin Garcia Gasco, Felipe Gonzàlez, Gian Antonio, La Pantera