Raffica di ultimatum sulla Lituania di Enrico Singer

Raffica di ultimatum sulla Lituania Gorbaciov ha intimato di bloccare la creazione del corpo delle guardie territoriali Raffica di ultimatum sulla Lituania E Mosca invia nel Baltico duemila paracadutisti MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Michail Gorbaciov ha lanciato un altro ultimatum alla Lituania. Ha dato due giorni di tempo al governo di Vilnius per bloccare la creazione di un corpo di «guardie territoriali» volontarie che, nelle intenzioni degli indipendentisti, dovrebbero controllare i posti di frontiera con l'Urss e che, secondo il Cremlino, sono una inammissibile «sostituzione degli organi del ministero dell'Interno sovietico». L'ultimatum è contenuto in un telegramma che Gorbaciov ha inviato ieri sera al presidente lituano, Vitautas Landsberghis, e che è stato letto nel telegiornale delle 21, diventato ormai lo strumento preferito della guerra psicologica — per ora — dichiarata da Mosca alla Repubblica baltica ribelle. Questo nuovo ordine partito dal centro dell'impero sovietico sembra destinato a fare la fine degli altri ultimatum che sono stati ignorati dai lituani. Anche il decreto che imponeva la consegna delle armi è rimasto senza effetto. O meglio, gli unici a consegnare le armi sono stati i volontari dell'«Associazione di amicizia con l'Esercito e la Marina», una struttura paramilitare di preparazione al servizio di leva che è diretta da un generale dell'Armata Rossa e che ha immediatamente obbedito alla disposizione presa mercoledì sera da Michail Gorbaciov. Ma il ge- sto del generale Ginutis Taurinskas è rimasto isolato. Landsberghis è stato molto chiaro nella replica al Cremlino: «Il decreto è l'ennesima ingerenza di uno Stato straniero». Secondo il presidente lituano, l'Urss continua a commettere lo stesso errore: «Continua a ignorare la nostra dichiarazione d'indipendenza, ma noi resteremo calmi e uniti fino a che Mosca non si deciderà a trattare». La calma, tuttavia, tradisce molta preoccupazione. Lo stesso Landsberghis ha detto che «lo spettro dello stalinismo si aggira sul Cremlino e che la sua ombra si allunga di nuovo verso l'Ovest». E ha accusato l'Urss di avere riesumato «la politica degli ultimatum» in un gioco peri¬ coloso fatto di dimostrazioni di forza accompagnate da dichiarazioni di rifiuto di «soluzioni militari». L'ultimo, ieri, a ripetere che non ci saranno interventi, armati nella Repubblica baltica è stato il portavoce del ministero degli Esteri, Ghennady Gherasimov. Ma alle assicurazioni corrispondono delle mosse che aumentano la tensione. In quattro giorni le truppe sovietiche di stanza normalmente in Lituania — 30 mila uomini, di cui più di un terzo della Marina stanziati nella grande base navale di Klaipeda — sono state rinforzate da duemila commandos paracadutisti, i «berretti blu», che costituiscono il nerbo delle forze d'assalto dell'Armata Rossa. Questa notizia è stata confermata dal vice direttore dell'agenzia di stampa lituana «Età», Henrikas Savikas. E rinforzi sono arrivati anche ieri per le truppe di frontiera, che nell'organizzazione militare dell'Urss, dipendono dal Kgb che è l'onnipotente «polizia per la sicurezza dello Stato». Tutto questo schieramento ha spinto il primo ministro lituano, signora Kasimira Prunskiene, ha inviare un telegramma a Gorbaciov in cui è scritto, tra l'altro, «ci auguriamo che le forze militari rimangano sotto il suo controllo e non siano impiegate in modo da compromettere le sua stessa autorità». E' un riferimento esplicito a una delle preoccupazioni del momento: il rischio di provocazioni che po¬ trebbero partire direttamente da certi ambienti militari per far precipitare la situazione in Lituania e mettere Gorbaciov con le spalle al muro. Quella del pericolo di golpe è una voce che circola da mesi in Urss ma che non trova alcun serio riscontro. E' un fatto accertato, invece, il malessere crescente che agita l'Armata Rossa, la difficoltà di controllo di una forza militare enorme — quasi quattro milioni di uomini — composta, però, di tante nazionalità diverse e ormai in conflitto tra loro. La principale spia rivelatrice dei problemi dell'esercito è il tasso di diserzione che si rivelò altissimo in Armenia e in Azerbaigian durante il conflitto di due mesi fa. Nel caso della Lituania sembra che già 1500 giovani originari della Repubblica baltica abbiano abbandonato i loro reparti per tornarsene a casa. La notizia l'ha data ieri sera «Interfax» — un'agenzia collegata a Radio Mosca — ed è una prova ulteriore della gravità della crisi. Una conferma indiretta di questa valanga di diserzioni è venuta anche dal ministero della Giustizia sovietico che ha deciso l'invio a Vilnius di undici magistrati supplementari (e di Mosca) per rinforzare il Tribunale centrale lituano che è stato invitato a «perseguire le attività illegali dei gruppi nazionalisti e i giovani che si sottraggono agli obblighi di leva». Enrico Singer