«Il pluralismo è roba da gentaglia»

«Il pluralismo è roba da gentaglia» A PECHINO Elogio del massacro di Tien An Men, campagna ideologica, più forza ai militari «Il pluralismo è roba da gentaglia» Il premier cinese Li Peng conferma la linea dura TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La dura repressione in atto in Cina dopo la strage di poco meno di un anno fa sulla Tienanmen non è che l'inizio di una più severa linea diretta a salvaguardare il socialismo contro ogni tentativo controrivoluzionario interno e contro ogni torbida manovra dell'imperialismo per una transizione pacifica verso il liberalismo borghese. Lo ha proclamato il premier Li Peng aprendo ieri i lavori dell'Assemblea del popolo, nominalmente il supremo organo legislativo, per la prima volta riunita in sessione plenaria da quei giorni di fuoco nel centro di Pechino. E' una conferma dell'indurimento politico-ideologico soprattutto alla luce dei cambiamenti in Unione Sovietica e in Europa Orientale che, ha detto senza menzionarli apertamente, provocano «insicurezza e turbolenza nel mondo», ma davanti ai quali Pechino resta imperturbabile perché «solo il socialismo può salvare la Cina». Comunque, nessuna interferenza nell'Est europeo. Abbandonata la giubba maoista dei giorni della repressionee, Li Peng, 61 anni, figlio adottivo di Ciu En-lai, si è presentato in abito scuro e cravatta davanti ai 2700 membri dell'Assemblea riuniti nella sessione annuale, uno dei momenti liturgici del regime che nell'89 si era caratterizzata per vivacità e aperture. Assente Deng Xiaoping, a conferma indiretta delle sue precarie condizioni di salute (ha 85 anni), le posizioni preminenti sono state prese sul banco della presidenza dal presidente della Repubblica Yang Shangkun e dal segretario generale del partito, Jiang Zemin, ma come primo ministro Li Peng ha aperto i lavori. Esaltata la «grande, storica vittoria» conseguita stroncando nel giugno scorso il movimento sviluppatosi in tutto il Paese per cacciare dal potere il partito comunista, Li Peng ha strappato ai delegati un rituale, muto applauso elogiando le for¬ ze armate e la polizia per la repressione a Pechino e nelle altre città in quei giorni e nei mesi successivi. Ma ciò non basta, perché, egli ha detto, «dobbiamo raddoppiare gli sforzi per rafforzare il lavoro ideologico e politico», mobilitare «teorici, artisti, propagandisti, scrittori», affinché il miliardo di cinesi si prepari a forti dosi di «medicina spirituale» contro ogni ombra di inquinamento di liberalismo borghese. Attingendo largamente al lessico leninista e maoista egli ha preannunciato ulteriori giri di dì vite, rilanciando la campagna per «imparare da Lei Feng» in corso da tempo. Lei Feng è una mitica figura di soldatino lanciata da Mao, tutto comunismo, Mao e partito e che, pur fortemente ideologizzato, è morto secondo la leggenda in un banale incidente. Non basterà più quindi «essere esperti», ma «esperti e rossi»; perciò, «campagne di rettificazione» nelle università con lavoro manuale e istruzione militare per gli studenti, mentre le scuole elementari e medie dovranno «inculcare negli alunni principi di patriottismo, collettivismo, socialismo e comunismo». Riconoscendo che la strage ha stroncato ma non eliminato l'aspirazione alla democrazia, egli ha ammonito che l'apparato poliziesco-militare sarà potenziato e resterà costantemente in guardia «per schiacciare tentativi di infiltrazione e di sovversione da parte di forze ostili straniere, e ogni sabotaggio da parte di elementi interni». C'è ancora «un pugno di gentaglia» che continua segretamente a coltivare idee di sistema pluralista respingendo la guida del partito comunista, e perciò «dobbiamo mantenere forte vigilanza e combattere risolutamente queste correnti di pensiero, impedendo che si propaghino. Gli organi governativi a ogni livello debbono guidare più fermamente le forze di pubblica sicurezza e costituire contigenti armati di pronto intervento». Fernando Mozzetti

Persone citate: Ciu En-lai, Deng Xiaoping, Feng, Fernando Mozzetti, Jiang Zemin, Mao, Yang Shangkun

Luoghi citati: Cina, Europa Orientale, Pechino, Tien An Men, Unione Sovietica