Ed il cinema omosessuale sceglie Torino ed un «Notturno» per l'esordio

Ed il cinema omosessuale sceglie Torino ed un «Notturno» per l'esordio Ed il cinema omosessuale sceglie Torino ed un «Notturno» per l'esordio Polemica in vista per «Kamikaze hearts»: rapporto tra una regista e la sua attrice con Carmen in sottofondo La produzione americana delle minoranze sessuali ha scoperto l'annuale appuntamento di Torino. Per l'imminente 5° Festival Internazionale di Film con Tematiche Omosessuali in programma al Museo del Cinema dal 29 marzo al 5 aprile, i titoli saranno almeno cinque con un'anteprima assoluta. L'anteprima è Notturne che il catalogo dà come colore in 16 mm. Mentre si tratta d'un bellissimo bianco e nero fotografato da Ed Talavera per la regìa mai manieristica di Mark T. Harris. Per fortuna Chopin, i languori delle commercializzazioni della sua musica, le sottolineature dei momenti più forti svaniscono a poco a poco in una ritrosia interessante. Harris adotta il punto di vista di Martin, un pianista riservato e dolcissimo che non ha mai avuto l'occasione di confessarsi passionalmente a un compagno che immagina vivo e presente, a- forse incognito accanto a lui, nella sterminata solitudine di New York. I discorsi e le peregrinazioni del protagonista sono cauti, addirittura pensosi. D'improvviso la situazione si sgela quando Martin conosce Gino, un finto studente che in realtà campa di oscene «marchette» senza mai compromettersi psicologicamente come per salvaguardare il proprio io profondo dalla taccia di omosessualità confessa. Anche la tecnica diventa insinuante, con il primo pianò e il dettaglio elevati alla forza d'una provocazione. Per Martin l'incontro di una notte diventa il momento rapinoso di 'tutta un'evoluzione sentimentale e sessuale. Sennonché, a contatto con l'amico che divide con lui il vasto appartamento e che già aveva allegramente commentato l'eccesso di romanticismo nel rapporto tra i due, deve riconosce¬ re che si è trattato d'un semplice inizio. Il contatto non si deve idealizzare poiché altri ne seguiranno. L'ossessione di Martin non diminuisce però fino a che un violento ritrovarsi con la «marchetta» ne fa un gay meno languoroso, meno illuso. Il Notturno risuonerà nuovamente come limpida personale esecuzione e non alla stregua di sdolcinato commento a una situazione insostenibile. Potrebbe essere un punto fisso del cosiddetto festival «tra Sodoma e Hollywood» questo amaro bianco é nero. Tuttavia sul piano del coinvolgimento molto ci si attende da Apartrnent zero di Martin Donovan con l'incubo d'un killer spietato che incombe sul mondo piccolo' di due comquilini. Gli antagonisti - con Dora Bryan, Liz Smith e i nostri Fabrizio Bentivoglio e Mirella D'Angelo - sono Hart Bochner e Colin Firth, oggi cele- bre nell'intero mondo occidentale per la parte di protagonista nel Valmont di Milos Forman. E a livello documentaristico ancora molto ci si attende da James Baldwin: The Price of the Ticket («James Baldwin: il prezzo del biglietto») diretto da Karen Thorsen a un anno dalla morte dello scrittore. Baldwin vi si rivela attore di vaglia come nella sua risata che invade lo schermo quando alla scontata domanda se si sentiva infelice nell'essere povero, negro e omosessuale, risponde che viceversa pensava di avere vinto alla lotteria. Una proposta originale viene da Art Empty Bed («Un letto vuoto») dove lo sceneggiatore e regista Mark Gasper si sofferma sui problemi di un gay della terza età, un tipo solitario che vive con dignità al Greenwich Village. I flash back senza dissolvenza che rievocano la sua giovinezza danno l'idea che Una scena di « Apartament zero» amori, discorsi, illusioni siano ancora lì a portata di mano. Sono invece irraggiungibili e soprattutto immutabili. Vano cioè dibattere se un tempo fece bene a concedersi un'avventura con un tipaccio interessante, o se fu colpa sua la rottura con un amante più giovane che quasi per ripicca si sposò e mise su famiglia. Oggi al massimo può telefonargli senza rancore e sentire se con i figli tutto procede alla perfezione. La forza del film consiste non abbiamo difficoltà ad aderire alla schedina pubblicitaria - nell'evitare scene di promiscuità e di adescamenti. Al protagonista, che con un eccesso di casualità incontra al Village l'unica donna che abbia mai amata, rimane un solo convincimento: l'avere agito bene nell'abbandonarla senza una spiegazione quando un'estate gli si rivelò la sua vera natura. L'amico ha agito diversamente cercando una soluzione di compromesso con l'altro sesso. Forse ha coinvolto nel proprio fallimento altre persone. Infine la polemica, annunciata, inevitabile. Esploderà con il film di lesbiche Kamikaze Hearts («Cuori kamikaze») dove Juliet Bishore dipinge senza reticenze il rapporto intimo tra una regista e la sua attrice, sullo sfondo delle riprese pornografiche per un rifacimento della Carmen di Bizet. Mostrare donne nude che si cercano o si drogano non si direbbe una trovata stilistica di classe. Ebbene, nonostante il pauroso boato di sdegno che segnò le due kamikaze al festival gay di Londra, saremo curiosi di sentire dalla voce dell'autrice come il versante sexy della donna sia stato stato sottratto alla rapacità erotica e commerciale degli uomini. Piero Perora