Angelita nella leggenda

Angelica nella leggenda Respinto il ricorso d'una donna per far abbattere la statua Angelica nella leggenda La bimba di Anzio morì davvero ROMA. «Angelita, ti saresti chiamata Angelita... quattro conchiglie ripiene di sabbia stringeva, una piccola mano...»: sono i versi di una celebre canzone degli Anni Sessanta, portata al successo, dai Marcellos Ferial, che si riallacciava a un episodio dello sbarco alleato di Anzio alla fine di gennaio del 1944. Una bambina abbandonata, raccolta da Christopher Hayes (caporale dei fucilieri scozzesi), sulla spiaggia di Anzio, divenne la mascotte del reggimento e morì quando stava per essere salvata, colpita da una bomba tedesca: il dramma della piccola (che si chiamava Angela Rossi) rimbalzò attraverso le corrispondenze di guerra, finì sulle pagine di centinaia di giornali e divenne il simbolo dell'infanzia vittima della violenza dell'uomo. Su di lei furono pubblicati libri in italiano, francese e inglese, ispirò anche un celebre film sullo sbarco di Anzio. Nel gennaio del 1979 (anno internazionale del bambino) a lei fu dedicato un monumento ad Anzio. Ora Angelita è stata consegnata alla leggenda. E' caduto anche l'ultimo tentativo di una donna che voleva far credere di essere lei la protagonista di quella storia di guerra. Infatti, il tribunale di Velletri ha respinto, dopo due anni, la richiesta di Angela Rossi, 53 anni, nata a Nettuno, che dichiarando di essere lei la bambina dello sbarco alleato, riteneva offensiva quella statua di Anzio dedicata «alla sua memoria» e ne chiedeva l'abbattimento. Angela Rossi, davanti ai giudici, aveva raccontato di essersi persa nei boschi circostanti le campagne di Anzio e Nettuno, quando aveva sei o sette anni, di essere rimasta due o tre giorni in un accampamento alleato e di essere poi stata riportata in fa¬ miglia. «La storia di Angelita non è vera — ha affermato — perché quella bambina, Angelina, come venivo chiamata da piccola, sono io. Per questo il Comune di Anzio deve abbattere quella statua che per me costituisce un grave motivo di turbamento». Nel suo tentativo di farsi passare per «Angelita» era stata smentita da Christopher Hayes che raccontò: «Insieme con il mio reparto misi piede a terra sull'attuale spiaggia di Lavinio. Fu lì che trovai la bimba,'era sola, piangeva, forse i genitori l'avevano abbandonata durante la fuga. Sul grembiule aveva ricamato il nome: Angelina Rossi. La chiamammo Angelita e la tenemmo con noi; con il telo mimetico degli elmetti riuscimmo anche a fabbricarle una bambola». Il militare fece di tutto per tener la. piccola lontana dalle bombe, ma i rischi aumentavano a causa della controffensiva tedesca e quando passò una jeep con due crocerossine a bordo Hayes la bloccò e vi fece sabre la piccola. Aveva però fatto pochi metri quando una granata tedesca centrò l'auto: vi morirono tre soldati inglesi, le due crocerossine e la piccola Angela: «La presi in braccio — raccontò l'ex caporale — ma non respirava più, la testa era ricoperta di sangue». Nella causa intentata da Angela Rossi, il Comune di Anzio ha sostenuto che la statua, rappresentava un simbolo, dedicato ai bimbi morti durante le guerre o per violenze di qualsiasi tipo e che, quindi, non si poteva riferire ad una persona specifica. Il tribunale di Velletri ha accolto questa tesi e implicitamente ha sostenuto che Angelita è morta in quel gennaio del 1944. Paolo Querio La statua dedicata ad Angelita, inaugurata il 22 gennaio 1979 ad Anzio

Persone citate: Angela Rossi, Angelina Rossi, Christopher Hayes, Hayes, Paolo Querio