Esce dagli archivi della Fiat e della Sip

La rivoluzione industriale Agnelli, Farina, Ponti, Gualino: i grandi «pionieri» piemontesi La rivoluzione industriale Esce dagli archivi della Fiat e della Sip BA Fiat era nata appena da pochi mesi e Giovanni Agnelli faceva già i conti con il piano regolatore di Torino, per sapere dove avrebbe potuto aprire la sua prima fabbrica, in corso Stupinigi, come pensava, o in corso Dante, come avvenne. Erano affari che non toccavano certo ancora il piccolo Battista Farina. Ignaro del suo futuro, badava a tutt'altro. Anche se aveva solo 6 anni ed era l'amatissimo «Pinin» del suo papà, doveva occuparsi della lucidatura dei paioli della mamma, che meditava di aprire un'osteria in via Canova 40, vicino a corso Dante e all'officina dove Battista avrebbe imparato a diventare il gran Pinin Farina, capace di mutare in carrozzerie la lezione di Ford. Intanto a migliaia di chilometri di distanza si consumava la giornata dell'operaio Giangiacomo Ponti che, lasciata la nativa Arona, con una laurea in ingegneria nella valigia, era sbarcato a New York per trovare lavoro alla General Electric Corporation. Qui, dove Thomas Alva Edison svelava le meraviglie dell'elettricità, Ponti partecipava alla scoperta delle tecnologie che avrebbe portato in Italia per fare la fortuna della Sip e della radiofonia. Nel gran scenario appariva anche la meteora di Riccardo Gualino, che nel 1910 sognava di creare la nuova Pietroburgo e che, sconfitto dalla rivoluzione russa, fondava in America la Snia, la società di trasporti transoceanici, riconvertita nel '20 per produrre in Italia la viscosa e le novità tessili Usa. Questi ricordi, citati a mero titolo di esempio e di curiosità, sono appena briciole del grande intreccio di storie che, con migliaia di personaggi, di dati biografici e finanziari, descrivono l'affermarsi di quella classe imprenditoriale subalpina che in tuì il momento giusto e le adeguate relazioni per un disegno industriale in grado di rappre sentare nel tempo uno dei più solidi pilastri dell'economia italiana. A raccontare il film di quegli eventi sono le carte e gli archivi aziendali, che a Torino finalmente stanno abbandonando i loro ripostigli per diventare un organico insieme informativo, al servizio degli studiosi. La Fiat ormai da cinque anni opera con questo obiettivo. In accordo con la Sovrintendenza archivistica del Piemonte ha lanciato il «Progetto archivio storico», che vuole riscoprire, organizzare e salvaguardare ii patrimonio storico del gruppo Fiat, insieme a quello delle imprese che hanno contribuito a formarlo. Consulente scientifico del progetto è Bruno Bottiglieri, che un anno fa ha già pubblicato la storia del gruppo Stet e che ora torna in libreria con una sua nuova opera dedicata alle vicende della Sip. «Le grandi imprese torinesi — spiega Bottiglieri — nel riscoprire e nel rendere note le loro carte fanno di Torino una capitale dell'archivistica aziendale che non ha precedenti. Basti pensare che la Fiat è il primo gruppo industriale europeo che pubblica, senza la minima omissione, tutti i verbali dei propri consigli di amministrazione, vale a dire gli atti più importanti della società». In due volumi, editi l'anno scorso da Franco Angeli, sfilano i verbali e i protagonisti dei primi 15 anni della Fiat. Altri due tomi, di imminente edizione, racconteranno le vicende Fiat fino alla grande crisi mondiale del '29. E' fresco di stampa anche il volume che raccoglie alcune delle foto e delle «immagini dell'archivio Fiat dal 1900 al 1940». Bruno Bottiglieri ricorda però che è solo «una piccola selezione di quel patrimonio di migliaia di disegni, foto e filmati che si stanno inventariando» e sottolinea in più la recente presentazione dell'archivio storico Alfa Romeo. «Anche la storia di questa impresa, solo da poco entrata a far parte del gruppo Fiat, verrà attentamente valorizzata — assicura Bottiglieri — non per fagocitare realtà diverse in un unico faraonico complesso, ma per consentire invece una più completa analisi storica e sociale, tramite lo studio delle attività che hanno avuto influenza nei vari ambiti locali». Sono intanto già in cantiere altre iniziative. Bottiglieri ricorda «l'inventario e l'informatizzazione dell'Archivio Lancia, che entro poche settimane presenterà raccolti in un volume i fatti e i documenti dei primi anni della casa automobilistica fondata da Vincenzo Lancia». Emerge così un patrimonio vario, che potrà essere utile alle discipline più diverse, dalla storia della tecnologia a quella sociale e anche a quella sindacale, visto che fra i documenti di casa Fiat compaiono pure i verbali delle commissioni interne. Inoltre, dalla lettura incrociata di tutti i dati economici, sarà possibile raccogliere informazioni per capire il rapporto fra territorio e impresa, per comprendere lo sviluppo urbanistico delle aree che l'hanno accolta e i comportamenti sociali che si sono manifestati. Saranno fonti preziose sia per i pubblici amministratori, sia per i teorici dell'organizzazione aziendale, che potranno così avere sotto mano un osservatorio storico di rilevante autorevolezza culturale. Anche la Sip procede di pari passo nell'interrogare la propria storia. Da quattro anni indaga nel proprio archivio, per riscoprire le origini e gli atti del più grande gruppo di servizi d'Italia. «Sono state trovate le carte di tutte le società assorbite dalla Sip prima del 1933 e dopo il 1964 — annuncia Bottiglieri — e ora è possibile ricostruire nei dettagli la storia di un complesso che ha guidato l'evolversi delle telecomunicazioni del Paese». Sono ricerche che evidenziano episodi magari poco noti al grande pubblico, ma che hanno influenzato i tempi. Come i viaggi di Giovanni Agnelli negli Stati Uniti, quando dal 1906 al 1911, va più volte a trovare Ford per importare in Italia quei principi di produzione continua di linea che, applicati prima alla Fiat di corso Dante e poi al Lingotto, permetteranno all'azienda di far fronte alla produzione di massa della prima guerra mondiale e di superare le carenze di cultura organizzativa che segneranno la fine di altre imprese dell'epoca. Nella storia Sip riappaiono di nuovo nitide le iniziative tecnologiche e finanziarie di Ponti che, prima della crisi del 1929, riunisce nelle proprie mani Italgas e Sip, in un gruppo di dimensioni tali da fare da contraltare alla Fiat. Il tutto avviene in uno scenario che trova spazio anche per restituire identità e volto a quei tecnici e a quei talenti che, con la loro professionalità, hanno reso possibili le grandi imprese dell'iniziativa finanziaria. Maurizio Lupo Impiegate addette alle macchine calcolatrici al Lingotto (Torino, 1923)