Quando Topolino trascinò il fumetto alla vittoria
Quando Topolino trascinò il fumetto alla vittoria Quando Topolino trascinò il fumetto alla vittoria In mostra fino a domenica a Treviso Comics gli eroi di quaranVannifa ~w| TREVISO I L PREMIO «Signor BonaI ventura» per il miglior liI bro italiano di fumetti S pubblicato nell'89 è stato assegnato sabato a Giuseppe Palumbo per Ramarro (edizioni Frigidaire), nella sezione realistico/avventurosa; per la satira sono stati premiati Disegni & Caviglia per Contro tutti (Mondadori). La premiazione rientra nella quindicesima edizione di «Treviso Comics» che si conclude domenica prossima: la rassegna è stata dedicata a «Italia 50», titolo anche di un ricco volume curato per l'occasione da Silvano Mezzavilla (Editori del Grifo). «Nell'Italia Cinquanta — spiegano gli organizzatori, il Circolo amici del fumetto — la comunicazione, anche grazie all'avvento della tv, accellera l'ampiezza e la profondità dei propri messaggi. L'illustrazione e il fumetto sono protagonisti non secondari. Il lo¬ ro consumo si diffonde in ogni strato sociale e seduce un po' tutti con la capacità di fissare sulla carta la fantasia e lo stupore, i sogni e le mode, il sorriso e l'ansia di novità». E' in questi anni che, con il boom economico, c'è l'esplosione delle pubblicazioni, dei giornaletti, passati dalle strisce del dopoguerra (formato imposto dalla carenza di carta, inchiostri, tipografie) agli albi di cui Topolino è precursore nel tascabile e Tex Willer lo è nelle collane di raccolta, nonché in una miriade di riviste con formati fantasiosi. Nello storico Palazzo dei Trecento a Treviso sono così presentati i disegni originali tratti dalle avventure di Pecos Bill, Chiomadoro, Liberty Kid, Capitan Miki, Kinowa, il Grande Blek, Tiramolla, Procopio, Cucciolo e Beppe, Superbone, Akim, Cherry Brandy, Bufalo Bill, Roland Eagle, Pugacioff, Pepito, Gordon Jim, Serafino, Fiordi- stella, Piccola Eva, Pedrito ed Drito, Tarzanetto, Cuoricino: personaggi i cui autori meriterebbero, a buon diritto, d'entrare nell'enciclopedia della narrativa popolare. Quei disegni, quelle battute ingenue eppure così censurate da insegnanti/politici/sacerdoti, hanno fatto divertire i bambini cresciuti poi nel beat e nella contestazione in un miscuglio di Che Gucvara e Tex Willer (ricordate i dibattiti della Fgci: Tex è anarchico o fascista?), Marx e Linus. Il fumetto ha proseguito nella sua vita avventurosa con molti scossoni, lasciando tanti «eroi» per strada e proponendone di nuovi, alcuni di gran successo come l'odierno Dylan Dog. Ma torniamo ai Cinquanta la cui cronaca «prende il via dall'Anno Santo, dall'uccisione di Salvatore Giuliano, dalla santificazione di Maria Goretti, prosegue con l'alluvione nel Polesine, le Olimpiadi della neve a Corti¬ na, la conquista del K2, l'affondamento dell'Andrea Doria, il ritorno di Trieste, la legge Merlin, la banda di via Osoppo e si conclude con l'elezione di Giovanni XXIII e il Nobel a Quasimodo». Ed è in questi anni che, dice l'editore Bonelli, «per la prima volta il fumetto italiano assume tanta hnportanza da diventare prodotto d'esportazione. Pubblicare fumetti negli Anni 50 significò lanciare una grande sfida a un mondo nuovo, a una società che lentamente stava rinascendo dopo la catastrofe della guerra». Ma la censura beghina era in agguato. «Il fumetto veniva demonizzato e additato come causa di tutti i mali che affliggevano la società italiana», ricorda Bonelli e così gli editori inventarono il «Marchio di Garanzia Morale» ovvero un «organo di censura preventiva. Ripensare a quei tempi in cui dovevamo de«1 cidere se allungare la gonna di una squaw fino a coprirle il ginocchio oppure stabilire se fosse più giusto che l'eroe colpisse il cattivo con un solo pugno, forte, o con due più deboli mi fa credere, talvolta, di aver vissuto un brutto sogno». «I fumetti in questi anni erano, anche, un mezzo per avvicinare i giovani alla lettura — aggiunge l'editore Casarotti della "Dardo" —. Si usciva dalla guerra e c'era voglia di spensieratezza, di grandi orizzonti». Mentre Benito Jacovitti, il Jac dei salami e delle lische a far di contorno a Cocco Bill e mille altri, confida: «Per me gli Anni 50 sono stati i migliori perché ho creato i migliori personaggi, cioè Pippo, Pertica e Palla che rappresentavano in fondo la mia magrezza poi la mia pesantezza e quindi la mia fanciullezza perenne. Poi in quegli anni ho creato Cip, Zagar, il cane Chilometro, Cocco Bill. Mi comperai la prima automobi¬ le, una Topolino di seconda mano: era il segno, la dimostrazione, che avevo cominciato a guadagnare qualcosa». Sempre nel Palazzo dei Trecento è stata allestita una rassegna dedicata ai grandi illustratori del decennio preso in esame: Tempesti, De Gasperi, Carcupino, Leone, Jacopo, Molino, Ferrari. Ma c'è un'immagine, raccolta nel volume, che forse più d'altre sintetizza i «Cinquanta»: è la copertina dello spartito di Nel blu, dipinto di blu di Modugno e Migliacci, la canzone che vinse a Sanremo nel '58. Il disegno, due splendidi occhi femminili, è di Guido Crepax il futuro creatore di Valentina. E, sempre di Crepax, è lo spartito di Lazza^ella canzone vincitrice del «festival radiofonico della canzone napoletana» (1957) con musica di Domenico Modugno e parole di Riccardo Pazzaglia, quello del «brodo primordiale». [a.g.]
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