Il Condor non vola più di Gianni Bisio

Il Condor non vola più Allo sbando il progetto per il potente missile balistico Il Condor non vola più Una serie di «incidenti» ha dissuaso Argentina e Egitto a concludere la sua costruzione: ormai soltanto l'Iraq ha ancóra delle speranze E' allo sbando il progetto per il Condor II, il missile balistico ( 1000 km di portata, testata da 500 kg) che Argentina, Iraq ed Egitto stavano realizzando con il concreto quanto segreto aiuto di molte aziende occidentali: le pressioni esercitate in vario modo dai sette Paesi che fanno parte del Missile Technology Control Regime (Mtcr) e alcune operazioni pesantemente dissuasive dei servizi segreti israeliani hanno rotto la rete di collaborazioni e di complicità che si era formata intorno al progetto, peraltro divenuto sempre meno segreto grazie allo spionaggio occidentale. Secondo il periodico specializzato «Jane's Defence Weekly», la Consen, azienda di Zug (Svizzera) che coordinava la realizzazione del Condor II, ha ridotto drasticamente la propria attività, complicando lo sviluppo del vettore, già afflitto da grossi problemi al sistema di guida perché privato dell'apporto tecnologico occidentale. Inoltre l'Egitto si sarebbe ritirato completamente dal progetto per le forti pressioni degli americani: lo scorso anno i servizi di sicurezza Usa arrestarono un egiziano naturalizzato statunitense per esportazione illegale di fibre di carbonio, materiale chiave per la realizzazione dell'ogiva del missile. E al Cairo e a Montecarlo saltarono in aria le auto di due collaboratori della Consen. L'Argentina, dal canto suo, dopo alcuni esperimenti negativi sul Condor, condotti nella Pampa, presso Cordoba, sta provando un missile a corto raggio (200 km) conosciuto come Alacran. Unico Paese a credere ancora nel progetto è l'Iraq, che continua a investire denaro per un'arma che, una volta completata, potrebbe avere effetti destabilizzanti in Medio Oriente. Peraltro la tecnologia per il combustibile solido del Condor può essere impiegata anche nella costruzione di altri missili, l'Al-Huseein (650 km) e l'AlAbbas (875 km), che l'Iraq sta autonomamente sviluppando. Per la loro realizzazione (e per lo studio di testate chimi¬ che e nucleari) Saddam Hussein ha affidato al cugino, Kamal-alMajid, ministro dell'Industria militare, la realizzazione del complesso di Saad-16. Uno stabilimento progettato dall'austriaca Consultco, costruito dalla Gildemeister ed equipaggiato dalla Transtecnica. A Saad-16, secondo fonti recenti dell'intelligence britannico, ci sono due gallerie del vento per i test supersonici, prova che Saddam Hussein non ha per nulla rinunciato a realizzare oggetti volanti per colpire i suoi molti nemici, magari usando testate chimiche o addirittura (in un futuro non lontano) nucleari. Farzad Bazoft, il giornalista dell'Observer, di origine iraniana, condannato a morte sabato, è stato accusato di aver tentato di aver notizie proprio su un'esplosione verificatasi lo scorso 17 agosto in un complesso industriale a Sud di Bagdad, appunto il Saad-16. Secondo quanto aveva allora rivelato il quotidiano britannico «The Indipendent», fatti confermati successivamente dai satelliti- spia dei servizi d'informazione occidentali, lo scoppio, probabilmente dovuto ad un sabotaggio del Mossad israeliano, aveva provocato oltre 700 morti fra le maestranze: molti erano stati i feriti egiziani, rimpatriati in segreto con un ponte aereo militare. Così anche lo strano «incidente» al Saad-16 può aver giocato sull'interruzione del volo del Condor. Gianni Bisio L'iracheno Saddam Hussein

Persone citate: Cordoba, Farzad Bazoft, Majid, Saddam Hussein