Pci: ora elezioni e perestrojka
Pci: ora elezioni e perestrojka Chiuso il primo congresso comunista uguale a quello di tutti gli altri partiti Pci: ora elezioni e perestrojka Occhetto: «La conclusione mi pare ottima» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Con quanta fretta, quanta voglia di chiudere questa durissima pagina della loro storia, se ne vanno i dirigenti del pei, verso quella «fase costituente» tutta ancora da scoprire. Se ne va Achille Occhetto, quasi di corsa e rinunciando al promesso incontro coi giornalisti, anche se parla di «ottima conclusione», dopo esser stato confermato segretario con un fiume di astensioni e voti contrari. Se ne va Gian Carlo Pajetta, taciturno e deluso, dopo esser stato scartato come presidente. Se ne va Natta, senza alcun commento, dopo l'ennesimo gran rifiuto. Se ne vanno leaders del sì e del no, con sbrigative dichiarazioni fiduciose, dopo aver sperimentato il loro primo congresso davvero «diverso» e uguale a quelli di tutti gli altri partiti. E ancor prima se ne erano andati una quarantina del nuovo parlamentino, senza partecipare all'ultima elezione, ma dopo aver assaporato a fondo i frutti proibiti delle correnti. Così, cinque minuti dopo l'ultimo applauso, alle 5 di ieri sera non rimaneva più nessuno dentro e fuori il palasport bolognese, mentre squadre di operai già smontavano freneticamente le rosse strutture del 19° congresso. Tortorella è il nuovo presidente del comitato centrale postcomunista, grazie al ritiro di Natta, «alle ambiguità» di Pajetta, ad un accordo tra maggioranza e opposizione, e fors'anche all'affetto accresciuto dal malore di giovedì. Occhetto è stato confermato segretario, con 213 voti favorevoli, 23 contrari, 71 astenuti e 5 schede bianche: ha avuto il 68 per cento, soltanto un punto in più rispetto allo schieramento che lo sostiene, nonostante le promesse ventilate dall'opposizione. Una commissione di garanti, infine, deciderà nei prossimi giorni se creare anche un ufficio politico, accanto a direzione e segreteria. Per la prima volta nella sua storia, l'organizzazione del pei ha visto saltare ogni programma stabilito, e le ore sono corse incontrollate come succede negli altri partiti. Il congresso avrebbe dovuto concludersi sabato sera con l'elezione del comitato centrale, che il mattino dopo avrebbe dovuto eleggere presidente e segretario. Invece ieri mattina il popolo dei delegati era ancora tutto lì, sotto il catino bollente del palasport, dopo una notte passata a votar mozioni e documenti, mentre nelle stanzette attigue si intrecciavano frenetiche consultazioni e trattative. Il passaggio più delicato, quello del documento della Fgci che chiedeva la fuoruscita unilaterale dell'Italia dalla Nato, aveva richiesto persino l'intervento diretto di Occhetto, che è ritornato alla tribuna per bloccare quella richiesta capace di far crollare da sola la credibilità politica dei suoi obiettivi. Così il nuovo parla¬ mentino ha potuto riunirsi soltanto nel primo pomeriggio, dopo che i vertici delle tre mozioni hanno concordato un piano «unitario»: presidenza del comitato centrale al no, presidenza della commissione nazionale di garanzia ad una donna del sì (Giglia Tedesco), segreteria ovviamente al segretario uscente, e gruppo speciale di saggi col compito di proporre nei prossimi giorni «le caratteristiche e le composizioni degli altri organismi dirigenti»; un gruppo esattamente proporzionale, dunque composto da 11 della mozione uno, 5 della due ed uno della tre. Tutto bene e secondo programma per la presidenza dei garanti e per il gruppo dei saggi. Ma quando alla presidenza del ce la maggioranza ha proposto il nome di Pajetta (in fin dei conti sempre schierato con In- Gianni Pennacchi continua a PAGINA 2 5a colonna
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