Il psi: così la seconda Repubblica di Augusto Minzolini

Il psi: così la seconda Repubblica Ecco le tesi che Craxi presenterà alla conferenza programmatica socialista di Rimini Il psi: così la seconda Repubblica Un presidente per l'alternativa ROMA. Una Repubblica presidenziale, un Capo dello Stato dotato di poteri di governo e sottoposto al controllo di un «Parlamento forte». Alla vigilia della Conferenza di Rimmi Bettino Craxi precisa - nelle tesi programmatiche, che vanno sotto il titolo «un riformismo moderno, un socialismo liberale» - la sua proposta di riforma istituzionale, sostenendo che solo l'elezione diretta del capo dell'esecutivo può consentire di realizzare l'alternativa, mettere gli elettori in condizione di scegliere fra schieramenti contrapposti e «avere effetti di trascinamento» in Parlamento sulla maggioranza che dovrà sostenere il governo. Craxi parte dalla constatazione che «la forma di governo parlamentare, che fa discendere dal Parlamento la legittimazione e l'autorità dell'esecutivo non è più adatta alle nostre esigenze». Di qui l'opportunità di «dare a ciascun elettore la forza di concorrere alla scelta di chi governa attraverso l'elezione diretta di un Capo dello Stato munito di autorità di governo». Il segretario del psi però ammette che una novità così radicale come la Repubblica presidenziale avrebbe una tale «potenzialità squilibrante» da dover «essere accompagnata da contestuali evoluzioni politiche orientate nel medesimo senso». Come bilanciamento, propone di potenziare Regioni e enti locali (ma anche in questo caso introducendo l'elezione diretta dei presidenti delle giunte e dei sindaci) e di rendere «il Parlamento forte nei poteri e forte nella conformazione politica». E a questo punto le «tesi» introducono il tema della riforma elettorale. «Sulla scia dell'elezione diretta del Capo dello Stato - si legge a pagina 114 del testo sul quale da giovedì si aprirà la discussione nel partito socialista - la riforma elettorale può concorrere a compattare i gruppi politici davanti agli elettori e ad evitare al Parlamento la debolezza che è insita nell'attuale pluralismo di rappresentanze, muoventisi ciascuna secondo proprie logiche e proprie finalità». Il leader socialista rifiuta, considerandola «distorsiva» l'idea di «premi di maggioranza», per costringere i partiti a presentarsi alleati già prima delle scelte degli elettori, avanzata negli anni scorsi da de e pei, ma sottolinea la necessità di una riforma «che riduca la frammentazione delle rappresentanze parlamentari e rinsaldi maggioranza e opposizione». Il meccanismo che dovrebbe garantire questo risultato, Craxi non lo esplicita; ripete solo che la Repubblica presidenziale, già di per sé, «reca una naturale tendenza alla formazione di schieramenti alternativi», ha «potenzialità maggioritarie» e «può avere effetti di trascinamento sulla consistenza delle forze rappresentate in Parlamento. Dopo il disgelo a sinistra avviato con il discorso di Pontida e il successivo dialogo portato avanti al congresso comunista di Bologna, la mossa di Craxi sembra indirizzata ancora una volta al pei. Seguendo il ragionamento esposto nelle «tesi» che stamane a via del Corso vengono presentate in una conferenza stampa dal vicesegretario Giuliano Amato - sembra di capire che il leader socialista, in cambio di un esplicito appoggio di Occhetto all'elezione diretta del Capo dello Stato, accetterebbe di discutere su un eventuale collegamento dello schieramento di forze in favore del candidatopresidente con un programma di governo. Qui appunto le proposte di Craxi sembrano rivolgersi più direttamente al pei. Era stato Achille Occhetto, due settimane fa, a Bologna, nell'esaminare l'ipotesi socialista di Repubblica presidenziale, a parlare di necessità di bilanciarla con un «Parlamento forte». Ora la replica socialista usa quasi le stesse parole. Al segretario comunista, Craxi in sostanza ora sembra dire: se ci fidiamo, possiamo ricominciare a discutere. Sui meccanismi decideremo poi. Scritto da Giuliano Amato, con il concorso di tutte le teste d'uovo del psi (l'ultima riunio- ne, durata 18 ore tra sabato 10 marzo e domenica 11, mentre Achille Occhetto concludeva il suo congresso a Bologna, si è svolta nella villa di Giampiero Cantoni, presidente della Bnl, una cascina ristrutturata a Segrate), il documento programmatico è stato soppesato parola per parola la scorsa settimana da Bettino Craxi, prima di essere dato alle stampe: 138 pagine, 11 capitoli ed un cuore, il decimo capitolo, nel quale per la prima volta viene avanzata la proposta complessiva per cambiare il nostro sistema istituzionale. Insieme alla grande riforma, e all'idea di un governo più snello con un numero ridotto di ministri, le «tesi» affrontano il problema di una ridefinizione dell'identità del psi, con uno slogan, «socialismo liberale», volto a evitare tentativi di scavalcamento in corsa da parte del pei e in futuro, forse, stando almeno al tono delle discussioni interne avute dal comitato preparatore del documento, destinato persino ad avere ripercussioni sul nome del psi. Augusto Minzolini Giuliano Amato con Craxi. Ha lavorato a scrivere le tesi del psi

Luoghi citati: Bologna, Pontida, Rimini, Roma, Segrate