«A Rabta fu un attentato»

«A Rabta fu un attentato» Mentre i servizi segreti Usa parlano di due morti e centinaia di feriti «A Rabta fu un attentato» Così lo spiega l'ambasciatore libico ROMA. Un timer sofisticatissimo, invero «diabolico», ha provocato l'incendio che ha distrutto «gran parte del complesso industriale di Rabta». Un timer siffatto, collegato con congegni frutto d'una tecnologia avanzatissima, poteva essere regolato soltanto da uno 007 al servizio d'una potenza industriale. Questo dice l'ambasciatore della Jamabirja libica, il poeta Abdurrahman Shalgam, che ha convocato i giornalisti, «italiani e non», in servizio a Roma per una conferenza stampa «importante». In verità il cortesissimo ambasciatore non ha aggiunto poi molto a quanto aveva già dichiarato il colonnello Gheddafi. Ha sprecato più parole del suo leader, questo sì, finendo col dare tuttavia qualche dettaglio in più. Quello del timer, ad esempio. L'ambasciatore ha confermato gli arresti, forse più di cinque, ed ha detto che l'attentato.è stato concepito in modo da far pensare a un «possibile incidente». Quella dell'incidente dovuto a scarsa professionalità è la «tesi» degli Stati Uniti, indicati dalla Libia come mandanti, insieme con Israele. Ma i tedeschi che c'entrano? E' stata l'impresa federale «Imhausen Chemie» a costruire gran parte della «Pharma 150» e poiché il fuoco è scoppiato in un punto protetto «alla perfezione», spiega Shalgam, soltanto chi aveva costruito quei sistemi di sicurezza (o vi aveva lavorato) può aver fatto da basista allo 007 nemico. Vittime? Nessuna, secondo l'ambasciatore che sorride sfingeo quando gli si dice che secondo fonti americane (satelliti, etc.) ci sarebbero «almeno 2 morti e centinaia di feriti». Ma del sabotaggio di Rabta (dove, secondo l'ambasciatore, non si producono affatto «bombe chimiche» bensì prodotti ferrosi, plastici, petrolchimici e medicinali) «non è improbabile» che l'esecutore materiale sia stato «un tecnico del personale della fabbrica»; personale che è una sorta di legione straniera della chimica. «La Jamahirja libica è contraria alla pena di morte», ha continuato l'ambasciatore, tut¬ tavia «il responsabile di questo crimine verrà giustiziato nel luogo stesso dell'infame delitto». Forse ci sarà presto, a Tripoh, un processo con rituale confessione pubblica del colpevole, come da copione. Dovremo, invece, pazientare certamente a lungo prima di sapere chi ha ammazzato quel povero nostro lavoratore. Se mai lo sapremo. E ciò a dispetto del fatto che l'Italia, come ha detto Abdurrahman Shalgam di rincalzo al colonnello, è un Paese amico, un interlocutore privilegiato, un Paese chiave che svolge un ruolo importante, di alta valenza politica, con equilibrio e saggezza in un'area tra le più nevralgiche del mondo. Perché noi italiani, secondo Gheddafi, non abbiamo secondi fini, non siamo, insomma, neocolonialisti. Nasce il sospetto, non sgradevole per altro, che la conferenza stampa dell'ambasciatore Shalgam su Rabta sia soltanto un pretesto per una «offensiva di charme», come suol dirsi, nei riguardi dell'Italia. Anche se, come s'è affrettato a chiarire il diplomatico-poeta, la questione del risarcimento dei danni subiti dalla Libia durante il perìodo coloniale «è una verità storica che non possiamo cancellare». «Il fascismo ha fatto in Libia quel che il nazismo ha fatto contro gli ebrei». Epperò, ha concluso Shalgam, Tripoli è disponibile, più che mai, a una intesa «che chiuda, ragionevolmente, questa pagina negativa nei rapporti tra i due Paesi». Netto contrasto, dunque, tra la versione dell'ambasciatore e i servizi segreti americani che ancora ieri hanno indicato in due morti e centinaia di feriti le vittime dell'incendio che ha semidistrutto l'impianto nel deserto libico. Le immagini dei satelliti analizzate dall'Intelligence Usa fanno rilevare che le fiamme hanno attaccato sette edifici, danneggiando un magazzino e l'impianto di produzione. La fabbrica dovrebbe «restare ferma» almeno un anno, ha dichiarato al «Washington Times» un funzionario dei servizi segreti. li. m.]

Persone citate: Abdurrahman, Abdurrahman Shalgam, Gheddafi, Shalgam

Luoghi citati: Israele, Italia, Libia, Roma, Stati Uniti, Usa