Se il manoscritto è un dischetto

Se il manoscritto è un dischetto Dopo la diffidenza iniziale tastiere e video entrano in massa anche nelle case editrici Se il manoscritto è un dischetto Ma l'ostacolo principale è la Babele del software LONDRA. «Quincunx», un romanzo epico sul periodo vittoriano, potrebbe essere il primo best-seller ad essere completamente stampato grazie all'informazione tecnologica. Secondo l'autore, Charles Palliser, il fatto che il suo manoscritto di 500 mila parole fosse memorizzato su un dischetto compatibile con i programmi di stampa, deve aver persuaso l'editore, Canongate di Edimburgo, a pubblicarlo. Altrimenti, rivedere e stampare il tomo, cinque volte più lungo della media dei romanzi, sarebbe costato troppo in termini di costi e di tempi. Molti autori ormai fanno uso di personal computer o di word processor, anche se pochi ne hanno una conoscenza approfondita come Palliser. Comunque tutto il settore editoriale è stato notevolmente lento ad adattarsi alle innovazioni tecnologiche. Solo alcuni editori hanno fatto grossi investimenti nell'editoria elettronica, mentre la maggior parte continua a ricevere e maneggiare manoscritti cartacei. L'uso del computer nell'editoria permette enormi risparmi di tempo e diminuisce i rischi di commettere errori in fase di battitura. Sulla riduzione dei costi di pubblicazione scrittori ed editori hanno pareri contrastanti. «Memorizzando le loro opere su dischetto invece di scriverle sulla carta, gli autori offrono un bel risparmio agli editori», dice Mark Le Fanu, segretario generale della Society of Authors a Londra. Molti editori invece negano che, fino ad oggi, l'uso dei computer da parte degli autori abbia permesso di ridurre i costi. «Può aver accelerato il ciclo produttivo, evitando altri errori di battitura e la correzione delle bozze, ma i dischetti usati dagli scrittori sono talmente diversi fra di loro che l'editore dovrebbe spendere una fortuna per diventare compatibile con tutti», dice Carol Risher, re sponsabile delle nuove tecnolo gie per l'Association of American Publisher (AAP) a Washin gton. Nel tentativo di ottenere una standardizzazione della scrit tura, l'AAP sta promuovendo un Electronic Manuscript Stan dard basato sul cosiddetto Standard Generalised Mark-up Language (SGML). L'SGML separa la struttura intrinseca di un documento (titoli, paragrafi, etc.) dal suo contenuto (testo ed illustrazioni) e dal suo formato (il modo in cui si presenta, compreso il carattere). Segni con venzionali vengono inseriti nel testo, ad esempio, per indicare l'inizio e la fine del paragrafo L'SGML permette di scambiare un testo fra diversi tipi di com puter e di ottenere diverse edizioni cambiando i caratteri e la disposizione. Risher afferma però che sia autori che editori sono stati riluttanti nell'adottare l'SGML La sua complessità (il manuale è lungo 155 pagine), e la mancanza di un software che age voli l'introduzione dei contras segni sono le cause principali. Ma l'SGML sta cominciando a diffondersi, spinto dal Ministero della Difesa americano che da quest'anno obbliga tutti i fornitori ad usare l'SGML per la documentazione tecnica. Al tri ministeri americani, come pure la Commissione Europea e l'European Patent Office (l'uffi ciò brevetti) ne hanno seguito l'esempio. La decisione del ministero della Difesa ha creato un vasto mercato potenziale e molte software-house cominciano ad offrire pacchetti che inseriscono automaticamente i contrassegni per l'SGML. Fra i primi prodotti ci sono Author-Editor della SoftQuad di Toronto in Canada (che funziona su computer Apple Macintosh) e Write-It della Yard Software di Chippenham, nel Wiltshire (che funziona su Ibm e suoi compatibili). La Yard vende anche Mark-It, che inserisce i simboli dell'SGML anche nei file già esistenti. E molti altri programmi simili saranno disponibili in pochi mesi per ogni tipo di stazione di lavoro. «Cat's Eye» della scrittrice canadese Margaret Atwood, è stato il primo best-seller prodotto usando l'SGML. Gli editori canadese ed americano (rispettivamente McClelland & Stewart e Doubleday) hanno ottenuto due edizioni diverse dall'originale in Author-Editor. Comunque, alcuni editori sono convinti che SGML sia ancora troppo complesso e rigido; essi usano sistemi di composizione come Telos, creato dalla Digital Publications di Edimburgo, che comprende un programma per il trattamento dei testi destinato agli autori. Altri editori stanno sviluppando linguaggi semplificati. Per esempio, Harper Collins, il gruppo editoriale internazionale, sta introducendo l'Electronic Text Management System, sviluppato dalla sua consociata J. B. Lippincott di Filadelfia. Harper Collins usa una macchina Shaffstall 6000 per tradurre i dischetti degli scrittori nel suo formato standard. I redattori poi lavorano sul testo sui personal computer con il software XyWrite. Il sistema permette di evidenziare i cambiamenti apportati al testo originale ed eventuali commenti Il testo così rivisto viene rispedito all'autore. L'Editorial Text Management è oggi usato da 30 redattori interni e da 15 free-lance di Lippincott. Si prevede di ri sparmiare più di 600 milioni di lire l'anno prossimo solo per la riduzione del lavoro di battitu ra dato all'esterno. Il sistema si sta gradualmente diffondendo in altre sedi nel gruppo. «I redattori che non hanno mai lavorato su un computer, ne sono in genere terrorizzati» dice Larry Bryant, responsabile del sistema elettronico del gruppo. Ma essi vengono facilmente conquistati dal sistema che rende il lavoro più veloce e facile. Nonostante questo, ci sono redattori che continuano a preferire carta e penna. «Essi sono convinti che il video sia adatto ai giornalisti» fa notare Stephen Brough, capo redattore del The Economist Books Londra. Naturalmente, sono possibili compromessi tra computer carta. Basta stampare il contenuto del dischetto fornito dal l'autore, così il redattore potrà lavorare sulla carta e poi inseri re a computer le modifiche apportate, evitando di far ribattere tutto il manoscritto. Al momento non ci sono dati statistici che indichino quanti scrittori facciano uso di perso nal computer. Ma la British Li brary ha sponsorizzato un prò getto di ricerca del Middlesex Polytechnic su quanto la tecno logia influisca sulle relazioni tra scrittori ed editori. Uno degli obiettivi del sondaggio è di tracciare delle linee guida che potrebbero essere incluse nei contratti con gli autori. In genere l'uso di computer è più diffuso fra gli autori di testi scientifici e tecnici. Secondo uno studio-pilota per la British Library, gli scrittori usano una grande varietà di programmi di word processor, di cui i più diffusi sono Microsoft Word, WordPerfect, Wordstar e Locoscript. Alcuni pacchetti sono più vicini alle esigenze editoriali. Ma ogni programma può causare problemi all'editore se non viene usato correttamente. Spesso le case editrici rifiutano i dischetti degli scrittori perché ci vuole troppo tempo per ripulir¬ li di tutti i comandi inutili inseriti dallo scrittore inesperto. Un caso a parte è rappresentato da Charles Palliser, che ha passato tre mesi a controllare il suo testo e che ha lasciato solo cinque piccoli errori di battitura su mezzo milione di parole. Cìive Cookson Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa» £D\ToRE "imo, 516N0R R0SS1,CHE IL VIRUS DEL COMPUTER AmA EUMINrVTODAL SUO R0MhK)20l"Uflìc LE 6CEME DI5E650,,

Luoghi citati: Canada, Edimburgo, Filadelfia, Italia, Londra