Thatcher al «budget-day» di Paolo Patrono

Thatcher al «budget-day» Martedì la prova del fuoco: se non passa il programma, il premier potrebbe essere spinto alle dimissioni Thatcher al «budget-day» Malcontento per disoccupazione, tassi di interesse al 15% e inflazione Ma il Premier adotterà un bilancio severo, chiedendo altri sàcrificr LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se la signora Thatcher non riprenderà presto il controllo degli «indicatori» economici, allora il suo destino potrebbe essere davvero segnato. Potrebbe essere spinta alle dimissioni forzate prima dell'inizio della prossima campagna elettorale, che vede i laburisti largamente in testa nei sondaggi. Questa è la previsione degli analisti della City all'antivigilia della presentazione del bilancio annuale da parte del nuovo cancelliere dello Scacchiere John Maior, martedì prossimo. Sarà quindi un battesimo del fuoco per Maior che, dallo scorso autunno, sostituisce Nigel Lawson, artefice dei positivi risultati dell'economia britannica negli ultimi anni, dimessosi clamorosamente dopo un dissidio con i consiglieri della signora Thatcher che il premier non aveva voluto dirimere a suo favore. Nel frattempo, l'economia britannica dà segni di sofferenza, negli ultimi mesi. Cre¬ sce infatti il malcoltento per i tassi d'interesse allo stratosferico livello del 15%, che gravano sugli inglesi indebitati e con pesanti mutui per la casa sulle spalle. -Aumentano, poi, le preoccupazioni per l'inflazione: secondo le previsioni, giungerà entro l'estate al 9%. Inoltre, i consumi al dettaglio hanno registrato un boom nell'ultimo trimestre e per la prima volta da anni la bilancia per le partite invisibili è andata in rosso. Infine, la disoccupazione, decrescente da tempo, si è attestata a fine febbraio sul milione e 600 mila senza lavoro, ma dovrebbe ricominciare a risalire nei prossimi mesi. In questo scenario, in cui si accentuano a ripetizione i segnali di allarme, si è aggiunta quella mina dirompente della nuova tassa comunale prò capite, la controversa «poll-tax» contro la quale si è scatenata in tutto il Paese una violenta campagna di contestazione. La signora Primo ministro difende la sua applicazione dal prossimo 1° aprile, spiega che è l'unico mezzo per costringere i Comuni troppo prodighi (essenzialmente quelli laboristi) a moderare le loro spese per non gravare sui contribuenti. Ma l'impatto della «poll-tax» è percepito dall'opinione pubblica come ingiusto e con conseguenze negative sull'inflazione. Non c'è una recessione alle porte, sia chiaro, per l'economia inglese perché, anche se in fase di decelerazione, lo sviluppo continuerà, seppure a un ritmo risicato dell'1,5% nel prossimo anno finanziario grazie anche alla favorevole situazione internazionale. Ma è chiaro che questa volta la Thatcher non potrà risalire la corrente con una politica di sgravi fiscali adottata con successo in passato. E a quanto hanno dichiarato lo stesso premier e il cancelliere Mayor all'approssimarsi del «budget-day», è fuori luogo sperare in una riduzione dei tassi d'interesse, che resteranno elevati per combattere la risorgente inflazione. Resta naturalmente da spiegare agli inglesi perché, dopo dieci anni di severa cura d'austerità, oggi Londra registra un tasso d'inflazione superiore generalmente a quello degli altri partner della Cee. Bimane da far digerire l'amara medicina dei continui sacrifici. Ma secondo gli specialisti della City, per quest'anno il governo adotterà martedì un bilancio severo, centrato essenzialmente sulla lotta contro il drago dell'inflazione. Magari nascondendo anche nelle pieghe del budget qualche marginale aggravio fiscale destinato a colpire alcol e tabacchi. Solo una volta che verrà ripreso il controllo della situazione economica, la Thatcher potrà pensare ad allentare i cordoni della borsa, alla vigilia della prossima campagna elettorale. Sempre che per lei personalmente non sia già troppo tardi. Paolo Patrono

Persone citate: John Maior, Maior, Mayor, Nigel Lawson, Thatcher

Luoghi citati: Londra