I neri lasciano il centro di Firenze

I neri lasciano il centro di Firenze Gli immigrati venderanno le loro merci solo in cinque aree. Ieri la visita di La Malfa I neri lasciano il centro di Firenze Ce l'accordo: oggi finirà lo sciopero della fame FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO C'è l'accordo per Firenze. I neri abbandonano il centro, rinunciano allo sciopero della fame, accettano di vendere le loro mercanzie soltanto in alcuni punti della città. La situazione si è sbloccata alle 22, dopo cinque ore di colloquio tra il sindaco dimissionario Giorgio Morales, socialista, e i rappresentanti degli immigrati. Il Comune destinerà quattro aree ai venditori immigrati e agli ambulanti locali, mentre una quinta zona, le Logge del mercato nuovo al Porcellino, potrà ospitare i «Vu' cumprà» e anche gli italiani dalle ore 21 alle 24. Da parte loro i rappresentanti degli extracomunitari si sono impegnati a interrompere lo sciopero della fame e a sgomberare entro stamattina piazza San Giovanni. Il Comune darà agli immigrati mezzo miliardo come anticipo sui finanziamenti previsti dalla legge Martelli; un miliardo e mezzo sarà versato dalla Regione. Inoltre il sindaco si è impegnato a pagare per una settimana l'alloggio ai neri, e a procurargli case «tra quelle di proprietà del Comune, dello Stato, della Curia». Ieri i ragazzi senegalesi in piazza San Giovanni hanno vissuto le ore interminabili del quinto giorno di digiuno. Le file si assottigliano, una ventina di loro sono già finiti all'ospedale colti da collassi, stremati, uno è in coma ipoglicemico. E' accorso, qui a Firenze, anche il segretario repubblicano Giorgio La Malfa. Ha ottenuto simpatie fra gli esacerbati commercianti del centro e ha colto i mille segni dell'intolleranza. Fra i 40 banchi della loggia del Porcellino, dove dovrebbero venire i «Vu' cumprà», la gente risponde dura: «Paghiamo 780 mila lire all'anno e il suolo è nostro». La Malfa passa fra le strade proibite, sorride, stringe molte mani. Giudica la legge Martelli troppo permissiva, «una pessima legge». Poi aggiunge: «La situazione è quella che temevo». E allude all'«irresponsabilità» nella gestione della cosa pubblica. Davanti al Battistero incontra Alioune Gueye, il presidente dei 35 gruppi senegalesi in Italia, che gli chiede: «E' venuto per portare la solidarietà?». «Per informarvi», risponde La Malfa. «Non capisco questo vostro ac canimento contro il decreto Martelli — replica il senegalese —. Vogliamo tornare a casa, quando potremo. Ma ora che è caduto il Muro di Berlino è sor to in Italia un altro muro». Anche Pino Rauti, segretario missino, arriva oggi per ricordare ai fiorentini che «la città è tua, riprendila». Fallou Fave, portavoce del gruppo che digiuna in piazza, a metà del giorno è sbottato, mentre i suoi lo guardavano con occhi spenti: «Lo sciopero della fame... se moriamo tutti facciamo gli interessi dei com mercianti. Dobbiamo trovarlo, quest'accordo. Ma per smettere il digiuno si deve tornare a vendere come prima». E il segretario generale dei somali, Aly Babà Faye, aggiunge: «Non vogliamo martiri, non bisogna aspettare che qualcuno muoia. Dobbiamo occupare Palazzo Vecchio». E' accorso anche l'ambasciatore del Senegal, l'altra notte, ed è andato in piazza per parlare, racconta, «avec mes enfants». Youssouph Baro, 56 anni: «Sono venuto a titolo personale». E ancora: «A Pisa una piazza è già destinata ai venditori senegalesi». I ragazzi sospenderanno il digiuno «solo quando arriverà qualcosa di concreto». «La prima cosa che ho detto loro - spiega l'ambasciatore - è che devono rispettare la legge italiana, ma quello che chiedono è nel quadro delle leggi italiane». Stamane l'ambasciatore s'incontra con il sindaco e gli mostrerà la lettera del ministero degli Esteri italiano, datata 12 maggio '89, nella quale si parla del «principio di reciprocità». «Quei ragazzi devono potere svolgere un lavoro autonomo come gli italiani in Senegal». Si parla di case, di posti di lavoro, di scuole professionali. L'arcivescovo Silvano Piovanelli, per il momento, si accontenta di piccoli disegni, ma li realizza subito e pone a disposizione degli extracomunitari una casa, «Le Sieci», con venti posti-letto. [v. t.] I PRO EI CONTRO E1 D'ACCORDO A FAVORIRE L'IMMIGRAZIONE? 1989 1987 SI 31,8% 24,9% NO 50,7% 57,1% NON SO 17,5% 18,0% VEDO SOLO 0 PREVALENTEMENTE SVANTAGGI DALL' IMMIGRAZIONE [E' CAUSA DI DISOCCUPAZIONE E CREA NUOVI PROBLEMI SOCIALI] 1989 1987 43,1% VEDO SOLO VANTAGGI [SVOLGONO LAVORI CHE NESSUNO VUOL FARE, INTEGRAZIONE CULTURALE] 1989 1987 13,1%

Persone citate: Crea, Fallou, Giorgio La Malfa, Giorgio Morales, Gueye, La Malfa, La Malfa I, Pino Rauti, Silvano Piovanelli

Luoghi citati: Berlino, Firenze, Italia, Pisa