Disgelo De Benedetti-Berlusconi di V. S.

Disgelo De Benedetti-Berlusconi La Cir: «Discutiamo sull'ipotesi Mediobanca». La Fininvest: «Va bene» Disgelo De Benedetti-Berlusconi Si apre uno spiraglio sulla vicenda Mondadori MILANO. Dopo un lungo silenzio, Carlo De Benedetti parla di Mondadori e dice: «Se ci verranno proposte soluzioni imprenditoriali valide, e non pasticci politici, soluzioni che contemplino una chiara ripartizione delle responsabilità dei soci, come quella elaborata da Mediobanca, noi siamo disponibili. Non vogliamo aver ragione a lungo termine, perché lo stallo che si è creato danneggia la Mondadori stessa». A Milano fa eco Fininvest: «Condividiamo l'auspicio dell'ingegner De Benedetti per soluzioni imprenditorialmente valide e che prevedano una chiara ripartizione delle responsabilità dei soci. Prendiamo atto delle preferenze dell'ingegnere verso soluzioni di tal genere, piuttosto che avere ragione a termine. Fininvest non ritiene però che la ragione stia dalla parte di De Benedetti, né ora né a termine, e tuttavia conferma la propria disponibilità alla trattativa». Lette una di fila all'altra, possono sembrare dichiarazioni distensive. Per la prima volta, il gruppo Berlusconi accetta il principio di «soluzioni che prevedano una chiara ripartizione delle responsabilità», principio che è alla base del cosiddetto «piano Mediobanca», finora da lui respinto. E' l'inizio di una fase nuova nei rapporti tra i due grandi azionisti Mondadori? E presto per dirlo, anche perché in questi mesi troppe volte sono balenati passi avanti, subito seguiti da retromarce. Che un tavolo della trattativa sia sempre aperto è un fatto, basti pensare agli incontri tra Berlusconi e Scalfari, ai lunch tra Caracciolo e Confalonieri. Ma l'impressione che si ricavava dal poco che se ne poteva sapere, era che fossero appuntamenti tesi soprattutto a guadagnare tempo, restando ognuna delle due parti segreta¬ mente convinta di riuscire a convincere l'avversario. La soluzione di Berlusconi, per quanto è possibile ricostruire, puntava a un patto a tre: due quote paritetiche (40/45%) nell'Editoriale L'Espresso (o in Repubblica) tra Fininvest e Cir, e una quota (10/20%) a Caracciolo e Scalfari, che avrebbero così mantenuto una posizione di arbitri. A termine. Berlusconi chiedeva anche l'impegno di Caracciolo e Scalfari a cedergli la partecipazione ad una data da fissare, supponiamo 5 anni durante i quali essi sarebbero stati liberi e autonomi. Una soluzione cui Cir era ferocemente contraria. Ieri, per la prima volta, Cir e Fininvest hanno usato immagini coincidenti. Per quanto riguarda la domanda di sequestro del 51% dell'Editoriale l'udienza (giudice Attilio Baldi) è fissata per il 28 marzo. [v. s.]

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