La Consulta ridà la pensione alle vedove

La Consulta ridà la pensione alle vedove Sentenza della Corte: concessa la «reversibilità» a chi ha sposato un ultra sessantacinquenne La Consulta ridà la pensione alle vedove Anche se il marito è morto a meno di due anni dalle nozze ROMA. D'ora in avanti chi sposa un anziano pensionato non perderà più la pensione di reversibilità se il marito muore prima che siano trascorsi due anni dalle nozze. Lo ha deciso ieri la Corte Costituzionale con una sentenza che tiene conto di una esigenza sociale legata alla solitudine nella terza età. La Consulta ha cancellato le norme di legge che condizionavano la concessione della pensione di reversibilità (pari ad almeno il 50% dell'importo dovuto al coniuge) ad una durata del matrimonio superiore ai 2 anni. L'Alta Corte, battendo ancora sul tempo il Parlamento (il deputato comunista Novello Pallenti aveva proposto la soppressione della durata biennale delle nozze per la concessione della pensione di reversibilità), ha condiviso le tesi della Commissione nazionale per la parità uomo-donna, che da 5 anni sollecitava l'annullamento di questa clausola perché «lo stato di coniuge si acquista dal giorno della celebrazione del matrimonio, e da tale data si producono tutti gli effetti ad esso connessi, indipendentemente dall'età dei coniugi e dalla durata dell'unione». La sentenza della Consulta interessa tutte le vedove (o i vedovi) di pensionati ultra sessantacinquenni statali, del ministero del Tesoro o del lotto deceduti prima che fossero trascorsi due anni dal matrimonio. Avranno diritto a 750 mila lire mensili di contingenza e alla metà della pensione-base goduta dall'ex coniuge. Ma la decisione si rifletterà anche alle vedove (o i vedovi) di pensionati Inps, ìnpdai, Enpam, Inpgi, o delle Casse pensioni avvocati, dottori commercialisti o di altri liberi professionisti dove è recepita la clausola «biennale». Il «caso» esaminato dall'Alta Corte era emblematico. Infatti alla fatidica soglia dei 2 anni di durata del matrimonio mancavano 2 giorni. Protagonista della vicenda è la signora Anna Giulia Fedeli che si era rivolta alla Corte dei conti per ottenere dalla direzione provinciale del Tesoro di Bolzano la pensione di reversibilità del marito Alberto Modolo, già direttore generale della Camera di commercio, sposatosi il 16 aprile 1979 all'età di 71 anni, ma deceduto il 14 aprile 1981, cioè un anno, undici mesi e 28 giorni dopo. I giudici si sono quindi rivolti all'Alta Corte che ha accolto l'eccezione. Per la Consulta, è oggi priva di qualsiasi giustificazione la presunzione assoluta, posta a fondamento dell'articolo 81 della legge n. 1092 del '73, di non rispondenza del matrimonio contratto dal pensionato di oltre 65 anni, se durato meno di un biennio, ai contenuti e agli scopi del vincolo coniugale. Motivo: «Con il crescere dell'età media - così si legge nella sentenza n. 123, redatta dal professor Giuseppe Borzellino sempre più si manifesta propensione, da parte di soggetti in età meno giovanile, per un rapporto tendenziale alle dimensioni di rimedio alla solitudine individuale, fenomeno questo che maggiormente è dato rilevare nel tempo odierno in cui prevalgono sovente, o cercano comunque di prevalere sui singoli, interessi largamente di massa». I giudici della Consulta hanno così bocciato le tesi dell'Avvocatura dello Stato che riteneva legittima la durata biennale delle nozze perché questa clausola difendeva da iniziative «maliziose e fraudolente» l'Erario e anche il pensionato affinché non restasse vittima di pretestuose offerte di matrimonio. Pierluigi Franz

Persone citate: Alberto Modolo, Anna Giulia Fedeli, Giuseppe Borzellino, Pierluigi Franz

Luoghi citati: Bolzano, Roma