Martelli conciliante
Martelli conciliante Martelli conciliante Con repubblicani e comunisti «Necessaria l'unità politica» ROMA. Martelli adesso fa il paciere. Durante una colazione con i giornalisti, il vicepresidente del consiglio ha lanciato segnali di pace a destra (al pri) e a sinistra (al pei). Appellandosi alla ragione e al senso di responsabilità, ha invocato l'unità delle forze politiche su una questione nazionale come quella dell'immigrazione, citando a esempio la Francia dove, contro la xenofobia, i partiti hanno fatto blocco. Giorgio La Malfa chiede la chiusura delle frontiere? «Sarebbe un nonsenso: si sbatterebbe la porta in faccia ai regolari mentre continuerebbero a entrare i clandestini». Il pri propone di anticipare il controllo dei flussi, senza aspettare il 1991? «E' difficile: la sanatoria scade a giugno, bisogna aspettare i risultati dell'Istat sulla presenza reale degli immigrati (le stime oggi variano da 140.000 a un milione) e le regioni devono far sapere le loro disponibilità di accoglienza». Conclude Martelli: «Se si vuol programmare secondo le regole, come avrebbe fatto Ugo La Malfa, non ci sono altri sistemi. Quanto al problema dei visti obbligatori, dipende dal ministero degli Esteri e dalla scarsa disponibilità di personale ai consolati italiani all'estero». Caso Firenze e pei. «Con l'avvicinarsi delle elezioni è normale che i partiti si dividano. Ma prima tutti erano unanimi nel porre la necessità di un'adeguata presenza delle forze dell'ordine. Se siamo arrivati a questo punto è perché c'è stata un'inadeguatezza della giunta». L'allusione alle responsabilità degli assessori comunisti è trasparente. Ma Martelli recupera citando Gramsci «che aveva ragione quando diceva che la tragedia dell'Italia è il corporativismo: l'idea che le ferrovie sono cosa dei ferrovieri e non dei viaggiatori, le scuole sono degli inseganti non degli studenti, gli ospedali dei medici e non dei malati». [m. g. b.]
Persone citate: Giorgio La Malfa, Gramsci, Ugo La Malfa
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