«Non finiremo nel ghetto dei neri» di Vincenzo Tessandori

«Non finiremo nel ghetto dei neri» Il sindaco Morales: «Per me c'è un mandante dietro la violenza contro gli immigrati» «Non finiremo nel ghetto dei neri» A Firenze i senegalesi al quarto giorno di digiuno FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO I segni del digiuno si scorgono sul volto di Fallon Faye, il gigante scelto come portavoce dai senegalesi cacciati dal centro. Il digiuno arriva al quarto giorno, il più delicato, secondo i medici che controllano la situazione in piazza San Giovanni. A fatica, scandendo le parole, Faye dice: «Ci hanno indicato alcune piazze dove poter vendere, ma noi non vogliamo finire in un ghetto, vogliamo essere con tutti gli altri. Eppoi, fare i venditori ambulanti non è una soluzione definitiva. Quello che chiediamo sono posti di lavoro e lo diremo al sindaco». Per tutta la mattina Giorgio Morales, socialista, li aveva attesi in Palazzo Vecchio: «Li ho tempestati di telefonate», dice. Ma l'incontro è slittato a stasera. «Sì, è vero, loro dicono di voler lavorare. Faremo proposte in questo senso». Ma la buona volontà non basta e quando al sindaco vien chiesto quanti posti possa offrire Firenze, Morales dice: «Non lo so, sinceramente non lo so. Mi pongo sempre i problemi dell'oggi e non quelli di domani, figuriamoci quelli del dopodomani». I problemi dell'oggi sono quei 107 ragazzi neri che digiunano nel cuore di Firenze, sotto le finestre dell'Arcivescovado. Se la situazione non si sbloccherà, andranno avanti a oltranza. Nove sono finiti in ospedale e i medici volontari che li controllano mostrano preoccupazioni serie. «Devono smetterlo lo sciopero della fame e andarsene», dice Morales. «Sto cercando di fare solidarietà concreta, non a parole, come fanno molti». Se però le proposte del Comune non verranno accettate, osserva, «io non sono in grado di far più niente». C'è dunque il rischio che lo sciopero continui. E Morales dice: «Anche il prefetto è preoccupato perché la permanenza di questi giovani è motivo di turbativa. Ho detto di tenerci in stretto contatto perché questa è una situazione che dobbiamo gestire insieme». A renderla, se possibile, più delicata, la situazione, c'è il comizio di Pino Rauti, segretario del msi, in programma domani pomeriggio. «Mi preoccuperebbe che m città ci fosse ancora uno stato di cose come quello di oggi, con lo sciopero in piazza e la manifestazione. Dopodiché toccherà al questore occuparsi di tutto», osserva il sindaco. Qualcuno ha azzardato che il sindaco sia stato sconfessato dal suo stesso partito ma lui precisa: «Craxi mi ha fatto sapere, attraverso Acquaviva, che la mia posizione è giusta e che non devo cedere di un pollice». Gli chiedono nei confronti di chi e pronto ribatte: «Ma dei comunisti». Bettino fa di più, gli telefona personalmente nel pomeriggio. Da Roma lo rincuora anche Claudio Martelli. «Penso che qualche signore che fa gli affari a Firenze abbia spinto qualche giovane ben disposto a menare le mani», dice il vicepresidente del Consiglio. E Morales commenta: «Lo avevo detto che c'erano dei mandanti». La gazzarra elettorale fra socialisti e pei non si placa anche se Leonardo Domenici, segretario provinciale pei, dichiara di voler «fare appello alla distensione». Poi però aggiunge che «c'è in città un tentativo latente di alcune forze politiche di creare le condizioni per una svolta a destra: così si spiega l'allarme sociale che si è venuto a creare. E' vero, ci sono droga, microcriminalità e problema degli extracomunitari, ma tutto è stato strumentalizzato per questo obiettivo. E' mio parere che la situazione sia sfuggita dalle mani di questi stregoni, di questi negromanti. Il sindaco ha abdicato al suo ruolo affidando al Viminale le decisioni ed è caduto nella trappola di chi vuole questa svolta a destra». L'ordinanza che Morales spera di firmare stanotte, raggiunto l'accordo con le comunità, prevede quattro piazze a disposizione dei «vu' cumprà». Ma i commercianti delle zone indicate si sono già dichiarati contrari. «Eppure qualcosa potremmo anche ottenere se diciamo sì», osserva Mario Luciano. Titolare di due negozi in piazza Santa Croce e presidente del comitato, a Firenze da oltre vent'anni, Luciano dice: «Ai negri sono contrario, per ragioni mie, ma se ce li mandano devono dare loro la possibilità di vivere. E in questa piazza l'orario utile alle vendite è assai ristretto: alle 17 non passa più nessuno. E questo perché i pullman son costretti a parcheggiar lontano». Così Luciano propone di realizzare nuovi parcheggi. L'altra sera, intanto, un gruppo di cittadini, aderenti al «Comitato città aperta» ha bruciato le carte d'identità in piazza della Signoria «per la vergogna di esssere fiorentini». Infine la Regione ha deciso di assegnare un miliardo e mezzo per i centri accoglienza della città. Vincenzo Tessandori

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