Baghdad impicca il reporter dell'Observer di Paolo Patruno

Baghdad impicca il reporter dell'Observer Londra richiama l'ambasciatore, truci dichiarazioni irachene: «Lo volevate? Ve lo ridiamo cadavere» Baghdad impicca il reporter dell'Observer «Nessunapietà per la spia d'Israele» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Farzad Bazoft, il giornalista anglo-iraniano dell'Observer è finito ieri all'alba sul patibolo a Baghdad, perché riconosciuto colpevole di spionaggio. Nessun rinvio della sentenza capitale annunciata sabato, nessun atto di clemenza: la massiccia mobilitazione internazionale orchestrata dalla Gran Bretagna per salvare la vita del giornalista è fallita. «La signora Thatcher voleva Bazoft vivo. Le restituiamo il cadavere», ha detto a radio Baghdad con tono di scherno il ministro dell'Informazione iracheno Latif Nasif Jassem. Londra ha appreso con rabbia e raccapriccio la notizia ieri mattina all'alba dopo l'annuncio diramato dall'agenzia di stampa da Baghdad. Il console britannico nella capitale irachena era stato svegliato nella notte per incontrare il condannato a morte prima dell'esecuzione. «Vestiva una tunica araba, aveva gli occhi cerchiati dall'insonnia. Sapeva che stava per essere ucciso. Mi ha ripetuto: "Non sono una spia, sono soltanto un cronista a caccia di scoop". Mi ha consegnato una lettera e messaggi verbali per i parenti e gli amici» ha raccontato il diplomatico alla radio, nei primi notiziari mattutini che hanno bruscamente risvegliato l'Inghilterra con la notizia di quello che qui viene considerato «un atto di barbarie, ripugnante per tutti i popoli civili», come ha proclamato con tono sdegnato Margaret Thatcher ai Comuni. La reazione britannica è oltraggiata, ma non eccessiva e imprudente considerando il fatto che nelle prigioni irachene è sempre rinchiusa un'infermiera inglese, condannata a 15 anni sotto l'accusa di complicità con il giornalista-spia. Il ministro degli Esteri Douglas Hurd ha annunciato in Parlamento il richiamo dell'ambasciatore inglese a Baghdad, la sospensione dell'addestramento di alcuni iracheni presso il ministero della Difesa. Ma non ha espulso l'ambasciatore iracheno accreditato a Londra, né ha denunciato i rapporti economici con Baghdad, impegnata in una massiccia opera di ricostruzione dopo la guerra con l'Iran perché «le rappresaglie economiche farebbero più male che bene». Rispondendo alle interrogazioni parlamentari, il ministro degli Esteri ha però rivelato che Bazoft era un «informatore» della polizia, aveva offerto in quattro occasioni a Scotland Yard notizie su «cittadini arabi, ma non iracheni». Hurd ha invece negato che il giornalista dell'Observer fosse in contatto con i servizi segreti inglesi, come invece accusa Baghdad. Giornalista intraprendente, fin oltre il limite dell'imprudenza? Oppure cronista utilizzato anche per missioni informative dagli 007 britannici o israeliani, come sostiene l'Iraq? Non sareb¬ be la prima volta che la copertura giornalistica viene utilizzata in Inghilterra per spionaggio. Ma questa storia conserva gelosamente contorni misteriosi, in realtà, come qualsiasi spy-story vera o presunta. Farazad Bazoft, giovane esule iraniano, ingag- Siato dall'Observer come collaoratore, non aveva un passaporto britannico ma possedeva documenti di viaggio vistati da Londra. Come dichiarato oppositore del regime khomeinista, era già stato parecchie volte in Iraq ed era ospite abituale dell'ambasciata irachena a Londra. Per il suo ultimo fatale viaggio a Baghdad, la scorsa estate, era stato invitato dal governo iracheno insieme ad un gruppo di altri giornalisti inglesi per assistere alle elezioni nel Kurdistan e ai lavori di ricostruzione economica del Paese. Ma il 16 settembre era stato arrestato all'aeroporto di Baghdad mentre stava per imbarcarsi per Londra. Si era vantato di aver trovato una notizia clamorosa. Era andato a cercarla a una sessantina di chilometri a Sud della capitale, sulla strada per Babilonia, in una zona militare dove si trovava un'industria bellica squassata in agosto da una misteriosa esplosione che avrebbe causato, secondo fonti diplomatiche, 700 morti. Si sussurra che in quell'impianto si stesse costruendo il micidiale missile Condor 2. Paolo Patruno

Persone citate: Bazoft, Douglas Hurd, Farzad Bazoft, Hurd, Latif Nasif Jassem, Margaret Thatcher, Thatcher