In crisi il governo-ombra

In crisi il governo-ombra Primi scossoni nel pei, si dimette il prof. Vesentini (Università) In crisi il governo-ombra Alborghetti spara sulla Lega ROMA DALLA REDAZIONE Lunedì prossimo, al ritorno dalla sua vacanza a Capalbio, Achille Occhetto dovrà cercare di far rientrare due dimissioni inattese: quelle del professor Edoardo Vesentini da «ministro ombra» del pei per l'Università e quelle del deputato comunista Guido Alborghetti dal consiglio di presidenza della Lega delle cooperative, dopo la sua esclusione dal Comitato centrale del partito. Due vicende, due storie personali assai diverse, ma le conseguenze di entrambe le dimissioni, se non rientreranno, potrebbero diventare assai insidiose per Occhetto. Il caso più spinoso è quello del professor Edoardo Vesentini, senatore della sinistra indipendente: proprio ieri Ada Becchi e Vincenzo Visco, rispettivamente «ministri ombra» delle «Aree Urbane» e delle «Finanze» hanno annunciato che se le dimissioni di Vesentini non rientreranno, anche loro seguiranno il suo esempio. Insomma, per il «governo» del pei, ad appena sette mesi dalla sua nascita, c'è già il pericolo di una «crisi», un'eventualità questa che Occhetto cercherà di scongiurare in tutti i modi. Ma come è nato il dissenso? Sessantuno anni, autorevole matematico, già direttore della «Normale» di Pisa, Vesentini si è dimesso dal suo incarico a conclusione del congresso co- munista di Bologna, in segno di dissenso per l'approvazione da parte dei delegati di un ordine del giorno suU università. Il documento approvato a Bologna chiedeva al governo di ritirare il disegno di legge Ruberti e di recepire le istanze avanzate dal movimento degli studenti. Vesentini, che ieri ha incontrato il coordinatore del «governo ombra» Gianni Pellicani, ha sostenuto che «l'ordine del giorno non rende giustizia alla gravità dei problemi e indica una notevole superficialità per quanto riguarda la percezione delle priorità». Ma a rendere ancora più forte il dissenso di Vesentini verso il pei è stato il voto, espresso ieri alla Camera dal gruppo co¬ munista, proprio sulla materia universitaria nella parte che riguardava il maggiore dissenso espresso dal «ministro ombra». «Un voto molto grave - ha detto Vesentini - che conferma la mia decisione di dimettermi». Difficilmente ricomponibile anche la vicenda-Alborghetti, dimessosi dalla Lega delle cooperative perché il presidente Lanfranco Turci, non si sarebbe sufficientemente battuto per evitare la sua esclusione dal Comitato centrale. Ieri Alborghetti ha confermato le sue critiche a Turci «per l'assoluta mancanza di collegialità con la quale ha gestito i rapporti tra la Lega e gli organismi dirigenti del pei». Alborghetti già a luglio dello scorso anno, a sorpresa, non era stato rieletto segretario del gruppo pei alla Camera. In una votazione a scrutinio segreto i suoi compagni di gruppo lo avevano «rimosso» dall'incarico e sottovoce qualcuno l'aveva definito un «sergente di ferro». «Stavolta - ha detto ieri Alborghetti - è diverso: Turci ha scelto di fare da solo invece di consultarci. Non è un problema di merito, ma di metodo». Alborghetti potrebbe ripensarci? «Le mie dimissioni sono vere, non all'italiana. Eppoi con Turci è venuto meno un rapporto di fiducia». E stato chiesto ad Alborghetti se sapesse quale sia il pensiero di Achille Occhetto su tutta la vicenda. «Non l'ho sentito», [f. m.] Achille Occhetto, segretario del pei

Luoghi citati: Bologna, Capalbio, Roma