L'irresistibile ascesa di «Cicciobello» Marocchi
L'irresistibile ascesa di «Cicciobello» MarocchiL'evoluzione tecnica, e umana, del centrocampista che in due anni ha conquistato lo spogliatoio della Juventus L'irresistibile ascesa di «Cicciobello» Marocchi Chiusane lo ha bloccato fino al '94: «A Torino mi sono scoperto importante» TORINO. Nato il 4 luglio. Biondo, le guance baciate da un eterno rossore che gli danno l'aria del bambino: gli amici l'hanno soprannominato Cicciobello. E' il ritratto di Giancarlo Marocchi, promosso due anni fa al calcio dei grandi. Dalla B in A con il Bologna di Gigi Maifredi, l'arrivo alla Juve, l'esordio con la maglia ninnerò 7 che fu anche di Haller, al quale è stato paragonato per somiglianza fisica e per quella divisa rossoblu indossata prima di quella bianconera. Oggi, avviato verso i 25 anni, la sicurezza del domani, un contratto fino al '94, prima operazione della gestione Chiusano. Un segno di fiducia per il ragazzino voluto da Boniperti, nato lo stesso giorno e lo stesso mese, 37 estati prima. Anche lui biondo, anche lui subito leader, per 44 anni. Sono bastate dieci giornate in maglia bianconera al figlio del custode dello stadio di Imola per attirare l'attenzione del corregionale Vicini. Da punto di forza della Juventus, un Tardelli anni '90, a probabile titolare nel Mundial italiano. Con la moglie, Barbara, ha lasciato i tortellini fatti in casa per gli agnolotti industriali, la genuina e dotta Bologna per l'aristocratico-popolare Torino. Non ha subito crisi di rigetto perchè ha capito tutto, subito. «Ed è stato facile adattarmi — dice — al ritmo della grande città. Sono calato in una dimensione di alto livello, nella società ambita da tutti». Il ragazzino s'è fatto uomo, il timido gregario è diventato il trascinatore della Juve di Zoff ma la vita spesso si mangia la coda, presto dovrà tornare a sentire le urla di Maifredi, il tecnico che l'ha lanciato, con cui s'è lasciato due anni orsono fra qualche scaramuccia polemica. La storia di Zoff che va, di Maifredi che arriva, lo tormen¬ ta più di ogni altro juventino. «Attenzione a non strumentalizzare quello che dico — ripete ormai ad ogni intervista — la vicenda dell'allenatore è delicata e preferisco non entrarci. Zoff e Maifredi si assomigliano tantissimo, predicano lo stesso tipo di calcio, prediligono il gioco offensivo e concedono a chi scende in campo la massima libertà d'azione. Per uno come me, estroso ed estroverso, è l'iI deale. In campo, come fuori, mi piace vivere tranquillo. Zoff va bene oggi, Maifredi andava bene due anni fa, domani vedremo. Alcuni mesi orsono tutte le voci attorno al nuovo tecnico della Juve non mi meravigliavano, nel calcio è sempre così. Qualche settimana fa continuavo a ripetere che giocavamo bene anche se i risultati non venivano, adesso tutti dicono che giochiamo bene ed è più facile, i risultati confortano chi parla». Nella Juve lievitata di rendi¬ mento con l'ausilio dei risultati, Marocchi s'è conquistato il ruolo di trascinatore. Chiusano non ha allungato il suo contratto per caso: in Marocchi la società vede il leader. «Io mi sono sempre proposto nella stessa maniera — afferma il bolognese —. Quando gioco mi piace sbraitare, cercare di infondere la carica ai compagni. Se questo è essere trascinatore va bene, quel che conta però è che la società mi ritiene una pedina importante, mi ha dato fiducia e anche una responsabilità da portare, questo ha forse contribuito ad accrescere la mia voglia di mettere in campo tutta la carica possibile». La Nazionale l'ha aiutato a farsi largo nello spogliatoio bianconero? «Non ho mai esultato per una buona prestazione, non mi sono mai comportato a seconda do! mio stato di forma». Non è stato facile farsi accettare, s'è imposto sudando, il campo gli ha dato ragione. Adesso che la Juve vola è tra i meno portati a lasciarsi prendere dall'entusiasmo, anche questo, forse, l'ha imparato da Zoff. Scudetto bianconero? «Siamo sinceri, abbiamo V1 per cento di possibilità proprio perchè il calcio è strano. Ma per coltivare anche solo questo 1 per cento ci vuole che domenica sia il Milan che il Napoli perdano. Zoff ci ha portati fin qua in splendide condizioni (grazie anche al preparatore Gaudino), noi giochiamo per dimostrare che certe valutazioni nei nostri confronti erano esageratamente negative, ma solo questa serie di elementi, questa volontà di far bene fino in fondo ci fa sconfiggere la stanchezza. Nei primi quindici minuti del match con il Milan non mi reggevo in piedi... poi la voglia di vincere ha prevalso». Franco Battolato
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