A un partito di 2 seggi l'ultima parola nella crisi israeliana di E. St.
A un partito di 2 seggi l'ultima parola nella crisi israeliana Oggi confronto alla Keneseth A un partito di 2 seggi 'ultima parola nella crisi israeliana TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO L'Alta Corte di giustizia israeliana non ha accolto il ricorso presentato dai deputati laboristi e socialisti Mapam e dal Movimento per i diritti civili contro la decisione del vice-presidente del Parlamento di spostare a oggi il dibattito sulle mozioni di sfiducia al governo presieduto da Yitzhak Shamir. Il dibattito e le votazioni sulle mozioni di sfiducia restano dunque fissati a oggi. Perché i partiti di sinistra hanno chiesto di anticipare a ieri la seduta del Parlamento? Perché il licenziamento di Peres e le dimissioni dei ministri laboristi hanno effetto 48 ore dopo l'annuncio: se l'Alta Corte avesse accolto il ricorso, i laboristi avrebbero affrontato il dibattito sulle mozioni di sfiducia al governo ancora (per un giorno) dai banchi della maggioranza e dunque da una posizione più influente nei confronti delle possibili soluzioni della crisi. Così non è stato e Shamir dovrebbe trovarsi oggi alla testa di un governo di transizione che non comprende più i laboristi. Questi ultimi, ormai fuori dalla maggioranza, sono ora in posizione svantaggiata nei negoziati con i partiti religiosi per negoziare una nuova coalizione di governo. Shamir rimane capo di un gabinetto dimissionario con tutti i vantaggi della situazione e il tempo di trovare una soluzione politica alla crisi: una coalizione ristretta, elezioni anticipate o un governo minoritario. Il futuro politico di Shamir e Peres potrebbe dipendere dalla decisione assunta dal rabbino novantatreenne Eliezer Schakh, guida spirituale dei due deputati del piccolo partito ortodosso israeliano Deguel Hatora, Moshe Gafni e Abraham Ravitz, il cui voto risulterà decisivo. I due voti del partito Deguel Hatora, uno dei quattro partiti religiosi israeliani, diventano l'ago della bilancia. Il sindaco di Gerusalemme, Teddy Kollek, ha reso noto ieri di avere ricevuto una lettera da George Bush, nella quale il presidente americano gli assicura che gli Usa sono a favore del mantenimento dell'unità di Gerusalemme. Gerusalemme «non deve più essere una città divisa», scrive Bush nella lettera datata 13 marzo. La lettera del presidente americano era in risposta a una missiva inviatagli dal sindaco di Gerusalemme l'8 marzo, dopo che Bush dichiarò che il settore Est di Gerusalemme è «territorio occupato». Kollek ha dichiarato che dalla lettera ha ricavato «la forte impressione» che Bush abbia voluto correggere la sua precedente dichiarazione. Nella lettera, tuttavia, Bush lascia in sospeso quale dovrà essere lo status della città in una soluzione della questione palestinese, [e. st.]
Luoghi citati: Gerusalemme, Tel Aviv, Usa
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