Danni di guerra, una spina fra i tedeschi di Tito Sansa

Danni di guerra, una spina fra i tedeschi Danni di guerra, una spina fra i tedeschi EEst, che ha pagato tutto, adesso vuole rivalersi sull'Ovest BERLINO EST DAL NOSTRO INVIATO Il 14 febbraio, quando al primo ministro della Ddr, Hans Modrow, in visita a Bonn, il governo della Germania Federale rifiutò un aiuto immediato di 15 miliardi di marchi per rimettere sulle gambe l'economia disastrata della Repubblica ex comunista, Berlino Est reagì con amara delusione, ma senza proteste. Al ritorno, Modrow si limitò a dire dinanzi al Parlamento: «Non ci metteremo in ginocchio dinanzi alla Germania Federale». A Berlino Est non hanno dimenticato. A tre giorni dalle elezioni politiche di domenica prossima, mentre alla Fiera di Lipsia grandi imprese della Germania Federale annunciano investimenti di miliardi nella Ddr, programmi di collaborazione e joint ventures, a Berlino Est negli ambienti ministeriali si comincia a sentir dire: «Tranquilli, il governo di Bonn pagherà, deve pagare». E' per il momento un bisbiglio, poco più di un'indiscrezione. La realtà è che la Germania Federale ha verso la Ddr un debito astronomico di 727 miliardi di marchi, pari a 535 mila miliardi di lire. «Il conto — precisano funzionari della Ddr — non è stato fatto da noi. Lo hanno fatto nella Germania Federale». L'argomento è stato portato alla ribalta dallo stesso Kohl la settimana scorsa quando ha maldestramente collegato le garanzie per la frontiera tedesco-polacca sulla linea Oder-Neisse con la rinuncia della Polonia alle riparazioni di guerra. Di riparazioni di guerra infatti si tratta, di riparazioni che la piccola Ddr ha pagato massicciamente, a differenza della Germania Federale, dissanguandosi, rovinando la propria economia, obbligandosi (è la tesi che corre qui) a costruire nel 1961 il Muro. In tutti questi anni, di riparazioni non si era mai parlato in pubblico. Era un argomento tabù, lo è tuttora. Se ne parlerà certamente dopo le elezioni del 18 marzo perché l'atronomico debito di Bonn è l'asso nella manica che il futuro governo della Ddr (quale che sarà la sua colorazione politica) tirerà fuori quando cominceranno i ne¬ goziati per la riunificazione tra i due Stati tedeschi. La mostruosa somma di 727 miliardi di marchi tirata fuori dal democristiano Biedenkopf è stata calcolata da un illustre economista, il prof. Arno Peters, dell'Università di Brema. Già nel 1964 il docente della città anseatica aveva proposto che, «per abbattere il Muro», Bonn si sdebitasse con Berlino Est. «Le riparazioni — scrisse allora Peters al ministro di Bonn per gli Affari Pantedeschi, Erich Mende — hanno fatto la storia della Germania. Nel 1871, quando si fece pagare dalla Francir. sconfitta 5 miliardi di franchi, il neonato Reich s'industrializzò, divenne potenza coloniale e preparò la prima guerra mondiale; nel 1918 dopo la sconfitta, i 33 miliardi del diktat di Versailles portarono in Germania inflazione e disoccupazione, la nascita del nazismo e la seconda guerra mondiale». Di portata storica furono anche le riparazioni dopo la capitolazione del 1945 e l'occupazione da parte delle quattro potenze vincitrici. Complessiva¬ mente, tra il 1945 e il 1953 furono pagati dall'ex Reich nazista, 101 miliardi di marchi. L'Unione Sovietica si prese 99 miliardi di marchi dalla Ddr che era sotto la sua occupazione. Le ferrovie furono ridotte a un solo binario, 675 fabbriche furono smantellate, 213 aziende passarono in mano russa. Gli occidentali — Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia — invece si fecero risarcire da Bonn soltanto poco più di 2 miliardi di marchi, mentre nel contempo la rimettevano in piedi con il Piano Marshall. A prezzi attuali, ogni abitante della Ddr aveva pagato 16.124 marchi (circa 12 milioni di lire), contro soli 127 marchi (circa 100 mila lire) pagati dai cugini ricchi di Bonn. La differenza, calcolando gli interessi composti accumulatisi dal 1953 ad oggi, è appunto di 727 miliardi di marchi che Bonn deve a Berlino Est. La guerra nazista — è la tesi del prof. Peters — l'hanno fatta «tutti i tedeschi», quindi «dobbiamo pagare tutti». Nel 1964, Peters propose l'indennizzo in cambio dell'abbat¬ timento del Muro. L'idea piacque al segretario comunista Walter Ulbricht che annunciò la presentazione del conto a Bonn. Ma la cosa fu bloccata da un'alleanza contronatura di tedeschi occidentali e di sovietici A Bonn il ministro Mende insabbiò il rapporto di Peters perché «il pagamento avrebbe significato il riconoscimento del regime comunista e reso difficile la riunificazione», a Berlino Est l'ambasciatore sovietico Abrassimov bloccò Ulbricht per evitare che si diffondessero sentimenti antirussi tra la popolazione quando questa avrebbe appreso che Mosca aveva messo in ginocchio l'economia della Ddr. Ventisei anni sono passati, ora la questione si ripresenta. Bonn ha già messo le mani avanti. L'Istituto per l'Economia Tedesca, afferma che la Repubblica Federale ha pagato più di Berlino Est e paga ancora anche per i profughi dalla Ddr, lasciando presagire che il negoziato per la riunificazione sarà un braccio di ferro. Tito Sansa